Il sito
UCCR risponde a chi, quasi in maniera periodica, ripropone il presunto complotto sulle dimissioni di Benedetto XVI:
Dopo la colossale bufala del conclave
invalido, dopo il catastrofismo apocalittico tramite la diffusione di false profezie, dopo
aver accusato Papa Francesco di qualunque cosa, dalla secolarizzazione
occidentale all’ignoranza dei cattolici italiani verso i brani evangelici, il
mondo tradizionalista ha trovato un nuovo passatempo.
Sorprende che ad animare i catto-complottisti sia stato questa
volta un prelato stimato come mons. Luigi Negri,
un’uscita affidata ad un piccolo giornale online locale, Rimini 2.0. Ha abbracciato la
teoria del complotto dietro le dimissioni di Benedetto XVI: «Ho poca conoscenza – per fortuna –
dei fatti della Curia romana», ha dichiarato, «ma sono certo che un giorno
emergeranno gravi responsabilità dentro e fuori il Vaticano. Benedetto XVI ha
subito pressioni enormi. Non è un caso che in America, anche sulla base di ciò
che è stato pubblicato da Wikileaks, alcuni gruppi di cattolici abbiano chiesto al presidente Trump di
aprire una commissione d’inchiesta per indagare se l’amministrazione di Barack
Obama abbia esercitato pressioni su Benedetto. Resta per ora un mistero
gravissimo, ma sono certo che le responsabilità verranno fuori. Si avvicina la
mia personale “fine del mondo” e la prima domanda che rivolgerò a San Pietro
sarà proprio su questa vicenda».
Che mons. Negri sia poco informato della questione, quindi non
direttamente colpevole, è evidente quando definisce “gruppi cattolici” coloro
che hanno chiesto a Trump di indagare sulle presunte pressioni da parte di
Obama. Si tratta in realtà del direttore e dell’editorialista della rivista The Renmant, due noti
sedevacantisti vicini alla Fraternità San Pio X di Marcel
Lefebvre, i loro nomi sono Michael Matt e Christopher A. Ferrara. Non
riconoscono il Concilio Vaticano II, da anni sono definiti “eretici” dal mondo cattolico
statunitense e sono stati socialmente scomunicati nel 2000 dal vescovo di Lincoln, Fabian
W. Bruskewitz, che ha condiviso la presa di distanza da loro da
parte della comunità cattolica americana, in particolare dal magazine The Wanderer che ha criticato la
loro avversione verso Giovanni Paolo II, parlando di «traiettoria scismatica». La
rivista The Remnant e il direttore sono stati anche inclusi dal Southern
Poverty Law Center nella
lista di “gruppi di odio” degli Stati Uniti, avendo promosso
l’antisemitismo. Ferrara ha perfino negato l’Olocausto, ricevendo dure critiche
da parte dei principali siti web cattolici statunitensi.
Se avesse saputo queste cose mons. Negri ci avrebbe pensato due
volte prima di appoggiare l’iniziativa di due sedevacantisti antisemiti.
Questo serve anche per capire chi siano i critici di Papa Francesco e coloro
che hanno inventato il nuovo complotto contro Ratzinger. Si tratta infatti
di un’offesa enorme alla dignità del Papa emerito, che viene descritto
da questi gruppi come un fragile burattino, servile ed obbediente alle presunte
pressioni dei gruppi di potere progressisti. Ratzinger ne esce come un
uomo debole, privo di carisma e di consapevolezza del proprio
ruolo, impaurito dal mondo, dalle minacce e quindi negatore del sostegno che il
Vicario di Cristo riceve dallo Spirito Santo per far fronte alle proprie
responsabilità.
Che il complotto tradizionalista colpisca e ferisca mortalmente la
dignità di Papa Benedetto XVI lo ha dichiarato anche padre
Federico Lombardi, che è stato il suo portavoce e principale
collaboratore per tutti gli anni del pontificato, oggi presidente della
Fondazione Ratzinger. Tali affermazioni hanno suscitato «interrogativi e – a mio avviso –
inutile confusione. Osservo anzitutto che – per fortuna – Mons. Negri riconosce
di conoscere poco i fatti, il che in parte permette di relativizzare le sue
affermazioni, che tuttavia ci vengono presentate come una “certezza”. Io ho
sempre pensato che Benedetto XVI sia un uomo che ha
messo la verità al primo posto. Come si fa a contraddire così
platealmente ciò che ha detto solennemente e poi ribadito? Mi pare una strana
testimonianza di “amicizia” quella di Mons. Negri, che contraddice
trionfalmente ciò che il suo amico dice. Nella sua perfetta lucidità, già
quattro anni fa ne era del tutto consapevole, ed evidentemente ha pensato che
questo sarebbe stato un problema per la comunità della Chiesa. Come dargli
torto? Non mi pare proprio che sia necessario pensare a delle terribili
pressioni d’oltreoceano. Possiamo tranquillamente pensare che la sua sia stata una
decisione molto saggia e ragionevole, davanti a Dio e davanti agli uomini».
L’immediato intervento di padre Lombardi è stato sminuito da Antonio Socci il quale, in modo come sempre
disonesto, lo ha definito un «membro
dell’entourage bergogliano, portavoce di Bergoglio». Qualunque cattolico sa
che padre Lombardi è stato scelto da Benedetto XVI per essere il suo portavoce
durante il pontificato, ha poi continuato per altri tre anni il suo ruolo nella
sala stampa vaticana dopo l’elezione di Francesco. Socci contrappone al
ratzingeriano Lombardi l’intervento pro-complotto dell’economista Ettore
Gotti Tedeschi, dimenticando di ricordare che lo stesso
Benedetto XVI fu d’accordo e non si oppose al suo allontanamento dalla
dirigenza dello Ior, come emerso dall’intervista al Papa emerito
contenuta nel libro Ultime
conversazioni (Garzanti
2016). Questo libro è il grande assente nelle ricostruzioni complottiste,
pubblicato dal biografo ufficiale Peter Seewald -scelto
dal Papa emerito come custode del suo testamento spirituale- che ha individuato la
necessità di presentare «un
Ratzinger diretto, senza le distorsioni dei media, soprattutto nel caso della
sua rinuncia». Scritto, in
accordo con Ratzinger, per smentire le «leggende e teorie su una presunta
cospirazione. Era necessaria quindi la versione diretta del
personaggio storico per mettere fine a storielle senza senso».
Nel libro, Benedetto XVI risponde ai
complottisti: «Sono tutte
assurdità. Nessuno ha cercato di ricattarmi. Non l’avrei nemmeno permesso.
Se avessero provato a farlo non me ne sarei andato perché non bisogna lasciare
quando si è sotto pressione. Sono convinto che non si sia trattato di una fuga,
e sicuramente non di una rinuncia dovuta a pressioni esterne, che non
esistevano. Non si è trattata di
una ritirata sotto pressione o di una fuga per l’incapacità di farvi fronte.
Alle richieste non ci si deve piegare. È per questo che nel mio discorso ho
sottolineato che io agivo liberamente. Non si può andar via se si tratta di una
fuga. Non bisogna cedere alle pressioni. Si può andar via solo se nessuno lo
pretende, e nessuno nel mio caso lo ha preteso. Nessuno».
Lo stesso ha ripetuto più volte il suo segretario
personale mons. Georg Gänswein,
con cui lo si vede oggi passeggiare nei giardini vaticani: «Benedetto
ha preso la sua decisione in modo libero, senza alcuna pressione. Non
fu una fuga. Era convinto che il pastore non deve mai fuggire
da nulla, neanche dai lupi se li incontrasse. Questa è la chiave per la giusta
comprensione della sua decisione. Non è fuggito, ha semplicemente e umilmente
ammesso di non avere più la forza per reggere la Chiesa di Cristo».
Sostenere il complotto, dipingere il Papa emerito come un
bugiardo davanti al mondo, un pavido che fugge dai lupi, un uomo privo di
dignità personale che si piega ai poteri forti e alle pressioni americane è un’offesa
intollerabile nei
confronti di Benedetto XVI. Ecco forse il palesarsi del fumo di Satana entrato
nella casa del Signore, denunciato dal coraggioso Paolo VI. Beatificato da Papa
Francesco.