2 febbraio: Candelora e Giornata per la Vita (consacrata)
La Candelora chiude le celebrazioni natalizie e apre il cammino verso la Pasqua (segnato dalla "spada" che trafiggerà l'anima di Maria). Stiamo passando dalla legge (di Mosè) alla legge dello Spirito, dall'attesa al compimento, dal buio della notte alla luce dell'aurora di un nuovo giorno che è ormai arrivato.
Gesù, secondo le prescrizioni la Legge mosaica, viene presentato al Tempio per essere "riscattato": a Dio, da cui proviene ogni cosa, si deve (= gli appartiene) ogni primizia, tra cui il primo figlio maschio. Per riaverlo occorreva offrire un sacrificio alternativo (in genere due colombe), senza dimenticare che il figlio non è loro, che prima di tutto è di Dio.
Più di per purificarsi e presentarlo al Signore, è l'evento che ci purifica e presenta il Signore al resto fedele di Israele rappresentato dai vecchi Simeone e Anna:
Simeone è il vero israelita, "giusto e pio", guidato dallo Spirito (come i profeti), in attesa del Messia.
Anna è l'anziana "profetessa" che dedica la sua vedovanza al Signore (vero sposo), servendolo con digiuni e preghiere, notte e giorno.
Simeone e Anna sono l’esempio di bella anzianità. È sempre più facile nella nostra società scorgere anziani, uomini e donne, che ormai pensano con tristezza e rassegnazione al loro futuro; e l’unica consolazione, quando è possibile, è il rimpianto della passata giovinezza. Il Vangelo di oggi sembra dire a voce alta - ed è giusto gridarlo in questa nostra società fattasi particolarmente crudele verso gli anziani - che il tempo della vecchiaia non è un naufragio, una disgrazia, una iattura, un tempo più da subire tristemente che da vivere con speranza. Simeone e Anna sembrano uscire da questo affollato coro di gente triste e angosciata e dire a tutti: “È bello essere anziani! Sì, la vecchiaia si può vivere con pienezza e con gioia”. Questo loro canto è inconcepibile e incomprensibile in una società ove quel che solo conta è la forza e la ricchezza; sebbene proprio di qui nascano le violenze e le crudeltà della vita.Oggi, Simeone e Anna ci vengono incontro: sono essi che annunciano il Vangelo, la buona notizia all’intera nostra società. Essi non chiusero gli occhi sulla loro debolezza, sull’affievolirsi delle forze; in quel Bambino trovarono una nuova compagnia, una nuova energia, un senso in più per la loro stessa vecchiaia. Simeone, dopo aver preso tra le sue braccia il Bambino, poté cantare il Nunc dimittis non con la tristezza di chi aveva sprecato la vita e non sapeva cosa sarebbe accaduto di lui; e Anna, l’anziana, da quell’incontro ricevette nuova energia e nuova forza per “lodare Dio e parlare del bambino” a chiunque incontrava. (Sant'Egidio.org)Simeone e Anna rappresentano l'attesa e la profezia, Gesù è la novità e il compimento.
Essi inoltre rappresentano l'inizio della vita consacrata (che viene sempre oggi celebrata): sono laici, uomini e donne dell'incontro, della profezia (indicano con la loro vita il tempo della vita eterna, della realizzazione del Regno di Dio), della fraternità, del servizio. La vita consacrata nasce da un incontro che cambia la vita. Essi sono coloro che accolgono tra le loro braccia (con intimità e affetto) il Signore e benedicono Dio lasciando che parli (profetizzano) per mezzo loro e della loro vita.
Ma è anche il giorno che celebriamo la vita che ci è donata, la vita che è sacra, che va difesa, accolta, valorizzata in un contesto in cui la vita sembra aver valore solo nella misura in cui corrisponde a delle specifiche "qualità" (giovinezza, forza, bellezza, produttività...) e quindi perdere di rilevanza se non può garantire tale standard.
Il Cantico di Simeone (che conclude la preghiera della Compita, quella che chiude ogni giornata) esprime proprio questa gioia per la vita che trova compimento nelle promesse realizzate da Dio (al contrario di chi non si aspetta più niente). Sazio di vita e di gioia può ora affidarsi pienamente a Dio sapendo che la sua vita ha senso, ha futuro. Ed è sempre il Cantico ad annunciare il Messia che ha abbracciato come la "luce per rivelarti alle genti". Ma aggiunge, da vero profeta, altri particolari che caratterizzeranno il Messia: "egli è qui per la caduta e la resurrezione di molti e come segno di contraddizione".
Cristo come caduta e contraddizione. Caduta dei nostri piccoli o grandi idoli, che fa cadere in rovina il nostro mondo di maschere e bugie, che contraddice la quieta mediocrità, il disamore e le idee false di Dio.
Cristo come risurrezione: forza che mi ha fatto ripartire quando avevo il vuoto dentro e il nero davanti agli occhi. Risurrezione della nobiltà che è in ogni uomo, anche il più perduto e disperato. (E. Ronchi)