L'utero in affitto: le voci contro
La giornata di studi si è tenuta il 23 marzo a Roma presso la Camera dei deputati.
Un’occasione per discutere un tema delicato e importante, mettendo a confronto voci diverse provenienti da rappresentanti della cultura, della scienza, della politica e delle associazioni italiane ed europee, formalizzando la richiesta alle Nazioni Unite di considerare l’utero in affitto una pratica lesiva dei diritti umani delle donne e dei bambini.
L’Osservatore romano ha pubblichiamo l’intervento di Sylviane Agacinski, filosofa e femminista francese del collettivo CoRP che parla di "Una questione di civiltà", mentre Avvenire ospita l'intervento di Susanna Tamaro, nota scrittrice italiana che dichiara: "Non in mio nome". Scrive:
(...) La gestazione per altri è forse la più sofisticata e atroce forma di schiavismo inventata dalla modernità, uno schiavismo in cui il volto della iena è nascosto dietro il sorriso del benefattore, uno schiavismo che furbescamente si ammanta della parola ‘amore’. Un amore che non si riferisce in alcun modo al bene di chi nasce ma soltanto ai desideri dei singoli individui. Già perché all’ideologia marxista leninista si è sostituito un capitalismo senz’anima e questo nuovo totem idolatrico riconosce solo una legge: quella del desiderio del singolo individuo e del profitto che si può ricavare per soddisfarlo. Che la causa generatrice dei figli sia un non ben definito e onnipotente sentimento di amore è una delle grandi bufale propinate dal neosentimentalismo della società consumistica. Da che mondo è mondo la maggior parte delle persone nasce per ragioni per lo più lontanissime dal mantra amoroso. Si può nascere da uno stupro, da un coito fugace nel gabinetto di una discoteca, dall’improvvisa e stupefacente rottura di un preservativo. La vita ha in sé una forza che non richiede, per esistere, la melassa dei nostri sentimenti. Alcuni, fortunatissimi, nascono da un vero rapporto d’amore tra un uomo e una donna che dura nel tempo ma credo si tratti ormai di una minoranza piuttosto esigua. Si nasce perché una donna ha detto il suo sì, perchè - anche se il preservativo si è rotto, anche se neppure si ricorda la faccia del fecondatore - a un tratto ha sentito che quella cosa lì, quel millimetrico ammasso di cellule, in cui già dopo venti giorni si percepisce con chiarezza battere il cuore, è qualcosa di diverso da tutto quello che finora ha conosciuto e che in quella diversità è racchiusa l’ombra del mistero. Un mistero che a chi non sia completamente accecato dalla disperazione o dalle ideologie non può che provocare timore e tremore.L’idea che il fine di ogni vita sia la felicità e che tutto sia giustificato in nome dell’amore è una delle perversioni del pensiero post moderno, oltre che uno dei chiari sintomi della condizione più che crepuscolare del mondo occidentale. La vita è complessità, ingiustizia, confusione, dolore e, meno è soggetta a un progetto interiore, più viene divorata da questo intrico di forze che a tutto pensa tranne che a renderci felici. E oltre a ciò, c’è il carico pesante del destino che agisce con apparente cecità, donando magari ai non meritevoli e punendo i meritevoli. È la complessità del destino a determinarci ed è proprio dall’interrogazione su questa complessità che nascono la poesia, la musica, la filosofia, vale a dire tutto ciò che distingue gli esseri umani dalle altre forme viventi. Interrogarsi, stupirsi, intravedere un orizzonte verso il quale incamminarsi. Se ci commuoviamo ascoltando della musica è grazie a questa complessità, se i nostri bambini fanno domande nel cuore della notte mentre tutti gli altri cuccioli dormono, ancora una volta è per questo. Perché alla base della vita c’è il mistero, e il mistero e l’inquietudine si alimentano costantemente l’un l’altro producendo un unico fuoco. Quel fuoco che rende ogni vita unica e degna di essere vissuta.(...) Come è possibile, lucidamente e scientificamente, decidere di privare una persona della propria memoria genetica - dunque della sua storia, della sua salute fisica e mentale, della sua identità - con l’ infantile convinzione che l’amore possa essere la soluzione a tutto? (...)La gestazione per altri è dunque soltanto la punta di un iceberg - la più vistosa e la più agghiacciante - di uno slittamento della visione antropologica verso un modello ad un’unica dimensione, quella del mercato. (...)Ma se va respinto con fermezza l’atto della maternità surrogata, non va negata la vera esigenza di donare amore che affligge tante coppie che, per ragioni fisiologiche o di genere, sono costrette alla sterilità. (...)Nel mondo ci sono circa 170 miloni di bambini abbandonati, la grande battaglia da fare per spezzare il vertiginoso business dell’utero in affitto - la battaglia che riporta tutto il discorso nuovamente nei confini dell’umano - è quella per leggi migliori, di più ampio respiro e di più rapida attuazione nel campo dell’adozione e dell’affido. Adozioni e affidi, tra l’altro, grazie al diffondersi di queste pratiche e al costo esorbitante necessario per portarle a termine, sono drasticamente crollate. (...)