Avvenire pubblica oggi una smentita del diabolico gioco chiamato "balena blu" che avrebbe indotto alcuni adolescenti adescati su facebook al suicidio. Ecco la ricostruzione di Umberto Folena:
Volete la verità sulla Blue Whale Challenge, il 'gioco' che
spingerebbe ragazzi e adolescenti a suicidarsi? La storiaccia fatta conoscere
al grande pubblico dal programma televisivo Le iene?
Abbandonate ogni pregiudizio e sappiate che, in questo caso, la
gallina nasce prima dell’uovo, e la mozzarella prima della bufala. La bufala
c’è; e 'funziona' talmente bene da tendere a tramutarsi in realtà... Tutto
comincia un anno fa a San Pietroburgo, Russia. Il giornale Novaya
Gazeta racconta di strani
suicidi di adolescenti, tra loro simili. E del loro social network, Vk.com,
frequentato per lo più da ragazzi disadattati, molti con tendenze
autolesioniste e suicide. È una comunità virtuale che aggrega il disagio,
facendolo montare. Qui nasce la leggenda della sfida della balenottera blu, e
dei ragazzi che dopo 50 step (gradini,
tappe, prove) si ammazzano gettandosi dall’edificio più alto della città. Una
bufala, con parvenze di credibilità perché fondata su fatti reali: i suicidi si
sono verificati; sempre, in questi casi, gli adulti si chiedono perché e
cercano una spiegazione che plachi la loro ansia; il gioco condotto da un
perfido master manipolatore di coscienze è una
spiegazione che funziona, solletica la fantasia come tutti i misteriosi
complotti sanno fare e, a poco a poco, viaggia nel web oltre i confini russi.
Una
bufala, dunque. Ma potente. Appare sulla scena il griefer, colui che si ritiene superiore,
intelligentone, scaltro e, inventando notizie false, gode nel suggerire
comportamenti sciocchi a quelle che considera persone stupide. La Blue
Whale funziona alla
perfezione: il griefer, individuo
spregevole dalla personalità disturbata e delirante, induce ragazzini fragili a
giocare a un gioco che da invenzione rischia di tramutarsi in realtà. Rischia
soltanto, per ora. Nelle ultime ore abbiamo saputo di una diciassettenne di
Cosenza fermata in tempo, al pari di una tredicenne friulana e di una
quindicenne di Fiumicino. In tutti i casi, amici o insegnanti hanno notato
strani tagli autoinflitti sulle braccia, alcuni simili al disegno di una
balenottera apparso sul web. La Polizia postale dell’Emilia Romagna indaga e
invita i genitori a vigilare.
Un
diciannovenne biellese, già coinvolto in spaccio di droga, insomma un
giovanotto con parecchi problemi è stato indagato: pare che abbia indotto
alcuni ragazzini a giocare. In Russia hanno arrestato un certo Philipp
Budeikin: in effetti aveva lanciato il gioco «per liberare il mondo – avrebbe
spiegato – da individui deboli e sciocchi», insomma chi avesse creduto alla
bufala. Un 'purificatore' della società, sic. Chiaro il meccanismo? La bufala
diventa realtà (be’, fortunatamente quasi: finora nessuna vittima accertata, in
Italia) approfittando della complicità di chi non sembra veder l’ora di
crederci, un po’ come le profezie che si autoavverano perché una o più persone,
suggestionate, mettono in atto una serie di comportamenti che fanno realizzare
la profezia. Un meccanismo semplice e perverso.
Ragazzi
autolesionisti che si tagliuzzano il corpo, soprattutto le braccia, ce ne sono
sempre stati; che alcuni, in una particolare stagione della propria vita,
vengano sfiorati dal pensiero del suicidio è una realtà (per fortuna quasi
tutti abbandonano presto quell’intento insano).
La
leggenda della balenottera è capace di aprirsi un varco nell’immaginazione di
alcuni di costoro, innescando l’effetto Werther: se
mi suicido secondo le modalità del gioco, avrò quella visibilità che nella vita
non ho, e a cui aspiro. E gli adulti? Semplici tagli sulle braccia possono
essere interpretati come prova della partecipazione al gioco. Idem per alcuni
tentativi di suicidio, anche se diversi dal gettarsi dal grattacielo. La
sindrome della balena spiaggiata cresce.
Ne
fa le spese anche chi non c’entra niente, come un locale delle Cinque Terre, il
Balena Blu Wine & Food, e una app sulle immersioni subacque, che hanno
visto i loro siti presi d’assalto da cittadini inferociti: 'assassini, vermi,
dovete morire', eccetera. Il vero gioco è fatto: ouroboros, il serpente che si
mangia la coda, ci divora assieme a se stesso. Tutti? No, soprattutto gli
analfabeti digitali. Internet è un oceano meraviglioso e mortale, per chi non
sa navigare né nuotare, e si avventura al largo tutto solo, con sfrontata
incoscienza e con gli squaligriefer in agguato.
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