San Giovanni XXIII: l'11 ottobre la memoria liturgica del Papa "buono"
L’11 ottobre è il giorno della memoria liturgica di San Giovanni XXIII. Una data che in realtà è un intreccio di celebrazioni, dal primo passo del Concilio Vaticano II alla celebre sera del “Discorso alla Luna” (vedi in fondo al post insieme al "decalogo della quotidianità".
Così Vatican news:
Da Sotto il Monte alla vetta della santità. Nato tra poche anime per servirle tutte. L’alfa e l’omega di Angelo Roncalli, bimbo nato in una cascina e destinato, col nome di Giovanni XXIII, a rivoluzionare la Chiesa. Che dal 2014, anno della Canonizzazione, lo celebra l’11 ottobre, una data emblematica per il Pontificato di Papa Roncalli, la stessa in cui nel 1962 dava l’avvio al Vaticano II.
A Sotto il Monte
Tra maggio e giugno scorsi, le spoglie del Papa Santo sono tornate per un paio di settimane sui luoghi dell’infanzia e della giovinezza. Tra Bergamo e il paese natale, la presenza più che il ricordo di Giovanni XXIII si è fatta commozione e aneddoto, rilettura degli inizi e dell’intera traiettoria che portò il figlio di contadini a reggere il timone della barca di Pietro. In quella circostanza Vatican News inaugurò un suo personale format del genere WebDoc – analogo a quello utilizzato in questi giorni per Paolo VI – pubblicando sul proprio portale ogni giorno, dal 21 maggio al 10 giugno, una clip video incentrata tanto sul pellegrinaggio delle spoglie quanto su alcuni aspetti più o meno noti del “Papa buono”.
La sera della Luna
L’11 ottobre è anche il giorno di un’altra ricorrenza, che il calendario ufficiale non contempla ufficialmente ma che è passata alla storia, cristallizzata e tramandata da 56 anni di racconti. Quella sera, la sera d’avvio del Concilio, Giovanni XXIII si affaccia alla finestra che dà su Piazza San Pietro e pronuncia quello che è poi passato alla storia come il “Discorso della Luna”. È la sera della “carezza in mondovisione”, la carezza che il Papa offre ai figli di coloro che quella sera guardavano il Papa tra le fiaccole della folla o dal biancogrigio di qualche raro apparecchio televisivo.
Piccolo gesto grande
Quella carezza dell’11 ottobre nessuno l’ha dimenticata perché in fondo è una grande eredità. Perché in seguito Giovanni XXIII parlerà eminentemente di pace aiutando il mondo tramortito dalla guerra fredda a ritrovare il calore del buon senso. E prenderà per mano una Chiesa lontana da quel mondo in fuga avviandola in uscita da sé, verso una rinascita e una nuova prossimità con la gente. Grandi gesti, parole uniche. Alla cui base si può cogliere la concretezza del figlio nato a Sotto il Monte e cioè radicato alla terra e agli affetti spontanei. I sentimenti di persone alla Angelo Roncalli - o alla Papa Francesco che spesso ne parla - ovvero coloro che quando un rapporto si incrina e promette burrasca suggeriscono di farsi vicini e di placare la tempesta, che sia internazionale o solo domestica, così, con una carezza.
11 ottobre
SAN GIOVANNI XXIII, papa
Dal Comune dei pastori: per un papa.
Ufficio delle letture
Seconda lettura
Dai «Discorsi» di san Giovanni XXIII, papa
(Solenne apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, 11 ottobre 1962: AAS 54 [1962], 786-787. 792-793)
La Chiesa è madre amorevolissima di tutti
La Madre Chiesa si rallegra perché, per un dono speciale della Divina Provvidenza, è ormai sorto il giorno tanto desiderato nel quale qui, presso il sepolcro di san Pietro, auspice la Vergine Madre di Dio, di cui oggi si celebra con gioia la dignità materna, inizia solennemente il Concilio Ecumenico Vaticano II.Dopo quasi venti secoli, le situazioni e i problemi gravissimi che l’umanità deve affrontare non mutano; infatti Cristo occupa sempre il posto centrale della storia e della vita: gli uomini o aderiscono a lui e alla sua Chiesa, e godono così della luce, della bontà, del giusto ordine e del bene della pace; oppure vivono senza di lui o combattono contro di lui e restano deliberatamente fuori della Chiesa, e per questo tra loro c’è confusione, le mutue relazioni diventano difficili, incombe il pericolo di guerre sanguinose.
Aprendo il Concilio Ecumenico Vaticano II, è evidente come non mai che la verità del Signore rimane in eterno. Vediamo infatti, nel succedersi di un’età all’altra, che le incerte opinioni degli uomini si contrastano a vicenda e spesso gli errori svaniscono appena sorti, come nebbia dissipata dal sole.
Non c’è nessun tempo in cui la Chiesa non si sia opposta a questi errori; spesso li ha anche condannati, e talvolta con la massima severità. Quanto al tempo presente, la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore; pensa che si debba andare incontro alle necessità odierne, esponendo più chiaramente il valore del suo insegnamento piuttosto che condannando. Non perché manchino dottrine false, opinioni, pericoli da cui premunirsi e da avversare; ma perché tutte quante contrastano così apertamente con i retti principi dell’onestà, ed hanno prodotto frutti così letali che oggi gli uomini sembrano cominciare spontaneamente a riprovarle, soprattutto quelle forme di esistenza che ignorano Dio e le sue leggi, riponendo troppa fiducia nel progresso della tecnica, fondando il benessere unicamente sulle comodità della vita. Essi sono sempre più consapevoli che la dignità della persona umana e la sua naturale perfezione è questione di grande importanza e difficilissima da realizzare. Quel che conta soprattutto è che essi hanno imparato con l’esperienza che la violenza esterna esercitata sugli altri, la potenza delle armi, il predominio politico non bastano assolutamente a risolvere per il meglio i problemi gravissimi che li tormentano.
Così stando le cose, la Chiesa Cattolica, mentre con questo Concilio Ecumenico innalza la fiaccola della verità cattolica, vuole mostrarsi madre amorevolissima di tutti, benigna, paziente, mossa da misericordia e da bontà verso i figli da lei separati. All’umanità travagliata da tante difficoltà essa dice, come già Pietro a quel povero che gli aveva chiesto l’elemosina: "Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!" (At 3,6). In altri termini, la Chiesa offre agli uomini dei nostri tempi non ricchezze caduche, né promette una felicità soltanto terrena; ma dispensa i beni della grazia soprannaturale, i quali, elevando gli uomini alla dignità di figli di Dio, sono di così valida difesa ed aiuto a rendere più umana la loro vita; apre le sorgenti della sua fecondissima dottrina, con la quale gli uomini, illuminati dalla luce di Cristo, riescono a comprendere a fondo che cosa essi realmente sono, di quale dignità sono insigniti, a quale meta devono tendere; infine, per mezzo dei suoi figli manifesta ovunque la grandezza della carità cristiana, di cui null’altro è più valido per estirpare i semi delle discordie, nulla più efficace per favorire la concordia, la giusta pace e l’unione fraterna di tutti.
Responsorio |
Cfr. Mt 16, 18; Ps 47 (48), 9
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V. Dio l’ha fondata per sempre:
R. e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa.
Orazione
Dio onnipotente ed eterno, che in san Giovanni, papa, hai fatto risplendere in tutto il mondo l’immagine viva di Cristo, buon pastore, concedi a noi, per sua intercessione, di effondere con gioia la pienezza della carità cristiana. Per il nostro Signore.Discorso della Luna:
Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero. Qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera, a guardare a questo spettacolo, che neppure la Basilica di San Pietro, che ha quattro secoli di storia, non ha mai potuto contemplare. La mia persona conta niente, è un fratello che parla a voi, diventato padre per volontà di Nostro Signore, ma tutti insieme paternità e fraternità e grazia di Dio, facciamo onore alle impressioni di questa sera, che siano sempre i nostri sentimenti, come ora li esprimiamo davanti al Cielo, e davanti alla Terra: Fede, Speranza, Carità, Amore di Dio, Amore dei Fratelli. E poi tutti insieme, aiutati così, nella santa pace del Signore, alle opere del Bene. Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa. Troverete qualche lacrima da asciugare, dite una parola buona: il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell’amarezza.Il decalogo della quotidianità di Papa Giovanni XXIII:
1) Solo per oggi, cercherò di vivere alla giornata (in senso positivo), senza voler risolvere il problema della mia vita tutto in una volta.2) Solo per oggi, avrò la massima cura del mio aspetto: vestirò con sobrietà; non alzerò la voce; sarò cortese nei modi; non criticherò nessuno; non pretenderò di migliorare o disciplinare nessuno tranne me stesso.3) Solo per oggi, sarò felice nella certezza che sono stato creato per essere felice non solo nell’altro mondo, ma anche in questo.4) Solo per oggi, mi adatterò alle circostanze, senza pretendere che le circostanze si adattino tutte ai miei desideri.5) Solo per oggi, dedicherò dieci minuti del mio tempo a qualche lettura buona, ricordando che come il cibo è necessario alla vita del corpo, così la buona lettura è necessaria alla vita dell’anima.6) Solo per oggi, compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno.7) Solo per oggi, farò almeno una cosa che non avrei gusto di fare, e se mi sentirò offeso nei miei sentimenti, farò in modo che nessuno se ne accorga.8) Solo per oggi, mi farò un programma: forse non lo seguirò a puntino, ma lo farò. E mi guarderò da due malanni: la fretta e l’indecisione.9) Solo per oggi, crederò fermamente, nonostante le apparenze, che la buona provvidenza di Dio si occupa di me come di nessun altro esistente al mondo.10) Solo per oggi, non avrò timori. In modo particolare non avrò paura di godere di ciò che è bello e di credere alla bontà. Posso ben fare, per dodici ore, ciò che mi sgomenterebbe se pensassi di doverlo fare per tutta la vita.