La Chiesa e l'amore
LA VITA SESSUALE TRA CHIESA E SOCIETA’. Capitolo I, seconda parte
Alcune mie riflessioni che potrebbero diventare un libro da pubblicare. Vedi anche l'introduzione (prima e seconda parte) e la prima parte del Capitolo I.
Non solo per la società occidentale, ma anche
per la Chiesa il criterio dell’amore è fondamentale: seppure non annulli il
disordine oggettivo del rapporto sessuale vissuto al di fuori del matrimonio
sacramentale, tuttavia la gravità del peccato risulta
relativa alla consapevolezza soggettiva e al livello di amore che esso esprime.
Una cosa sono i rapporti sessuali vissuti con estrema leggerezza in incontri
occasionali o addirittura a pagamento; altra cosa sono i rapporti tra due
fidanzati ormai vicini al matrimonio, da due conviventi o da due divorziati che,
in una nuova unione, sperimentano un lungo cammino di amore vicendevole sincero
e fedele.
In termini negativi:
Se i
rapporti sessuali sono moralmente inammissibili anche in una coppia di
quasi-coniugi, a più forte ragione lo sono in ogni altra situazione di
fidanzamento e, più ancora, nell’assenza completa anche di questa condizione,
in un crescendo di oggettiva gravità di disordine morale, via via che la
presenza dei valori autentici di un rapporto interpersonale si attenua, e, al
limite, sparisce del tutto, come nel rapporto di tipo prostitutivo[1].
Non è dunque cosa di poco conto verificare se il rapporto sessuale
è vissuto in un contesto di autentico amore. Nelle relazioni omosessuali, ad
esempio, “può restare qualche cosa, o anche molto, dell’amore”, anche se “il
servizio alla vita è radicalmente impossibile ed escluso”[2]. Tuttavia il fatto che
“resti molto dell’amore” è cosa ben diversa dal fatto che ne resti ben poco.
Per la Chiesa il significato unitivo e procreativo del rapporto
sessuale deve accompagnare ogni atto sessuale che ha, per l’appunto, il potere
di unire e di generare nuova vita. Ma la “pienezza” esclude del tutto il valore
di ciò che è parziale? L’essere in cammino verso l’ideale proposto dal
cristianesimo non è già garanzia che si è sulla strada buona nonostante le
difficoltà che si vivono e il “disordine” morale che eventualmente si sta
ancora (o per sempre) sperimentando?
Nella
sua ultima intervista, il cardinal Martini affermava che “la Chiesa è
rimasta indietro di 200 anni”. Si
riferiva soprattutto alla morale sessuale: “dobbiamo chiederci se la gente ascolta ancora i consigli della Chiesa
in materia sessuale. La Chiesa è
ancora in questo campo un’autorità di riferimento o solo una caricatura nei
media?”. E sui divorziati: “La domanda se i divorziati possano fare la comunione dovrebbe essere
capovolta. Come può la Chiesa arrivare in aiuto con la forza dei sacramenti a
chi ha situazioni familiari complesse?”[3].
Indubbiamente il clima culturale in cui si vive
non aiuta a cogliere gli aspetti positivi e propositivi contenuti nella
dottrina morale cattolica: quello che la Chiesa propone in tema di sessualità non
è solo rinuncia o divieto, ma è un modo umanamente bello e autentico di vivere
l'amore.
Piccola digressione su Benigni
e il sesto comandamento
Tra i comandamenti, quello che più esplicitamente fa riferimento
alla sessualità è il sesto che, nella versione biblica, afferma: “Non commettere
adulterio”[4], mentre nella tradizione cattolica diventa “non commettere atti
impuri”. Benigni[5] ha rassicurato il pubblico che la castità – “quella virtù
che i preti si trasmettono di padre in figlio” e che a suo dire sarebbe bene “praticare
con moderazione” – non ha nulla a che vedere col sesto comandamento, che obbliga
solo a “non commettere adulterio”. La Chiesa l’avrebbe arbitrariamente
trasformato in “non commettere atti impuri”, facendo così diventare sinonimi
sesso e peccato e ha finito “con il rovinare generazioni di ragazzi,
compresa la mia. Non potete immaginare lo sforzo per resistere…”[6]. E invece, assicura il comico, la masturbazione non è
peccato, perché ad essere proibito dal comandamento è piuttosto l’adulterio. “Roba
da fare causa alla Chiesa”, conclude Benigni, poiché “nella Bibbia il sesso è
l’opposto, il sesso è il luogo della creazione”. Dal canto suo, l’adulterio,
benché sia tanto diffuso ai nostri giorni – continua il comico – rimane
peccato. E non si tratta di una proibizione formale, fine a sé stessa:
proibendo l’adulterio, Dio ha inteso “difendere l’amore”. Qui sta il senso di
tutto il comandamento.
Concordo sulla conclusione, ma questa
ci fa tornare alla questione centrale: cosa si intende per amore? Non
commettere atti impuri è un comandamento contro l’amore? E cosa si intende per
“atti impuri”, come si è arrivati a questa formulazione? E’ vero che per
molto tempo si è insistito su una lettura del sesto comandamento in termini
“sessuofobici” e che, in particolare, la questione degli “atti impuri” la si
riferiva soprattutto ai ragazzi maschi accusati di “disperdere il seme” e di
attentare alla propria salute (fisica, psichica e spirituale). La Chiesa ha tuttavia riformulato il comandamento nella forma catechistica
attuale con l’intento di comprendervi tutti i gesti che umiliano il corpo, fatto
per creare relazioni e vita e invece
ridotto a oggetto di piacere. Gli atti
impuri sono gli atti che “adulterano” il nostro valore e quello
dell’altra persona, la riducono a strumento di piacere ed appagamento,
impedendoci così di vederla come soggetto da amare. Questo non vuol dire che per la Chiesa il sesso corrisponda al peccato,
ma che il sesso che non è donazione di sé unito alla responsabilità della cura
dell’altro, nasconde in sé un atto di egoismo, non di amore vero e l’autoerotismo è ripiegamento su di sé, egoismo allo
stato puro.
Perché gli altri comandamenti, come ha fatto in maniera
magistrale lo stesso Benigni, possono essere declinati ed attualizzati in ogni
modo (ad esempio commentando il comando di “non rubare” parla anche del bene
comune, del rispetto dovuto nel pagare le tasse…), ma quando si parla di sesso
ogni interpretazione che vada oltre all’adulterio, sarebbe invenzione della
Chiesa, impegnata ad osteggiare la sessualità?
Certo, di fronte ad episodi ben più gravi, la masturbazione
appare sempre più come un gioco innocente, una tappa obbligata nel cammino di
crescita e nella scoperta di sé. Quale genitore non è oggi indulgente nei
confronti della masturbazione del proprio figlio? Non dimentichiamo però che
tale pratica è sollecitata da immagini pornografiche che sono facilmente
accessibili su internet attraverso siti web che sono tra i più visitati (si
calcola che, nel mondo, ogni secondo più di 28 mila persone guardano un sito
pornografico). Non è infrequente una conseguente dipendenza patologica che sollecita all’aumento delle dosi per cercare stimolazioni più
elevate, emozioni nuove e più raffinate. Se il gioco prende la mano, è
difficile uscire indenni. Non è un modo per “adulterare” la sessualità e le
relazioni interpersonali? Non ci si scopre dipendenti dalla pornografia al
punto da non poterne fare a meno nonostante il desiderio contrario? Dove è
finita la sbandierata “liberazione” sessuale? E il fatto che la pornografia sia
a disposizione di bambini di pochi anni senza che gli adulti ne siano
consapevoli? Che tipo di idea si fanno della sessualità e dell’amore? E’ solo
un caso che a Milano siano raddoppiati, in soli due anni, i reati sessuali tra
i più giovani?[7]
Un tredicenne americano racconta:
Stavo solo
giocando ad un gioco, quando quel pop-up è comparso nell’angolo e io ho
cliccato ed è apparso un sito porno. Mi sono detto: “Oh ma questa roba è
strana” e sono ritornato a giocare. Ma per i pochi secondi in cui lo
avevo guardato non riuscivo a togliermelo dalla testa. Ne sentii la brama ma
all’inizio puoi pensare che sia curiosità…la dipendenza è cominciata quando ero
in terza elementare e avevo 9 anni.
I genitori di Joseph si accorsero del fatto perché il
bambino era diventato violento e spesso picchiava la sorella[8].
[1] L. Ciccone, Etica
sessuale cristiana, Ares 1977, p.196-197.
[2] Id, p.189.
[3] http://www.corriere.it/cronache/12_settembre_02/le-parole-ultima-intervista
_cdb2993e-f50b-11e1-9f30-3ee01883d8dd.shtml
[4] Es 20,14; Dt 5,18
[5] Cfr. R. Benigni nello speciale trasmesso da Rai1 il 15
e 16 dicembre 2014 sui dieci comandamenti. Lo stesso papa Francesco lo ha
definito un grande artista: «Diceva
qualche giorno fa un grande artista italiano che per il Signore fu più facile
togliere gli israeliti dall’Egitto che togliere l’Egitto dal cuore degli
israeliti».
[7] http://milano.repubblica.it/cronaca/2017/11/01/news/il_lato_oscuro_dei_ragazzi-179981023/. Secondo il procuratore capo del Tribunale dei minori
di Milano: “La disponibilità della pornografia via internet e il
moltiplicarsi di messaggi violenti che arrivano da ogni parte possono portare
alcuni ragazzini a considerare le coetanee come sempre disponibili ad avere
rapporti. O comunque come possibili prede di atti sessuali violenti".
[8]
http://www.lanuovabq.it/it/allarme-cellulari-il-porno-dilaga-fra-i-bambini http://www.lanuovabq.it/it/allarme-cellulari-il-porno-dilaga-fra-i-bambini