IV Domenica del T.O./B "Erano stupiti del suo insegnamento"
Cosa significa essere cristiani? Cosa ci differenzia
da chi non lo è? La prima risposta è, in genere, che noi crediamo in Gesù come
il Cristo, il Vivente, il Figlio di Dio. Esatto, ma non sufficiente, perché – come
ci insegna il brano del Vangelo di questa IV domenica del Tempo Ordinario - ,
ci credono anche i “posseduti”, ci crede (e più di noi) anche il Maligno che afferma: “Io
so chi tu sei: il santo di Dio”. Ma Gesù, comprensibilmente, non vuole una propaganda
demoniaca.
Essere cristiani allora non può significare solo credere
che Gesù è il Figlio di Dio, ma ascoltare la sua parola e seguire il suo
insegnamento, fidarsi di Lui e a Lui affidarsi.
Perché? Perché Lui è “autorevole”: il suo insegnamento non è qualcosa che gli
proviene da altri uomini, qualcosa di “imparaticcio”. Il suo non è un parlare “vuoto”,
qualcosa di teorico o inefficace: ciò che dice egli lo compie (così, nel brano,
alle parole rivolte al posseduto, corrisponde una immediata liberazione). Creava
stupore a chi lo ascoltava, come quando ci capita di ascoltare qualcuno capace
di incantarci con le sue parole, qualcuno capace di trasmettere una sapienza
che parla alla nostra vita, che ci fa riflettere, ci provoca, ci illumina su
quello che realmente conta: la vita e la morte, l’amore, la gioia e la paura,
le relazioni e gli ideali per i quali vale la pena spendere la nostra
esistenza. Chi gusta la sua Parola è libero, gioioso e riconoscente.
L'insegnamento
di Gesù provoca reazioni di stupore, perché sempre il Vangelo suscita stupore
in chi lo ascolta con il cuore e non distrattamente. L'autorevolezza di Gesù è
quella di una parola che tocca il cuore e suscita domande, non come quelle
parole che talvolta si pronunciano, e che non interrogano nessuno, perché sono
o troppo teoriche o troppo banali[1].
Di fronte a queste parole possiamo stupirci,
incantarci, ma anche inquietarci, perché vengono a mettere in discussione ciò
su cui abbiamo fondato la nostra vita: le nostre sicurezze, le nostre certezze,
i nostri compromessi.
Anche tra chi ascolta nella Sinagoga c’è chi si è
lasciato sopraffare dal Male, si è lasciato possedere, incatenare e che, di
fronte a Gesù, non può più nascondersi, ma esplode per la paura di essere
minacciato, di dover soccombere perché Dio è più forte del Male.
L'impurità di
quell'uomo indica lontananza da Dio, che è il puro e il santo per eccellenza.
Ma Gesù non lo disprezza, non lo allontana. Egli capisce che le sue parole
violente esprimono paura, lacerazione interiore, incapacità a liberarsi da solo
dallo spirito del male (che lo possiede: non lo lascia libero). Il bene appare
una minaccia per chi è abituato al male fino ad esserne posseduto[2].
Gesù è venuto a liberarci: liberarci dalla schiavitù
del peccato, dal potere seduttivo di ciò che può diventare idolo nella nostra
vita e prendere il posto di Dio: potere, denaro, successo, lussuria, paure ed
egoismi. È a questi desideri sbagliati, padroni del cuore, che Gesù
dice due sole parole: taci, esci da lui.
Gli uomini
sono scossi, si meravigliano, cosicché alcuni saltano nella fede, mentre altri
si trincerano in un atteggiamento difensivo, ostile. Lo stupore è ambivalente
e, solo, non basta per compiere il salto della fede.
Gesù è davvero
il profeta annunciato a Mosè nel libro del Deuteronomio.
Proprio a lui Dio ha «messo in bocca le sue parole», perché possano liberare il
mondo dal male. Il regno di Dio ha preso avvio e continua a manifestarsi ogni
volta che viene comunicato il Vangelo di Gesù.
Forse non si è
sempre consapevoli della forza di bene che il Signore ha posto nelle mani dei
suoi discepoli. Per questo si vive in modo rassegnato e pessimista, come se il
male fosse così forte da non poter essere sconfitto.
Forse, come
avverte l'apostolo Paolo, siamo
troppo presi dalle preoccupazioni quotidiane, che ci assillano, e non poniamo
mente e cuore alla forza del Vangelo del regno. Dimentichiamo che essere sposati o celibi è solo un modo
diverso per vivere il Vangelo, ovvero per trovare in Dio la felicità che
tutti aneliamo. Non assillarci per le incombenze pratiche e quotidiane ci può
sicuramente aiutare ad affrontarle con maggior forza e serenità. Confidando non
nella nostra misera forza (e per questo ci attacchiamo al denaro e al potere:
perché pensiamo che ci diano forza), ma nell’aiuto che viene dal Signore[3].
[2] Id.
[3] Id.
Il Vangelo ci parla anche di un combattimento spirituale che avviene dentro tutti noi. Così anche nel commento di don Luigi Maria Epicoco:
"Sei venuto a rovinarci?"...C'è dentro di noi una porzione di male che cerca continuamente di stare lontana da Gesù. C'è una parte di noi che sa benissimo che prendere sul serio Gesù, la fede in Lui, la Sua Parola, il Suo rapporto con noi, porterebbe a un capovolgimento radicale della nostra esistenza. Così ce ne stiamo lontani, a quella distanza di sicurezza in cui teniamo a posto la coscienza dicendo: "Sappiamo chi tu sei: il Santo di Dio"; ma allo stesso tempo rendiamo innocua la Sua presenza cercando di nasconderci il più possibile. E solitamente come avviene questo nascondimento? Avviene soffocando le domande serie che ci portiamo dentro. Che voglio? Chi sono? Che senso ha quello che sto vivendo? Dove sto andando? Sarò felice? Come?... Il Vangelo di oggi ci racconta di un attrazione immensa nei confronti di Gesù. Si rimane colpiti dal Suo insegnamento, dalla sua autorevolezza, dalla Sua efficacia. E allo stesso tempo c'è la fuga. La paura di cambiare. Il convincimento che non siamo mai abbastanza bravi e capaci per reggere una vita diversa da quella che mediocramente stiamo vivendo ora. Ma il Vangelo di oggi non interpreta solo la nostra condizione, ci dice di più. Ci dice che Gesù non rimane solo a guardare questa lotta di attrazione e fuga. Lui parla: "Taci! Esci da lui". Egli mette a tacere le paure, lo scoraggiamento, la depressione, lo smarimento, la confusione. Manda a casa tutto ciò che paralizza la nostra vita, tutto ciò che la tiene immobilizzata dentro pochi metri quadri di esistenza. E, seppur con fatica, torniamo ad essere liberi: "...e lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui". Da quell'istante in poi noi non solo abbiamo riacquistato libertà di movimento, ma diventiamo anche sana propaganda per Lui. La nostra vita è l'unica predica che il mondo accetta. L'unica predica efficace: "tutti furono presi da timore...la sua fama si diffuse subito dovunque...".