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Storia della salvezza
Guida
essenziale alla lettura e comprensione della Bibbia
Il
nome "Bibbia" - con cui siamo abituati a chiamare la raccolta
dell'Antico e del Nuovo Testamento - è l'adattamento del plurale greco biblia,
che significa "i libri". Infatti, la Bibbia si presenta al
lettore come una grande biblioteca, i cui 73 volumi (46 contenenti l'Antico
Testamento e 27 il Nuovo) sono venuti man mano allineandosi in un ampio arco di
tempo che va dal X secolo a.C. a più di 50 anni dopo la resurrezione di Gesù.
Le
due grandi raccolte dei libri biblici hanno una storia e un significato
particolari per gli ebrei e per i cristiani. Per entrambi la Bibbia si
differenzia da tutte le altre creazioni letterarie perché costituisce il libro
per eccellenza, la "scrittura sacra" che contiene la
rivelazione di Dio all'uomo e che è principio e norma di vita. Gli ebrei
accolgono come loro "scrittura sacra" il solo Antico
Testamento, perché ritengono che le promesse racchiuse in esso non si siano
ancora realizzate visibilmente nel tempo. Per i cristiani la Bibbia è completa
solo se si accolgono ambedue le parti che la compongono come momenti
inseparabili di un'unica realtà.
Il termine "testamento"
è la traduzione dell'ebraico berit, che significa
"alleanza". Il richiamo dei profeti Geremia ed Ezechiele a
una "nuova" alleanza, capace di realizzare nel futuro quella
salvezza completa che non era stata possibile nel passato, ha favorito, in
ambito cristiano, la distinzione tra "antica” e "nuova”
alleanza. Gesù stesso ha presentato il suo messaggio e la sua opera nella
cornice di una "nuova alleanza", che ha origine nel dono di sé
per la salvezza di tutti.
Tre
grandi parti
All'interno
dei 46 libri che compongono l'Antico Testamento è possibile cogliere una
struttura tripartita, che ne rispecchia il contenuto. Si tratta di quella
divisione in libri storici, profetici e sapienziali, che ormai è
comune trovare in tutte le edizioni della Bibbia.
I libri storici hanno
il loro radicamento nella storia del popolo biblico, presentata come "storia
della salvezza". Un primo insieme di libri è costituito dal Pentateuco che,
come dice il nome, comprende i primi cinque libri che aprono l'intera
Bibbia: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio. Sono i libri
più cari alla tradizione religiosa di Israele e ai quali viene riconosciuto il
grado più alto dell'ispirazione. Seguono poi le opere che abbracciano le
vicende che dal XIII secolo a.C. conducono quasi alle soglie del Nuovo
Testamento: Giosuè, Giudici, Rut, l-2Samuele, l-2Re, l-2Cronache,
Esdra, Neemia, Tobia, Giuditta, l-2Maccabei.
I libri profetici contengono
la predicazione di questi personaggi carismatici, suscitati da Dio per
mantenere viva tra il popolo la sua parola. Tra i profeti emergono i quattro
"grandi": Isaia, Geremia (a cui vengono uniti i
libri delle Lamentazioni e di Baruc), Ezechiele
e Daniele (quest'ultimo appartiene più alla corrente apocalittica).
Dodici sono invece i profeti "minori" (minori non per importanza, ma
per il contenuto molto breve della loro predicazione): Osea, Gioele,
Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia.
I libri
sapienziali sono così chiamati perché hanno come orizzonte
la "sapienza". Riferito a Dio, indica la capacità di
leggere la vita e la storia alla luce di Dio e della sua parola. A questa
sezione della Bibbia appartengono i libri di Giobbe, Proverbi, Qohelet,
Sapienza, Siracide. Anche i Salmi e il Cantico dei
Cantici sono stati inseriti in questa sezione, pur conservando un loro
carattere tutto particolare.
Questa
triplice divisione è motivata anche dai diversi generi letterari che
caratterizzano le singole collezioni. I libri storici si distinguono per il
loro radicamento nel racconto, nella narrazione, nell'epopea e in tutto ciò che
attiene alla vita e alle tradizioni del popolo e allo sviluppo della sua
storia. I libri profetici si distinguono per le diverse forme in cui viene
proposta la predicazione dei singoli profeti: oracolo, invettiva, minaccia,
simboli e immagini che si ispirano alla letteratura apocalittica. I libri
sapienziali ricorrono invece al proverbio, alla massima, al parallelismo, al
quadretto di vita quotidiana, all'artificio letterario dell'acrostico. In
particolare il libro dei Salmi si ispira alla vasta gamma della poetica
ebraica, che trasforma queste composizioni in lamentazioni, inni, salmi di
fiducia, preghiere, canti di pellegrinaggio, ecc.
Cinque
grandi tradizioni
Alla
formazione della Bibbia e alla sua fissazione nello scritto hanno contribuito
diverse tradizioni. Gli studiosi ne hanno individuato cinque principali:
la Jahvista, l'Elohista, la Deuteronomica,
la Sacerdotale e quella del Cronista. Le prime
quattro confluiscono soprattutto nel Pentateuco.
La tradizione storico-religiosa del Cronista confluisce invece nel testo
di l-2Cronache (da cui prende il nome). Si tratta di correnti
religiose che operano già una interpretazione dei fatti e degli avvenimenti
della storia del popolo biblico e li collocano nella cornice di una storia più
significativa, la "storia della salvezza".
La tradizione
Jahvista è così chiamata dal nome proprio del Dio biblico: JHWH
(ancora oggi impronunciabile dagli ebrei). È la corrente che ama presentare il
Dio della Bibbia nel suo volto "umano": è il Dio che con le sue mani
plasma l'uomo (Gen. 2,7)
e che prova gli stessi sentimenti delle sue creature (amore, ira, sdegno,
pentimento). Questa tradizione nasce attorno al X secolo a.C, all'epoca del re
Salomone.
La tradizione
Elohista risale al IV-V secolo a.C. Il suo nome deriva da Elohim, un
termine generico per designare la divinità, che anche questa corrente usa. Si
tratta di una tradizione molto più sobria di quella Jahvista, attenta a
purificare il rapporto tra l'uomo e Dio, presentando la fede come realtà
assoluta ed esigente (come in Genesi 22, nel racconto della prova di Abramo) e
ricorrendo al sogno, al sonno e alla visione per evitare di immischiare Dio
nelle vicende umane e salvaguardarne così la trascendenza e l'assoluta purezza.
La tradizione
Deuteronomica deve questo nome al libro del Deuteronomio (dal greco
dèuteros, "seconda", e nomos, "legge"). Essa
è incentrata sui grandi doni di Dio a Israele: il dono della libertà, il dono
della legge e il dono della terra di Canaan. Il suo impegno è quello di
inculcare nel singolo credente e nel popolo tutto la fedeltà alla legge di Dio
e l'amore a lui («con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze»,
Dt 6,5), per poter godere sempre questi doni. Purtroppo Israele sarà infedele e
verrà sradicato dalla terra datagli in dono, con l'esilio (che si verificherà
nel 586 a.C, con la caduta di Gerusalemme). La corrente Deuteronomistica
"rilegge" tutta la storia del popolo biblico - compresa nei libri di
Giosuè, Giudici, l-2Samuele, l-2Re - alla luce di questa infedeltà, al cui
orizzonte si profila già il castigo dell'esilio.
La tradizione
Sacerdotale ha origine nell'epoca dell'esilio (che si protrarrà dal
586 al 538 a.C). Il suo contenuto è presente soprattutto nel Levitico - il
libro della tribù sacerdotale di Levi - e nelle significative prescrizioni che
definiscono l'identità del popolo biblico: il sabato, la circoncisione, la
legge. A contatto con la cultura e la religione dei popoli pagani, Israele può
mantenersi fedele al suo Dio solo aderendo a queste prescrizioni e osservandole
scrupolosamente.
La tradizione
del Cronista è legata alla composizione dei due libri delle Cronache.
In essa prevale una visione serena della storia biblica, tutta orientata al suo
centro ideale, che è il Tempio di Gerusalemme. Nel tempio, ricostruito dopo
l'esilio, termina il cammino storico di Israele, iniziato con la creazione e
scandita dall'elezione di Abramo, dall'esodo dall'Egitto, dall'ingresso nella
terra promessa e dalla scelta di Davide quale re-messia di tutto Israele. Lì,
nel tempio ricostruito, sembra ricomporsi simbolicamente anche l'immagine
dell'uomo con Dio, che era stata frantumata dal peccato, come era stato
distrutto il tempio, a causa delle infedeltà di Israele.
Venuta
formandosi alla luce di queste grandi tradizioni - alle quali sembrano
sottrarsi i libri sapienziali e in parte i profetici -, la Bibbia è giunta a
noi negli attuali libri che la compongono e non in altri, grazie
all'ispirazione, di cui è garante Dio stesso e grazie alla fissazione del
canone, cioè dell'elenco (così significa il termine greco kanon) di quei libri
e di quelli soltanto che sono normativi per la vita del credente, perché
trasmettono la verità che salva.
Il Concilio
Vaticano II dichiara al riguardo nella costituzione
dogmatica sulla divina Rivelazione, Dei Verbum:
«Le verità... che nei libri della sacra Scrittura sono contenute ed
espresse, furono scritte per ispirazione dello Spirito Santo. La Chiesa, per
fede apostolica, ritiene sacri e canonici tutti interi i libri sia dell'Antico
sia del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti, perché, scritti per
ispirazione dello Spirito Santo, hanno Dio per autore e come tali sono stati
consegnati alla Chiesa. Per la composizione dei libri sacri di Dio scelse e si
servì di uomini nel possesso delle loro facoltà e capacità, affinché, agendo
egli in esse e per loro mezzo, scrivessero, come veri autori, tutte e soltanto
quelle cose che egli voleva fossero scritte. Poiché dunque tutto ciò che gli
autori ispirati o agiografi asseriscono è da ritenersi asserito dallo Spirito
Santo, è da ritenersi anche, per conseguenza, che i libri della Scrittura
insegnano con certezza, fedelmente e senza errore la verità che Dio, in ordine
alla nostra salvezza, vuole fosse consegnata nelle sacre Lettere».
Altri
testi, che si ispirano essi pure al mondo della Bibbia e ai suoi personaggi, ma
non ne esprimono correttamente il pensiero e non comunicano le verità che sono
via alla salvezza, non sono stati inseriti nel canone dei libri ispirati, ma
sono stati accolti come "apocrifi" (termine di origine greca,
che indica qualcosa da "tenere nascosto").
Linee
di lettura
(…)
La fedeltà al testo originale ci conduce a una attualizzazione veramente ricca,
puntuale e profonda.
Un’altra linea
di lettura è la fedeltà alla legge dell'"incarnazione" della
parola di Dio. (…) Peccato, debolezze, guerre (compresa la cosiddetta
"guerra santa"), inganni, giochi politici, corruzioni, stragi non
intaccano la trascendenza di Dio, ma esprimono la sua volontà di entrare in
questo mondo che egli ha creato e che vuole riportare alla bellezza e
all'armonia originale, sconvolte dal peccato dell'uomo. (…) Dobbiamo sempre
tener conto della legge dell'incarnazione della rivelazione, della
progressività della rivelazione stessa e delle sue caratteristiche espressive,
condizionate dai contesti socio-culturali del mondo antico.
Il
lettore viene così condotto alla conoscenza e alla comprensione dei diversi
modi (o linguaggi) con cui la Bibbia parla di Dio e mediante i quali egli
comunica all'uomo la rivelazione di se stesso. (…) Alla luce di questa legge si
comprende che il vero "nemico" da combattere e contro il quale nei testi
dell'Antico Testamento Dio appare nella veste di guerriero e di vendicatore, è
in definitiva il peccato, il male.
Infine
vi è la linea di lettura che si ispira alla Bibbia come al grande codice
dell'arte, a cui ha attinto tutta la cultura dell'Occidente. Riscopriamo così
l'aspetto letterario e artistico della Bibbia, o meglio la sua realtà sorgiva
della cultura, della letteratura e dell'arte. Le pagine più belle del testo
sacro (ma a volte anche le più umili) sono andate man mano scivolando dal libro
che le tratteneva e sono rimbalzate nelle più belle opere del genio umano,
fissandosi nelle cattedrali, nelle miniature, nella scultura, nella pittura,
nella letteratura (compresi il cinema e la televisione).
La
Bibbia è sempre stata il libro delle grandi svolte della nostra storia
occidentale. L'epoca che inizia dopo la caduta dell'impero romano è
caratterizzata dallo studio della Bibbia presso i Padri della Chiesa. L'epoca
carolingia, che dà inizio alla prima "Europa unita", ha il suo
fondamento nel Venerabile Beda (672-735), grande commentatore della Bibbia (non
solo sotto l'aspetto spirituale, ma anche come testo di studio e di
alfabetizzazione). È l'opera di Beda a ispirare Alcalino (730-804) e la scuola
di York, che tanto influsso ebbero sull'epoca carolingia e sul risvegho
culturale dell'Europa.
Così
avverrà - quasi nello stesso periodo - presso i popoli orientali slavi con
l'opera dei san Cirillo (826-869) e Metodio (820-885), traduttori della Bibbia
per quelle popolazioni e fondatori della loro liturgia. Le tappe della Riforma
protestante sono scandite dal commento e dalla traduzione (in hngua tedesca) di
tutta la Bibbia da parte di Lutero (1483-1546). La nostra epoca, caratterizzata
dalla svolta del Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965) è essa pure ancorata
alla Bibbia e alla sua forza propulsiva, grazie al rinnovamento del suo studio
e aha perenne vitalità delle comumità che l'accolgono e la vivono.
Ma
la Bibbia è anche il libro che è all'origine delle grandi svolte nella vita del
cristiano e del discepolo del Signore. Le grandi svolte storiche sono state
possibili perché le stesse parole che dal testo biblico sono rimbalzate
fissandosi nelle più belle opere del genio umano, si sono prima fissate nel
cuore di carne dell'uomo, che le ha accolte e le ha vissute in pienezza. Tutto
questo è una speranza anche per le grandi svolte che nel futuro del mondo e del
cristiano ancora ci attendono e che non mancheranno di sorprenderci.