È POSSIBILE ESSERE CREDENTI E OMOSESSUALI?
http://credere.it/n.-17/in-dialogo-con-don-antonio.html
Per la chiesa la Persona, omosessuale o eterosessuale, ha la stessa identità fondamentale: essere creatura e, per grazia, figlio di Dio
Giorgio, Sesto San Giovanni (Mi)
Caro Giorgio, l’intervista a Francesco Belletti riguardava il matrimonio tra omosessuali. Non è solo la Chiesa a essere contraria. In Francia, una portavoce del gruppo Homovox, Nathalie de Williencourt, ha dichiarato: «Noi gay non vogliamo il matrimonio. Perché la coppia omosessuale è diversa da quella eterosessuale. Ed è diversa perché non può dare origine alla vita, per cui ha bisogno di una forma di unione specifica che non sia il matrimonio». In breve, è giusto essere contro i pregiudizi e le discriminazioni. Ma ciò non significa chiamare matrimonio ciò che tale non è.
Il secondo punto da affrontare è l’orientamento sessuale e il modo in cui viverlo. Gli studiosi non sono concordi: è un fattore innato o acquisito? Se non è una libera scelta, ma una tendenza profondamente radicata in cui uno si ritrova, la persona va aiutata a riconciliarsi con se stessa, ad accettarsi così com’è. Ciò che conta è come si decide di comportarsi. Il Catechismo della Chiesa cattolica lo spiega in modo chiaro: l’inclinazione omosessuale, «oggettivamente disordinata», è una prova per la maggior parte delle donne e degli uomini con questa tendenza. «Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione».
In concreto, «le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana» (cfr numeri 2357-2359). La stessa castità a cui sono chiamati gli eterosessuali che non sono sposati. Infatti il rapporto sessuale ha sempre un significato unitivo e procreativo e perciò ha senso solo nel Matrimonio. Fatte queste premesse, gli omosessuali battezzati sono parte della Chiesa e possono partecipare alla vita liturgica, sacramentale e caritativa della comunità ecclesiale. Anche tuo figlio, caro Giorgio, nella sua condizione, può realizzarsi come uomo e come cristiano. La perfezione cristiana consiste infatti nella carità, nell’amore gratuito, che va oltre la dimensione sessuale.
Risponde Don Antonio Rizzolo