Desirée, adolescente vittima della società (oltre che di se stessa)


La sedicenne drogata, violentata e assassinata in una zona centrale, ma degradata di Roma, mette in evidenza tanti drammi:
- quello di chi non solo vende la droga ad una ragazzina, ma non esita a violentarla ed ucciderla;
- quello dei genitori incapaci di gestire una figlia "fragile e ribelle"; 
- quello di una Capitale che convive con zone di illegalità, oltretutto a due passi dal centro;
- quello di una adolescente che non si rende conto di giocare con il fuoco e di mettere a rischio la propria vita.

Ecco alcune riflessioni che ho trovato interessanti. La prima è di Eraldo Affinati che scrive su Avvenire
In una tragedia come quella di Desirée Mariottini, stuprata e uccisa da un gruppo di uomini simili a belve in uno stabile abbandonato di San Lorenzo, nella capitale italiana, sono almeno tre le sconfitte da registrare, ognuna delle quali apre una sanguinosa ferita sociale: la crisi familiare che sta all’origine dell’inquietudine di questa ragazza con un padre di cui non portava il cognome e una madre di soli quindici anni più grande di lei; il fallimento delle agenzie educative che avrebbero dovuto proteggere l’adolescente evitando che da Cisterna di Latina prendesse l’autobus e se ne andasse a Roma di sera a cercare la droga; la disgregazione del tessuto istituzionale del nostro Paese, incapace di governare certi spazi urbani lasciandoli al degrado e al disordine, ricettacolo di violenze, brutalità e malaffare.
Ma dietro queste cause immediate, legate a disfunzioni anche amministrative, ce n’è un’altra più profonda che chiama in causa noi stessi: la progressiva scomparsa di adulti credibili coi quali i ragazzi dovrebbero misurarsi; la mancanza di gerarchie di valori in grado di orientare il cammino dei più giovani; la deflagrazione del desiderio che sembra non avere nessun ostacolo; una malintesa concezione della libertà quale superamento di ogni limite; l’idea errata che la conoscenza del mondo non debba passare attraverso l’elaborazione di un’esperienza autentica della realtà; la fungibilità delle relazioni sociali, troppo spesso legate a criteri di mera convenienza economica; la fine della vera sapienza e il trionfo della semplice (e spesso parziale) informazione; lo sfacelo del linguaggio politico che passa senza soluzione di continuità dalla bieca speculazione elettorale al vaniloquio gergale privo di riscontri effettivi.
Via dei Lucani, nel palazzo risultato fatale a Desirée, è a pochi passi dall’istituto Pio X dove, durante la Prima guerra mondiale, si trovava Ignazio Silone, rimasto orfano dopo il terribile terremoto del 1915. A quel tempo il grande scrittore abruzzese aveva sedici anni, l’età della povera vittima. Durante l’ora di ricreazione scappò dal collegio religioso, nei cui pressi è adesso attivo un centro di spaccio a cielo aperto, vagando nelle strade attorno alla Stazione Termini senza sapere cosa fare.
In quel momento Silone era soltanto un fanciullo abbandonato, senza arte né parte. Dopo tre giorni venne ripreso dai carabinieri e trasferito in un altro collegio a Sanremo. Durante il viaggio in treno verso la Liguria, come in seguito rievocò in uno dei brani narrativi più intensi di Uscita di sicurezza(1965), conobbe don Luigi Orione, che aveva visto fra le macerie del terremoto chiedere al Re una macchina per mettere al sicuro i bambini rimasti senza famiglia. Fu un incontro folgorante che gli cambiò la vita.
Già diverso tempo fa, perlustrando i luoghi di Ignazio Silone, restai colpito dalla simmetria fra la sua drammatica giovinezza e quella di tanti ragazzi che oggi, sotto gli occhi di tutti, comprano la loro dose di artificiale felicità chimica nei pressi dell’edificio da cui lui fuggì. Sbaglieremmo se li considerassimo tarati e lontani da noi. Sarebbe un errore grave, simile a quello di chi volesse oscurare o alleggerire le colpe dei carnefici di Desirée, i quali andranno assicurati alla giustizia.
Fra i giovani sbandati e i bravi ragazzi, così come fra i mostri e le persone ordinarie, qualsiasi sia il colore della loro pelle, la differenza è sempre piuttosto sottile: basterebbe un niente per passare da una schiera all’altra e sprofondare nell’abisso. Anche coloro che sembrano stare al sicuro, con i genitori a posto e le frequentazioni giuste, rischiano tantissimo.
Non dobbiamo perdere la fiducia. Per fortuna esistono ancora famiglie che tengono duro. E anche i don Orione continuano a operare e spesso ottengono grandi vittorie senza titoli sui giornali. Fare l’educatore oggi è più difficile che in passato. Ti sembra di essere da solo a remare controcorrente. Ma è questa la ragione per cui non devi mollare.
La seconda è di Maurizio Blondet che scrive su Ciociaria oggi:
“…Ieri mattina davanti a quel sito dismesso che doveva essere riqualificato da anni c’erano il padre e la madre della giovane Desiree. Il padre ha ottenuto il permesso di lasciare gli arresti domiciliari per recarsi a Roma a vedere il corpo della 16enne trovata morta a San Lorenzo. Arresti domiciliari disposti dopo una denuncia di stalking da parte della donna – da cui è separato da anni – e dalla stessa figlia che ad agosto aveva sporto una denuncia per aver ricevuto qualche sberla.
Desiree ad agosto si era nuovamente allontanata da casa e la madre aveva chiesto aiuto al padre che però aveva un ordine di non avvicinarla. Lui, incurante del rischio di una nuova denuncia, l’ha cercata, l’ha trovata, l’ha riportata a casa.
Lei lo ha denunciato e l’autorità giudiziaria ha imposto i domiciliari. Qualche ora prima della tragedia quello stesso padre era di fronte ad un giudice per chiedere la revoca della misura – con il parere concorde anche della madre di Desiree – che però il giudice non si è sentito di annullare”.
Desirée a 16 anni uccisa da stupratori   e spacciatori senegalesi in una maceria abbandonata al degrado dal padrone,  nel cuore della capitale.  Adesso, a credere ai media, la mamma dice: lei non si è  mai drogata, certo negli ultimi tempi era cambiata. Aveva deciso di iscriversi al liceo artistico… L’ultima telefonata alla nonna: “Ho perso l’autobus, resto a Roma a dormire da una amica”. Ma tanti l’avevano vista   in quella zona piena di piscio e di  ciarpame dove s’è fatta ammazzare  dai negri.
Povera Desirée a cui in famiglia nessuno ha detto dei “No” . anzi, il solo che glieli ha detti, il padre, non ha alcuna autorità, è condannato per stalking,  è stato denunciato dalla moglie;  e quando   l’ha riportata a casa, s’è beccato una denuncia anche  da lei: la figlia sedicenne. Perché nessuno deve limitare la sua “libertà”, le sue “libere scelte”.
Tremendo scoprire come si descriveva lei, la povera sciocchina divorata  dal nulla, su Facebook, sotto le immancabili foto in cui tutte le ragazzine come lei si propongono come seduttrici da pornovideo:
“Nata principessa, cresciuta guerriera, un angelo bianco con l’anima nera”.
Nelle fantasie narcisiste, puberali, “l’anima nera”.  Ovviamente in giro non un prete, non una maestra o professoressa, una  parente cui si potesse confidare di questa “anima nera”. Non dico che è colpa della famiglia, al contrario: la famiglia stessa è  una maceria e un degrado –  ma è stata resa così. Dall’ideologia  dominante e totale, un miscuglio di permissivismo e di “libertà”, ormai terza o quarta generazione di uomo-massa (per il quale vivere è essere quello che già si è), a cui né uno Stato né una religione, né una società, un vicinato con la sua santa pressione sociale, imprimono  un qualunque obbligo, una  direzione a migliorarsi, a studiare,  a formarsi un carattere, a esercitare disciplinatamente l’intelligenza e la volontà – cose che si devono imparare –  a riempire il vuoto spaventoso di scopi e di traguardi  che è invincibile nell’adolescenza. Perché “una vita senza impegni è più negativa della morte”,  ma questo  non è qualcosa che – salvo eccezioni di personalità straordinarie – un singolo possa darsi da sé:  è  qualcosa che viene dal “comando”, dal comando politico: “comandare infatti vuol dire assegnare un compito alle persone, metterle sul loro cardine, impedire  la loro dissipazione”.
E’ ormai passato un secolo da quando si è scritto: “In questi assistiamo al gigantesco spettacolo d’innumerevoli vite umane che camminano smarrite nel labirinto di se stesse, per non avere nulla a cui  rivolgersi. Tutti gli imperativi, tutti gli ordini sono rimasti sospesi. Sembrerebbe la situazione ideale: una volta che  ciascuna vita rimane nell’assoluta libertà di fare ciò che le aggrada, di attendere a se stessa. Ma il risultato è stato l’inverso: abbandonata a se stessa, ciascuna  vita rimane priva di se stessa, vuota, inattiva. E dato che deve pur riempirsi di qualcosa, s’inventa frivolamente una propria esperienza, si dedica a false occupazioni”  – o s’immagina “nata principessa, cresciuta guerriera”, forte e seduttrice  “angelo bianco con l’anima nera”.
I neri, quelli veri,  che guai a non “accoglierli”,  l’hanno ben misurata ed abbrancata, una sciocchina che si mette in pericolo senza saperlo, bambina già guasta ma ingenua.
Parabola del nostro degrado collettivo, il quartiere di San Lorenzo: una  maceria abbandonata, appartenente al fratello dell’ex sindaco Veltroni, ma non costruita perché – ammettiamolo – è ormai conveniente costruire un condominio  lì? Dopo che Mario Monti ha stroncato il settore edilizio e i consumi interni, non ci sono lì più lavoratori,  le botteghe artigiane  sono state sostituite da spacciatori, occupanti,  zoologia da centri sociali : e la chiamiamo “la movida studentesca”,   – ma quali  studenti  incanagliti la animano?
Su Tripadvisor, i giudizi sul quartiere San Lorenzo:
Attraverso questo quartiere quasi tutti i giorni per andare all’Università. Negli anni ho cercato di esplorarlo il più possibile per trovare qualcosa di carino che mi portasse ad apprezzarlo un po’di più rispetto alla prima negativa impressione che mi ha fatto. Purtroppo, ho trovato ben poco. Il quartiere è piuttosto malfamato e purtroppo la realtà delle cose conferma i racconti e le dicerie. Oltre ad essere pericoloso, soprattutto di notte, è anche terribilmente sporco. La puzza di urina e di spazzatura a volte è davvero insopportabile, soprattutto durante l’estate. Qui e lì ci sono degli angoli carini, negozietti interessanti e belle opere di urban art. Ma si tratta di minuscole oasi in un deserto di degrado. Sono sicura che ci sono persone che apprezzano questo tipo di atmosfera e che considerano questo un luogo da mantenere esattamente così com’é. Ben venga, sicuramente avranno le loro ottime ragioni. Tuttavia, sinceramente non vedo l’ora di terminare gli studi, così non dovrò più mettere piede in questo orribile quartiere. 
A San Lorenzo trovate bar e ristoranti aperti fino a tardi, ma attenzione che come spesso accade nelle zone universitarie si riempie di ubriachi ben e mal intenzionati.
Un intero quartiere (di lunga storia) trasformato in un centro della movida notturna romana. Ristoranti, bar, piano-bar, teatrini, ecc. ecc. Non manca nulla e la scelta è notevole. Poveri residenti. Primo esempio di quartiere sotto ZTL
Una decina di anni fa era il ritrovo preferito di noi giovani studenti o lavoratori per passare una bella serata all’aperto, sia d’estate che d’inverno. Adesso…che amarezza, che degrado, che scempio. Spacciatori ad ogni angolo, gente ubriaca, nessun controllo, sporcizia ovunque. Infrequentabile, invivibile. Un vero peccato! 
 Ci sono delle cose interessanti nel quartiere, locali particolari ma…a distanza di anni ho trovato un degrado tale che mi meraviglio che si possa vivere in una realtà del genere. Tra caos di auto parcheggiate alla rinfusa, strade sporchissime, lezzo di urina sui marciapiedi, be…ripartire è stata una liberazione. Peccato”
Naturalmente  ci sono numerosi, quelli che invece lo trovano “un ottimo quartiere”,  un “quartiere giovane”, antifascista  e di sinistra. E  sono i commenti più allarmanti,  sapere che c’è gente che trova ottimo il  puzzo di orina e “gli zombi” drogati, il rumore insopportabile a tarda notte, la gente pericolosa. Che si trova a suo agio nel degrado e decadenza.  E’ l’incanaglimento di una parte della società italiana, “liberata”, che quando muore lì violentata una bambina, se la prendono con ministro degli Interni  venuto  “per fare propaganda”.
Sono gli stessi che  accoglono i negri. E li “integrano”, eccome, nel  puzzo della rumenta mai raccolta, e nel ciarpame e nel piscio. Un livello di civiltà superiore, non c’è che dire.
Tutta una serie di macerie, di rottami, di avanzi. I detriti di una magistratura che non vede e non opera davvero contro i negri più pericolosi, è anch’essa il detrito di una “giustizia” degradata  che assolve i criminali purché immigrati, e “esita”  ad annullare i domiciliari a questo padre che ha perso ogni autorità, ma che forse sapeva dove andare a cercare la sua piccola guerriera nata principessa e, con l’anima nera.  Come minimo, i negri clandestini senza permesso di soggiorno,  pluri – pregiudicati, regolarmente rilasciati,  dovrebbero essere sottratti a questa magistratura, e affidato a  corti marziali – giustizia militare, processo sommario e pena di morte.  Sarebbe la presa d’atto che la loro “immigrazione” è un atto di guerra – ibrida, naturalmente. Ma  per questo, bisogna che esista un “comando”, e che sia almeno vagamente accettato come legittimo da tutta una popolazione. Siamo ormai al disotto di questa possibilità,  siamo scesi troppo in basso in incanaglimento  collettivo?
La terza è di Maura Manca, psicologa che ha un blog per L'Espresso (AdoleScienza):
Lei è un’adolescente come tante altre, ha quindici anni e mi si è buttata al collo spaventata guardandomi con i suoi occhioni verdi. Mi ripeteva ininterrottamente: “me lo avevi detto”, “me lo avevi detto!”. Avevo capito a cosa si riferisse, ma aspettavo che mi dicesse cosa la scuotesse così nel profondo.
È una delle tante adolescenti che si sentono grandi e che davanti ad un problema in grado di far tremare le loro pseudo certezze si sentono sole e indifese. Un cervello adolescente, e purtroppo anche quello di tanti adulti rimasti adolescenti, non ha ancora acquisito la capacità di discernimento tale da poter aver chiaro il concetto di rischio, di conseguenze, di un dopo che può lasciare anche cicatrici molto profonde.
Si fumano le canne, si drogano in vari modi, bevono alcolici, si sentono grandi, evadono le regole e gli schemi sempre più latitanti e meno presenti nella loro vita. Si sentono vivi facendosi del male, senza rendersi conto che troppe volte giocano a carte con la loro vita, la mettono in gioco come un giocatore d’azzardo mette al centro del tavolo la sua posta, dandogli un valore decisamente troppo basso, sempre che la vita abbia un prezzo. Quando vincono, la maggior parte delle volte direi, si sentono ancora più forti ed onnipotenti, invincibili, come se si mettessero una tuta da super adolescente in grado di proteggerli e di contenere nel contempo le loro fragilità.
Vanno a comprarsi la droga anche da sole, si infilano in tuguri, in appartamenti o luoghi dimenticati da tutti, in mezzo a chi non conoscono e a chi gioca con la loro vita senza pietà, monetizzando tutto, potenzialmente capaci di tutto.
La piccola-grande adolescente al mio collo aveva letto la notizia della povera Desirée di solo un anno più grande di lei, massacrata probabilmente da un branco di freddi assassini con sembianze di esseri umani privi di umanità che hanno approfittato di lei drogandola, violentandola e lasciandola buttata lì, come se quel corpo non avesse un’anima, come se quella non fosse una persona, come se quella adolescente fosse un oggetto da sopraffare come un branco di lupi affamati intorno alla loro preda.
Me lo avevi detto di stare attenta quando mi vado a comprare il fumo da sola in questi posti. Me lo hai detto tante volte che è pericoloso e io so che tu mi dici la verità, però non pensavo potesse capitare una cosa del genere e forse neanche lei lo pensava, forse anche lei faceva come me, forse a lei nessuno le ha mai detto di stare attenta, perché io alla fine ti ho ascoltato e se non lo avessi fatto forse sarebbe capitato anche a me”.
Tocco quotidianamente con mano l’ingenuità in cui si incastrano senza neanche rendersene conto, le condizioni di grave rischio che corrono inconsapevolmente, la ricerca di questa euforia, di questo sentirsi grandi e potenti in un sistema che tende a schiacciarli con un dito puntato senza dargli una mano concreta. Purtroppo tante volte le parole non bastano, per comprendere nel profondo le cose hanno bisogno di sbatterci il muso e in alcuni casi farsi anche del male. La vita quando insegna è una madre crudele, non te la manda a dire, arriva dritta come un treno in corsa. Siamo noi che dobbiamo comprendere i suoi insegnamenti, siamo noi adulti che dobbiamo essere credibili se vogliamo essere efficaci con gli adolescenti.
Non è vero che non ascoltato, hanno solo bisogno di qualcuno che li prenda per mano e li guidi, hanno bisogno di qualcuno che li comprenda e gli dia concretezza, non solo parole. Per essere credibili ed efficaci si deve essere prima di tutto coerenti. Questi ragazzi sono vittime di un disallineamento generale del sistema, sono figli del conflitto e della disarmonia valoriale che li spinge ad una deriva educativa che loro tentano di gestire attraverso questi comportamenti devianti e a rischio.
Vedi anche:

1/ Non gli stranieri, bensì prima gli spacciatori italiani. Non un caso isolato, bensì il dramma della droga che opprime l’intero San Lorenzo. Peppone e don Camillo debbono accorrere insieme in aiuto di un quartiere degradato e bellissimo, di Andrea Lonardo 

2/ La morte di Desirée. Parsi: cresciuta senza punti di riferimento, li ha cercati nel branco e nella droga. La psicologa: «Modelli sbagliati e nessuna difesa», di Lucia Bellaspiga

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