Il vero volto di Dio ("Nuovi criteri morali, V parte")
Trentatreesima puntata delle mie riflessioni sulla "vita sessuale tra Chiesa e società"
Emerge così il vero volto di Dio che Gesù Cristo, suo
Figlio, ci ha fatto conoscere: un Dio che non fa paura, piuttosto libera dalla
paura; non vuole sensi di colpa, piuttosto ci vuole liberi dalla colpa; non è
lo spauracchio che i genitori presentano ai loro bimbi per farli comportare
bene (“se fai così Dio ti vede e ti castiga”!). Dio non insiste sul “tu devi”,
ma sul “tu puoi”: invita a superare i propri limiti per seguire ideali grandi
per i quali valga la pena vivere e anche morire. Dio è la fonte della libertà. Certo,
c’è anche la proibizione: non tutto è lecito, non tutto mi fa bene ed è bene.
Il divieto è importante, ma secondario. Una cosa è il senso di
colpa, altra cosa il pentimento e il desiderio di essere migliori, di dare il
meglio possibile di sé. E questo è possibile perché ci scopriamo amati da una Persona che è padre, giudice e insieme avvocato difensore. Una Persona
che vuole il tuo bene e che crede nelle tue potenzialità. Che è pronto a
tenderti la mano per farti rialzare e rimetterti in cammino. Compito tuo è vincere
l’orgoglio e chiedere aiuto; riconoscere i tuoi limiti e chiedere perdono; riconoscere
il suo amore e lasciarti sostenere, guidare, accompagnare per vivere in maniera
autentica e libera.
Una morale dinamica
La morale cattolica, nei secoli, ha conosciuto
cambiamenti e approfondimenti.
Nel suo costante discernimento, la Chiesa può anche giungere a
riconoscere consuetudini proprie non direttamente legate al nucleo del Vangelo,
alcune molto radicate nel corso della storia, che oggi ormai non sono più
interpretate allo stesso modo e il cui messaggio non è di solito percepito
adeguatamente. (…) Non abbiamo paura di rivederle. Allo stesso modo, ci sono
norme o precetti ecclesiali che possono essere stati molto efficaci in altre
epoche, ma che non hanno più la stessa forza educativa come canali di vita. San
Tommaso d’Aquino sottolineava che i precetti dati da Cristo e dagli Apostoli al
popolo di Dio «sono pochissimi». Citando sant’Agostino, notava che i precetti
aggiunti dalla Chiesa posteriormente si devono esigere con moderazione «per non
appesantire la vita ai fedeli» e trasformare la nostra religione in una
schiavitù, quando «la misericordia di Dio ha voluto che fosse libera»[1].
Il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda
inoltre che “l’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere
sminuite o annullate dall’ignoranza, dall’inavvertenza, dalla violenza, dal
timore, dalle abitudini, dagli affetti smodati e da altri fattori psichici
oppure sociali”[2].Tra
i fattori sociali occorre tener presente la mentalità dominante della società
attuale: essa non giustifica un atto moralmente sbagliato, ma influisce nel
giudizio della “colpa soggettiva di una persona che agisce in base a tale
mentalità”[3].
Ne
consegue che la morale debba essere per sua natura dinamica, in evoluzione,
capace di mettere in evidenza il cuore della fede senza incaponirsi su punti
meno essenziali. Essa deve essere una
morale “misericordiosa”, “non fredda da scrivania”, ma volta a un “discernimento
pastorale carico di amore misericordioso, che si dispone sempre a comprendere,
a perdonare, ad accompagnare, a sperare, e soprattutto ad integrare”[4].
[1] Papa Francesco, Evangelii gaudium, n. 43
[2] CCC n.1735
[3] W. Kasper, Il
matrimonio cristiano, p.80
[4] Papa Francesco, Amoris
laetitia, 312.