LA VITA SESSUALE TRA CHIESA E SOCIETA’. Capitolo I, prima parte
Alcune mie riflessioni che potrebbero diventare un libro da pubblicare. Vedi anche l'introduzione (prima e seconda parte)
1. DUE
IDEALI CONTRAPPOSTI
Mai
come in questi ultimi decenni l’ideale evangelico-ecclesiale e quello del mondo
occidentale si sono mostrati come due ideali di vita contrapposti e totalmente
inconciliabili. Il primo parla della sessualità come realizzazione di un ideale
di vita che ha come fine l’unione di un uomo e una donna e li apre ad un
progetto che viene da Dio e che, con la loro stessa unione, è chiamato a
mostrare Dio. Ogni compromesso, ogni ferita, è compromesso e ferita di un
progetto alto, divino che ci vuole ad “immagine e somiglianza” di Dio e non
copie sbiadite del suo capolavoro. Per questo la Chiesa propone un sacramento,
quello matrimoniale, caratterizzato da fedeltà, indissolubilità e apertura alla
vita. Per questo san Paolo ne parla come di un “mistero grande”, capace di mostrare, nell’unione feconda degli
sposi, l’unione del Cristo con la Chiesa sua sposa per la quale ha offerto la
sua stessa vita. Per questo la Chiesa riserva il rapporto sessuale all’interno
del matrimonio sacramentale: è il gesto più profondo e coinvolgente che
l’essere umano ha a disposizione e non può banalizzarlo e “adulterarlo” (cioè
renderlo falso, rovinarlo) vivendolo al difuori del solo ambito in cui ci si
dona reciprocamente in modo completo, “fin che morte non ci separi”.
Dall’altra
parte c’è l’ideale occidentale che viene propagandato dai mezzi mediatici più
sofisticati: il sesso è lo strumento per sperimentare piacere, godimento,
esperienze emotive di alto coinvolgimento. Che male c’è viverlo con chi è
compiacente e, magari, al momento si vuole bene? Perché privarsene o mettervi
dei limiti e delle regole? Perché negarlo, o negare il matrimonio, a chi ama
una persona dello stesso sesso o, avendo fallito la precedente esperienza,
vuole tentare con un’altra persona?
Da
una parte ci viene proposto un ideale grande, “eroico”, divino, che non
consente banalizzazioni e sofisticazioni al ribasso. Dall’altra parte la
“libertà” assoluta, accompagnata al rispetto dell’altra persona, ma a partire
dal rispetto per sé stessi, per i propri desideri, bisogni, tendenze e
fragilità. Chi ha ragione? La maggioranza di persone, anche cattoliche, che si
sono allontanate dalle indicazioni morali della Chiesa? O la Chiesa che è
rimasta fedele alle indicazioni bibliche, alla tradizione e alla dottrina
proposta, senza sostanziali contraddizioni, nei secoli?
Al centro l’amore
Ritengo
che tra le due posizioni, apparentemente inconciliabili, possa esserci un terreno
comune, un punto d’incontro che, per quanto possa apparire banale, non sempre è
stato messo in evidenza (anzi è spesso utilizzato per negare la posizione
altrui): l’amore. Certo l’amore è un termine polisemantico, ambiguo, che
necessita di chiarimenti. È
una realtà che è posta a giustificazione delle reciproche e opposte posizioni.
Lo si nota in particolare all’interno della cultura cosiddetta “laica”: dal già
citato “love is love” che ebbe
fortuna con un Obama che inneggiava alla nuova legge a favore delle unioni
omosessuali, al “ha vinto l’amore” del nostro ex presidente del consiglio Renzi,
affermazione con cui festeggiava il sì del senato per la fiducia alla legge
Cirinnà (sempre sulle unioni omosessuali), fino al “è solo amore” di Vendola, ex
leader della Sinistra Italiana, a commento della notizia di essere diventato
padre con il suo compagno, attraverso la maternità surrogata, di un bambino.
Vendola, replicando alle accuse rivolte, parla del figlio come del frutto di
una “bellissima storia d’amore” e cita Dante: “Ognuno dal proprio cuor l’altro misura”. Commenta Beppe Grillo,
comico e leader politico generalmente lontano dalle posizioni ecclesiali:
Sento utilizzare la
parola amore in modo talmente pressappochista da provare un dolore,
intenso, che nessuna forma di ironia può risolvere. È veramente possibile che
si blateri di amore e diritti intimi pensando a Vendola proprio mentre stiamo
dimenticando chi ha messo al mondo noi?[1]
Un
piccolo aneddoto personale: durante le dure discussioni sulla legge Cirinnà, mi
sentii spinto a condividere su Facebook un video che spiegava, dal punto di vista
cattolico, le questioni in oggetto nella proposta di legge. Tra i commenti che
mi sono giunti, alcuni ingiuriosi, mi è rimasto impresso quello di un giovane
che mi accusava di tradire l’amore di cui, noi preti, ci infarciamo la bocca: “Mi
fa specie che un prete, che principalmente dovrebbe predicare amore verso il
prossimo, si metta invece ad etichettare chi è giusto e chi no”.
Rimando
ad un mio precedente studio l’approfondimento di cosa si intenda per amore[2].
Qui ribadisco il fatto evidente che esso costituisca per la società occidentale
la più importante giustificazione etica degli atti sessuali compiuti da due
soggetti, ma allo stesso tempo sia anche la regola principale da (quasi) tutti
condivisa. “Non c’è sesso senza amore”, cantava Antonello Venditti per dire che
ogni relazione sessuale, perché sia autentica, richiede che tra i due soggetti
ci sia un vero rapporto d’amore. Non è forse fonte di
disapprovazione sociale, ad esempio, andare con le prostitute o andare
con la prima che capita o tradire la mia ragazza? Si può poi salire più in alto
e chiunque può capire che più c’è amore più la relazione sessuale è
coinvolgente e gratificante.
L’amore
è al centro del messaggio evangelico così come lo è del costume e della
cultura odierna, al punto che non c’è nulla che ci coinvolga, ci condizioni e
dia senso ai nostri giorni, come il vissuto amoroso. Non
dimentichiamo tuttavia che questo centro, l’amore, sia una “conquista” recente,
al massimo riconducibile al clima romantico dell’Ottocento, ma è soltanto dal
secondo dopo guerra che “quello che ieri era al centro (il dato istituzionale e
strutturale) è andato in periferia; e quello che era in periferia (l’amore) è
venuto al centro”[3].
L’amore
nella vita matrimoniale – scrive Lucetta Scaraffia, storica ed editorialista
dell’Osservatore Romano – è stato introdotto dalla rivoluzione romantica
dell’Ottocento e, in quel frangente, la Chiesa era stata molto critica: sapeva
che la lunga durata di un matrimonio non si poteva affidare a un così fragile
sentimento umano, spesso più immaginato e sospirato che ancorato alla realtà
della vita[4].
Quello
che si cerca oggi è spesso un amore facile, senza sacrifici, senza troppe
responsabilità e fatica: se il rapporto non funziona, se non soddisfa più, si
cambia partner.
Nella
cultura contemporanea si riconosce che l’amore è creatore di un legame, ma si
esclude che sia necessariamente per
sempre. Si evidenzia, così, una profonda contraddizione: da un lato, si
esalta l’amore come movente, giustificazione e ideale della vita di coppia; lo
si esalta come mai era accaduto nelle generazioni precedenti; dall’altro, si
teorizza la fragilità e instabilità e, in nome della libertà, si prendono le
distanze dall’istituzione, civile e religiosa, del matrimonio[5].
All’amore sperimentato come un sentimento “liquido” e transitorio
si è andato affiancando e a volte sostituendo il “mito” della soddisfazione
sessuale da ottenere in qualsiasi modo. La convinzione generale è che solo se
si è soddisfatti sessualmente si possono evitare frustrazioni e nevrosi,
depressioni, angosce ed aggressività. Basta “scopare” per stare bene? Molti ricercatori hanno evidenziato che i
migliori indicatori della soddisfazione di una coppia sono cose come quanto
spesso i partner si baciano, coccolano, e quanto si sentono legati
psicologicamente ed emotivamente. Così il “mito” della
soddisfazione sessuale che con la rivoluzione post sessantottina sembrava a
portata di mano, ha presto mostrato le sue falsità e si è spesso tornati a
valorizzare l’amore di coppia come motore e combustibile della relazione e come
fonte di realizzazione.
Da un sondaggio emerge che:
Un giovane su tre non è soddisfatto della propria vita
sessuale. Calo del desiderio (26%), rapporti sessuali dolorosi (21%), ansia da
prestazione (9%) sono le problematiche più frequenti evidenziate dalle ragazze.
Per non parlare delle malattie sessualmente trasmissibili, in aumento tre le
più giovani (42%). Eiaculazione precoce (32%) e difficoltà di erezione (27%)
sono invece i problemi di cui soffrono i maschi[6].
Si è
più liberi e disinibiti, ma non si è più soddisfatti!
[1] B. Grillo, lettera
al Corriere della Sera del 1° marzo 2016.
[2] Cfr. S. Liberti, Vorrei
capire cos’è l’amore, Youcanprint 2014.
[3] L. Lorenzetti, Dal
Sinodo 1980 al Sinodo 2014 in RTM (2014) 183, p.337.
[4] L. Scaraffia, L’amore
non basta, in Messaggero di sant’Antonio, aprile 2016.
[5] L. Lorenzetti, cit.
[6] E’ quanto emerge da un sondaggio promosso nel 2017 dal
progetto “Scegli tu” e condotto su 600 giovani sotto i 35 anni.