“La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai”
Lo ribadiva poche domeniche fa Gesù inviando 72 discepoli davanti a sé a preparagli il cammino. Ma la “messe”, cioè il raccolto, è davvero abbondante? Gli esperti, con papa Francesco, parlano di fine di un’epoca, quella della cristianità, dove la Chiesa era il punto di riferimento della società, capace di incidere sulla coscienza umana:
“Veniamo da una pratica pastorale
secolare, in cui la Chiesa era l’unico referente della cultura. Ma non siamo
più in quell’epoca. È passata. Non siamo nella cristianità, non più. Oggi non
siamo più gli unici che producono cultura, né i primi, né i più ascoltati”
(Papa Francesco).
La pandemia ha evidenziato questo
scollamento tra la Chiesa, i giovani e gli stessi cristiani sempre meno “praticanti”.
Le Chiese si svuotano e molti sono indifferenti se non ostili nei riguardi dei
valori cristiani, della visione del mondo offerta dalla Chiesa.
Tuttavia se è finita la cristianità non
è finito il cristianesimo, di cui c’è ancora bisogno. C’è bisogno di Gesù
Cristo, della sua Parola, della sua proposta di un mondo migliore che siamo
chiamati a costruire. Non c’è spazio per depressione e disfattismo. Chi si è
messo al servizio di Cristo, chi lo ha incontrato personalmente, chi lo
accoglie nella sua vita, sperimenta una gioia contagiosa e una speranza che non
è facile ottimismo, ma fiducia in chi ha vinto il mondo e dona “il potere di camminare
sopra serpenti e scorpioni” (sopra le forze velenose del male). “Nulla potrà
danneggiarvi”!
I discepoli scoprono che nella
desolazione del loro mondo che ha, in gran parte, rifiutato il Cristo fino ad
appenderlo su una croce, c’è tanto bene da raccogliere e valorizzare, tanto
desiderio di bene da compiere. Penso, in questi giorni in cui abbiamo da poco
finito l’esperienza del centro estivo, ai tanti adolescenti che si sono messi
in gioco per animare i bambini: vedo i loro sorrisi mentre vengono abbracciati,
la soddisfazione di sentirsi utili, la gioia dello stare insieme in maniera
tangibile e non virtuale. Con loro tanti adulti che hanno collaborato per
sfamare e accudire più di cento bambini e più di 60 adolescenti: uomini e donne
che hanno dedicato – in mezzo al caldo asfissiante – tanto tempo ed energie per
gli altri.
Penso che la “messe abbondante” di cui
parla Gesù sia anche questa: non lasciare marcire il desiderio di bene, l’impegno
quotidiano di chi cerca di fare la sua parte per rendere questo mondo migliore.
Ma gli operai sono pochi: non solo i preti (ed è importante pregare perché il
Signore mandi altri e santi sacerdoti), ma gli adulti, le famiglie, i giovani
che si mettano al servizio di Dio, che vengano coinvolti per fare esperienze di
impegno gratuito nella loro comunità. La nostra Parrocchia ha sempre bisogno di
aiuto: di cantori, di catechisti, di animatori, di uomini e donne che pregano
con noi e per noi. Il nostro quartiere ha bisogno di chi prepari l’incontro col
Cristo: nelle famiglie, con i vicini di casa, negli ambienti di lavoro o nelle
scuole. Sentiamoci inviati “due a due” (non da soli, ma con Lui che opera in
noi) e pensiamo a come metterci a suo servizio per non rimanere spettatori
annoiati da uno spettacolo che sembra sempre meno coinvolgerci, ma attori di
una avventura divina che non può essere sopraffatta dal male, dalle guerre,
dalla siccità o da pericoli di carestie o di recessioni economiche. Gesù ha
vinto il mondo, ha salvato il mondo, ma chiede a noi di portare avanti la sua
opera: “E’ vicino a voi il regno di Dio”. “Rallegratevi perché i vostri nomi
sono scritti nei cieli”.
P. Stefano