Qualche riflessione sull’omosessualità
La morale sessuale cattolica chiede
ad ogni cristiano di vivere in perfetta castità, dichiarando illecito e
peccaminoso ogni atto sessuale vissuto al di fuori del matrimonio. A maggior
ragione condanna i rapporti sessuali vissuti con persone dello stesso sesso:
essi non solo sono vissuti al di fuori del matrimonio, ma escludono ogni possibile
apertura alla vita.
La
posizione della Chiesa cattolica sull’omosessualità è chiara: tende innanzitutto
a garantire il rispetto della persona, condannando ogni forma di
discriminazione[1],
poi distingue quelle che sono le inclinazioni omosessuali dalla scelta concreta
di assecondare o vivere tali inclinazioni. Queste sole la Chiesa condanna,
ritenendo gli atti omosessuali una devianza rispetto l’ordine naturale
stabilito da Dio: per la Chiesa essi vivono la propria sessualità in modo
disordinato e peccaminoso[2].
L’ideale
proposto agli omosessuali cattolici è chiaro, duro e altissimo: vivere la
castità per sempre, limitandosi all’affetto fraterno che può essere trovato nell'amicizia. Ma non ci si può avvicinare all’ideale vivendo una sessualità
finalizzata alla relazione (e realizzazione) interpersonale caratterizzata da
rispetto, fedeltà e amore?
Nella Bibbia si accenna all’omosessualità in Genesi 13,13
dove si dice che “gli uomini di Sòdoma
erano perversi e peccavano molto contro il Signore” e più avanti si
specifica il loro peccato: Lot ha accolto due angeli e li invita a dormire da
lui. Gli abitanti di Sodoma, saputolo, gli intimano: “Falli uscire da noi, perché possiamo abusarne!”[3].
Nasce da qui la parola sodomia indicante la pratica del sesso anale, e più
specificamente degli atti omosessuali maschili. In realtà la condanna di Sodoma
nella Bibbia non è tanto legata al compimento di atti omosessuali, ma
essenzialmente all'offesa compiuta contro degli ospiti. Così il profeta
Ezechiele rilegge il peccato di Sodoma in un senso più ampio e diverso: “Ecco, questa fu l'iniquità di tua sorella
Sòdoma: essa e le sue figlie erano piene di superbia, ingordigia, ozio
indolente. Non stesero però la mano contro il povero e l'indigente”[4].
Solo in Levitico 18,22 (“Non avrai con maschio relazioni come si hanno con donna: è
abominio”) e 20,13 (“Se uno ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due hanno commesso
un abominio; dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro”)
il giudizio è senza appelli, ma espresso in un contesto di purità cultuale.
Netta è infine la
condanna paolina espressa in questi brani: Rm 1,26-27 (“Per questo Dio li ha abbandonati a passioni
infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro
natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale
con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo
atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione
che s'addiceva al loro traviamento”);
1Cor 6,9-10 (“Non
illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri,
né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio”) e 1Tm 1,9-10 (“sono convinto che la legge non è fatta per il
giusto, ma per gli iniqui e i ribelli, per gli empi e i peccatori, per i
sacrileghi e i profanatori, per i parricidi e i matricidi, per gli assassini, i fornicatori, i pervertiti, i trafficanti
di uomini, i falsi, gli spergiuri e per ogni altra cosa che è contraria alla
sana dottrina”).
Jesus,
il mensile paolino, ha dedicato la copertina del numero di giugno 2016 al
dibattitto sull’omosessualità (“Tabù cattolico?”) scatenando diverse e vivaci
reazioni. Il direttore cita un passo dell’Amoris
laetitia di papa Francesco: “Ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento
sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura
di evitare «ogni marchio di ingiusta discriminazione» e particolarmente ogni forma di
aggressione e violenza” (n.250). Nel servizio viene evidenziata l’affermazione
che è “superata l’idea che la Bibbia condanni gli omosessuali”. Chiarisce
Fumagalli: “Il giudizio che nella Bibbia viene dato sull’omosessualità non può
essere semplicemente trasferito all’oggi”. Ad esempio “l’esercizio della
sessualità omosessuale entro una relazione stabile e duratura nella Bibbia non
è conosciuto”.
Ma
cosa determina l’omosessualità? La scienza non ha risposte univoche e chiare,
così la Chiesa non avanza particolari ipotesi, ma non esclude che si possa trattare
di una devianza psicologica, che può essere affrontata con l’aiuto di
specialisti e, in alcuni casi, anche risolta. Ricordiamo la canzone di Povia:
“Luca era gay, ma ora sta con lei” e le polemiche relative ad alcuni professori
di religione aspramente criticati per aver parlato dell’omosessualità come di
una malattia da curare. Sta di fatto che l’incertezza sulle cause è ulteriore
motivo per esprimersi con cautela, visto anche il clima di intolleranza omofila
nei confronti della Chiesa. Prendiamo il caso della comunità Courage, fondata nel 1980 dal servo di
Dio Terence Cooke, arcivescovo di New York e da qualche anno presente anche in
Italia[5].
Essa è finalizzata ad aiutare i soggetti omosessuali a vivere la propria
omosessualità secondo i principi della chiesa cattolica. Il settimanale L’Espresso ha pubblicato nel dicembre
2015 un reportage a cura del giornalista Michele Sasso[6],
militante Lgbt, infiltratosi in un incontro dell’associazione. Il titolo
dell’articolo è eloquente: “Io, per un giorno con la setta di chi vuole
“guarire” gli omosessuali in Italia”. L’accompagnamento di gruppi di cattolici
omosessuali viene letto dal giornalista come omofobia e l’associazione viene
definita una “setta” che, secondo l’apporto di un “autorevole psicologo”
sarebbe causa di danni gravissimi e suicidi. Sul
quotidiano Avvenire, Luciano Moia ha precisato:
si tratta di iniziative che fanno parte di un
percorso, liberamente proposto e altrettanto liberamente accolto da chi decide di aderirvi, fondato su due obiettivi: la riflessione
sulla propria sessualità e l’accoglienza della Parola di Dio come regola in
base alla quale organizzare la propria vita. Difficile cogliere in questo programma
spirituale un’offesa alle condizioni delle persone omosessuali e, soprattutto,
la volontà di proporre una ‘terapia riparativa’[7].
Sempre
Avvenire ha ospitato una polemica che illustra bene come la Chiesa viva
tensioni interne tra chi condanna ogni forma di omosessualità e chi, anziché
condannare, cerca di distinguere e chiarire: il 7 agosto 2016 il giornale ha
riferito il caso di una coppia di anziani omosessuali che, dopo 50 anni di vita
comune, sono stati uniti in “matrimonio” dal sindaco di Torino e hanno espresso
il desiderio di andare a Lourdes per ringraziare la Madonna. Le reazioni di
alcuni lettori, sempre ospitate dal quotidiano della CEI, non si sono fatte
attendere: alcuni criticano non solo la coppia, ma anche la scelta di Avvenire
di pubblicarne la notizia senza una condanna “appropriata”. C’è chi si chiede
se Avvenire sia ancora un giornale cattolico e trova “blasfema” la decisione
dei due di andare a Lourdes. Risponde il direttore:
Sono convinto che ai cristiani sia
chiesto qualcosa in più della 'civiltà' formale delle proprie opinioni, anche e
soprattutto se ci si avventura a giudicare la vita e la fede degli altri. (…)
In particolare, mi chiedo: ma come si fa, in assoluto, e senza sapere nulla
della vita di quelle altre persone, a condannare come «blasfema» un’intenzione
di pellegrinaggio a Lourdes per ringraziare di ciò che si è avuto nel corso
della propria esistenza? E come si fa a immaginare e porre, noi, limiti
all’amore di Maria, madre di Dio e madre nostra?[8]
Sta di fatto che molti cattolici
rimangono sconcertati dalle posizioni “aperte” di papa Francesco il quale ad
esempio, sul volo di ritorno dall’Armenia (era il 26 giugno 2016), rispondendo ad una domanda di un giornalista che gli
chiedeva se era d’accordo con le affermazioni del cardinal Marx[9], ha affermato:
Ripeto quello che dice il Catechismo della
Chiesa Cattolica: che non vanno discriminati, che devono essere rispettati,
accompagnati pastoralmente. (…) Io credo che la Chiesa non solo debba chiedere
scusa a questa persona che è gay, che ha offeso, ma deve chiedere scusa anche
ai poveri, alle donne e ai bambini sfruttati nel lavoro; deve chiedere scusa di
aver benedetto tante armi…(…) La cultura è cambiata, grazie a Dio. Come
cristiani dobbiamo chiedere tante scuse, non solo su questo. Perdono, e non
solo scuse![10]
Le resistenze ostili
di molti cattolici sembrano contrapposte alle aperture che la maggioranza dei
giovani occidentali hanno riguardo all’omosessualità i quali rimangono a loro
volta sconcertati dalle chiusure “omofobiche” espresse da una larga parte di
cattolici. Del resto la parola d’ordine che vige nelle società occidentali è
che tutto è lecito, tutto è normale, tutto è naturale. Non c’è alcuna
differenza, se non in termini di “attrazione” e di scelte personali, tra chi è
eterosessuale e chi è omosessuale. Ciascuno segue i propri impulsi, la propria
“natura”. Se la pensi diversamente, se osi dubitare che dietro l’omosessualità
possano esserci problemi psicologici e che ci sia un ordine naturale dato da un
Creatore e che l’atto omosessuale possa essere una devianza rispetto tale
ordine, puoi aspettarti di essere considerato un retrogrado reazionario, un
sobillatore di pregiudizi, un “razzista” intollerante… e magari venir
denunciato per le tue opinioni (o per i tuoi dubbi), come è già successo ad
altri.
Ho davanti uno dei
tanti siti di scuole psicologiche: questo è dell’Istituto A. T. Beck (“terapia
cognitivo comportamentale) che, alla voce “omosessualità”[11]
scrive: “Diciamo subito, senza equivoco alcuno,
che tutte le principali organizzazioni di salute mentale sono d’accordo
nell’affermare che l’omosessualità non è una malattia, ma una “variante non
patologica del comportamento sessuale”. E alla domanda del perché alcune
persone siano attratte da persone dello stesso sesso, la risposta è: “Per la
stessa ragione per cui altri individui sono attratti da persone del sesso
opposto”. E ancora: “L’omosessualità è una scelta?”. Risposta ovvia: “Non
è una scelta, come non è una scelta l’eterosessualità” “C’è una cura per
l’omosessualità?” “Non ci può essere una cura per l’omosessualità, perché
l’omosessualità non è una malattia. Chiunque dica il contrario diffonde un
pregiudizio privo di valore scientifico”. “I rapporti omosessuali sono
naturali?” “Si. Il sesso tra le persone dello stesso sesso è presente in tutta
la storia dell’umanità, sin dall’antica Grecia”. Guai a dubitare!
[1] “Devono essere
accolti con rispetto, compassione e delicatezza. A loro riguardo si eviterà
ogni marchio di ingiusta discriminazione” (CCC 2358).
[2] “Appoggiandosi
alla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi
depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che “gli atti di omosessualità
sono intrinsecamente disordinati”. Sono contrari alla legge naturale” (CCC
2357).
[3] Gen 19,5
[4] Ez 16,49
[5] www.courageitalia.it/ Courage,
approvata dalla chiesa, fornisca alle persone omosessuali che lo desiderino un
percorso pastorale di accompagnamento nella castità.
[9] Il
cardinale e arcivescovo di Monaco, in un convegno internazionale a Dublino,
affermava che la Chiesa doveva chiedere scusa alla comunità gay.
[11] https://www.istitutobeck.com/omosessualita