Ho già scritto sulle ambiguità e i pericoli legati a questa festa. Vorrei ora invece portare alcune riflessioni cattoliche che smorzano la dura opposizione che buona parte della Chiesa ha da tempo riservato a questa tradizione importata con successo anche in Italia. Le riflessioni sono di don Mauro Leonardi e di p. Alberto Maggi. Aggiungo in fondo al post anche una interessante proposta-riflessione di qualche anno fa degli animatori salesiani e quello recente proposto da E' il cielo che regge la terra:
IlSussidiario – Halloween. Ecco perché i cristiani non devono averne paura
Ogni 31 ottobre riparte la battaglia sui
social tra chi dice “no” ad Halloween e posta vite di santi e tra chi dice “sì”
e mette le foto dei figli mascherati. Chi grida all’invasione culturale e chi
dice: lasciamo divertire i bambini.
Nei banchi di scuola, nelle aule di
catechismo, nelle chiacchiere fra mamme, c’è chi sostiene che Halloween sia una
festa innocua come tante, basta divertirsi e stare con gli amici, e chi dice:
si comincia con una zucca intagliata e si arriva alle messe nere. Io, lo dico
subito, sto da sempre coi primi ma, finché non ho visto i volti di bimbi
inondati dalle lacrime per la proibizione dei genitori alla festicciola
“dolcetto scherzetto”, ridevo sinceramente divertito. Andavo al supermercato,
trovavo zucche mascherate e broccoli lasciati nudi e mi dicevo che quando le
“questioni” arrivavano tra i banchi dell’ortofrutticolo era possibile non
averne più paura.
Poi però trovo quelli che la mettono sul piano dell’eresia, del pianto, del
paganesimo, del rito wicca e dico: un attimo. Parliamone.
Un modo per farlo è andare alle radici di questa festa. Sono lontane nel tempo
e anche geograficamente ma è proprio oggi, al tempo delle distanze annullate da
internet, che dovremmo trovare questa lontananza, se non una ricchezza,
almeno un’occasione per conoscerci di più. È una storia un po’ lunga e c’entra
Carlo Magno. nell’intero ve la risparmio ma, in sostanza, dice che
Halloween
nasce come festa dei santi, non di quelli famosi e da altare ma di quelli
piccoli, di famiglia: i nostri morti.
Il nome deriva dall’antica festa di All
Hallow, di Ogni Santi. Bisogna risalire all’antica Irlanda,
quando c’era il dominio dei Celti. A quell’epoca, cioè alla metà del IX secolo,
Papa Gregorio IV istituì la festa di Ognissanti e la fissò in perfetta corrispondenza
con l’antica Samhain, appunto di origine celtica, che era il 1° novembre.
Poiché la festa sottolinea proprio la comunione dei vivi coi propri morti, il
passo dall’immaginare che tornino sulla terra per far visita ai parenti, è
breve. È sbagliato, ma io non mi scandalizzo che avvenga. Completamente diverso
invece è il giudizio che do rispetto a quanti, in occasione della festa, cadono
nell’occultismo o, peggio, alle messe nere. Grazie al Cielo però sono
pochissimi casi e purtroppo avvengono non solo per il 1° novembre ma anche per
le altre più importanti solennità cristiane. Chi non ci crede, legga “Fuggita
da Satana” (Piemme, 2007) e avrà il racconto, fatto da una ex sacerdotessa di
Satana, di come il demonio abbia un proprio “anno liturgico” al contrario,
ricalcato su quello della chiesa cattolica. E riguarda Pasqua, Natale,
Assunzione e così via. Non solo il 1° novembre. Se tua figlia quindi si veste
da streghetta ricorda che tutto ciò che è umano è cristiano e viceversa. Che è
giusto sforzarsi di ripulire Halloween dagli aspetti commerciali e che però è
bello farlo parlando dei nostri defunti a partire dal modo semplicemente umano
di parlare dei nostri cari morti. E si può farlo benissimo mentre mascheriamo
uno dei nostri figli con la zucca.
Certo, la festa si è imbastardita e
imbruttita con una visione della morte più truculenta e demoniaca che
cristiana.
Certo nel tempo si è persa la dimensione familiare, di attesa, di
custodia, degli affetti, ed è diventata consumistica. Ma, dai, forza,
facciamo i cristiani. Quelli che hanno fatto diventare Natale, la festa del Dio
Sole. Se vogliamo che le cose cambino in meglio o che tornino all’originaria
bellezza, la strategia migliore è riempirle di nuovo buon senso e di
nuova bellezza. Un bambino mascherato che chiede dolcetti è buono e bello, non
bisogna farlo piangere. Altrimenti quando sarà grande darà la colpa non alle
streghette ma a “Ogni Santi”.
Una famiglia che fa festa in casa e apre la
porta blindata per donare caramelle è buona e bella.
E i giovani
e le messe nere?
Il demonio, come dicevo, opera sempre e sempre ci attende
nelle nostre debolezze e fragilità e nei nostri dubbi. Sempre. Non aspetta il
31 ottobre. Invece non può nulla quando siamo forti di felicità ed è disarmato
di fronte ad una festa.
La zucca mascherata al supermercato può essere
come l’aglio per i vampiri: tenere lontano ciò che di
brutto è stato messo in Halloween.
Ripartiamo
dal parlare dei nostri morti.
Ripartiamo dalle nostre porte blindate e
chiuse.
Ripartiamo dai nostri giovani.
Ripartiamo.
Il biblista Maggi agli ultrà cattolici: “Halloween nonè il trionfo del male”
LA PAURA DEL SORRISO
Ogni
anno, con l’avvicinarsi della festa di Halloween, riprende con forza la
crociata degli ultrà cattolici che vedono in questo evento il
trionfo del male, una sorta di sabba satanico, popolato da
streghe, diavoli, demòni, e ogni altra infernale creatura. Questi
zelanti crociati sono sempre in guerra, devono continuamente
combattere contro qualcuno, e se non trovano il nemico, lo inventano. Per essi
la festa di Halloween è un’attrazione irresistibile, non si trattengono e
tirano fuori tutta la cattiveria repressa e la violenza verbale contro chi
sorride di questa festa.
Da
che nasce tutto quest’astio? Perché i super
cattolici hanno paura del riso? Per costoro, che indubbiamente vivono
una loro spiritualità, questa s’intende come qualcosa contrapposta al corpo,
alla carnalità, alla materia, qualcosa che entra in conflitto con la felicità
umana, quasi che per essere spirituali occorra rinnegare una parte importante
ed essenziale della propria vita, quella dei sensi e del piacere. La spiritualità per costoro sembra relegata
al mondo dello spirito e non della materia, del divino e non
dell’umano, del religioso e non del profano, dell’eterno e non del temporale.
Tutto
ciò nasce dal fatto che nel
cattolicesimo siamo eredi di una spiritualità che distaccatasi dai vangeli ha
devastato a volte in maniera irrimediabile la vita dei credenti.
Uno dei grandi responsabili di questa devastazione fuunpapa del medioevo, Innocenzo
III. Quando ancora era cardinale, scrisse Il disprezzo del mondo, libro
che per circa sei secoli fu un bestseller e formò, o meglio deformò, la
spiritualità cristiana.
Lotario, confondendo il suo tetro
pessimismo per sante ispirazioni, scrisse: “L’uomo
viene concepito dal sangue putrefatto per l’ardore della libidine, e si può
dire che già stanno accanto al suo cadavere i vermi funesti. Da vivo generò
lombrichi e pidocchi, da morto genererà vermi e mosche; da vivo ha creato
sterco e vomito, da morto produrrà putredine e fetore; da vivo ha ingrassato un
unico uomo, da morto ingrasserà numerosissimi vermi… Felici quelli che muoiono
prima di nascere e che prima di conoscere la vita hanno provato la morte…
mentre viviamo continuamente moriamo e finiremo di essere morti allorquando
finiremo di vivere, perché la vita mortale altro non è che una morte vivente…” (De
cont. mundi 3,4).
I danni prodotti da questa letteratura tetra (basta citare l’Imitazione
di Cristo) sono stati devastanti. La teologia nei secoli si è occupata più della
sofferenza che dell’allegria, della mortificazione anziché del
piacere, del pianto più del riso (“Gesù
non ha mai riso” era nel sec. XVIII l’imperativo di
predicatori incapaci di un sorriso), e l’abito da lutto divenne la divisa di
preti e suore.
I teologi si sono interessati più della morte
che della vita. L’unica vita che li interessava era quella eterna, dell’al di
là. La vita terrena non era altro che un’immensa valle di lacrime nella quale
sguazzavano le pie anime devote in attesa della morte: “La mattina, fa’ conto di non arrivare alla
sera: e quando poi si farà sera, non osare sperare nel domani. Sii dunque
sempre pronto…”(Imitazione di Cristo, XXIII, 1).
Una spiritualità che divinizzava la
sofferenza e la morte non aveva altro rimedio che insegnare ai credenti di
porre l’unica speranza nell’altra vita, la sola degna di essere chiamata
tale. La felicità degli uomini in questa esistenza non era contemplata.
Per spiritualità cristiana, evangelica,
s’intende una vita guidata, potenziata, arricchita dallo Spirito di Gesù, lo
Spirito Santo, la forza vitale che proviene da Dio ed è la vita stessa di Dio
che viene comunicata. Questa
spiritualità non entra in conflitto con la vita, ma la potenzia, non è una
rivale della felicità, ma la permette, non diminuisce la
persona, ma l’arricchisce, non toglie il sorriso, ma lo illumina.
Stai pensando di organizzare una festa di Halloween per i tuoi ragazzi? Stai pensando di distoglierli dal farlo altrove? Stai pensando di boicottare questa festa? Noi ti proponiamo 6 regole per festeggiare Halloween con uno spirito diverso.
1. Non chiamarla “la festa di Satana”
Tanti cristiani parlano di Halloween come una specie di messa nera
nazionale. In realtà è la vigilia di ognissanti (dall’inglese All Hallows’ Eve). Qualcuno dirà: “si ma è stata corrotta dalla società moderna, è diventata una cosa diabolica”. In realtà è il contrario… questa festa nasce da una festa celtica chiamata
Samhainche nel VIII secolo divenne la festa di
Ognissanti: Alcuino di York, monaco sassone di formazione irlandese, uno dei più autorevoli consiglieri di Carlo Magno, pensò di dare un significato cristiano alla festa pagana che commemorava i morti, non possiamo riprovarci?
2. Non bisogna per forza creare un’alternativa
Qualcuno ha iniziato a celebrare il 31 ottobre “HolyWeen” o “HolyWings” o cose del genere… questo non è di per se sbagliato… ma se invece che trovare una festa alternativa provassimo a creare un modo alternativo per vivere la stessa festa? Potremmo contribuire a ri-battezzare questa festa come fecero nel VIII secolo!
3. Divertiti
Siamo gente di festa, lo sappiamo bene. Cercare di festeggiare Halloween mettendo da parte il divertimento che i ragazzi cercano in questa serata non servirà a nulla.
Don Bosco nonostante non abbia mai cessato di indicare Dio quale fonte della gioia vera ha intercettato il desiderio di felicità presente nei giovani e ha declinato la loro gioia di vivere nei linguaggi dell’allegria, del cortile e della festa. (CHÁVEZ, Strenna 2013, 19.)
4. Evangelizza nel divertimento
Potremmo provare a fare 3 ore di adorazione e poi una messa notturna… ai ragazzi sicuramente piacerà! …ehm… no.
Cogli l’occasione per parlare della santità, approfitta per mettere su qualche poster che parla di santità, della santità di Domenico Savio o di qualche altro santo giovane… evangelizza e nutri il cuore dei tuoi ragazzi, ma mantieni l’atmosfera allegra.
5. Non cambiare le regole del gioco
L’ambientazione mostruosa non deve mancare (tra l’altro è quello che rende interessante per i giovani questa festa) ma approfitta per trattare il tema della morte e della vita. Riprendiamo l’uso dei Gargoyles delle chiese medievali… in fondo servivano a farci ricordare uno dei temi più importanti che la società cerca di cancellare: la morte.
6. Sii santo
Il tema della festa di Halloween dovrebbe essere quello di ricordarci di essere santi, e di esserlo fin da ora senza aspettare il futuro… anche perché la morte non è così lontana (ricordati che devi morire!!).
È nata per questo infondo. Festeggia in questa serata gli onomastici di quelli che non hanno un proprio onomastico, festeggia le tappe importanti della vita sacramentale dei tuoi ragazzi, festeggia il cammino di santità a cui tutti siamo chiamati!
E tu, cosa ne pensi? Se sei d’accordo con questa nuova “visione” della festa di Halloween puoi pensare ad organizzare qualcosa del genere nel tuo oratorio, ma non dimenticare che la prima cosa da fare è mettersi d’accordo con il tuo o la tua responsabile dell’ambiente. Potrebbe non condividere questa visione o potrebbe avere qualche idea diversa.