II domenica di Quaresima: la TRASFIGURAZIONE
Dal
DESERTO delle TENTAZIONI la liturgia ci conduce oggi sul MONTE della
TRASFIGURAZIONE e se il deserto era il luogo simbolico in cui ogni uomo deve
passare per scoprire i propri limiti e il proprio bisogno di Dio, così il MONTE
è il luogo simbolico dell’incontro con Dio, della scoperta di come dietro i
limiti della nostra umanità c’è una dimensione divina che ci è stata donata e
che ci rassicura sul nostro destino eterno.
Siamo
cenere e alito divino, esseri terreni e insieme spirituali, divini. Il cammino
quaresimale si gioca su questi due estremi rappresentati dai luoghi simbolici
del deserto e della montagna: dobbiamo cioè riscoprire, da una parte, la nostra
fragilità creaturale, il nostro bisogno di Dio, le scelte che concretamente
facciamo, dall’altra il nostro essere figli di Dio, destinati ad un avvenire
luminoso, chiamati ad un rapporto filiale fatto di preghiera alimentata dalla
Parola di Dio.
Domenica
scorsa, in definitiva, la liturgia mostrava l’importanza della nostra rinuncia
al peccato e della nostra professione di fede.
La
montagna ci richiama il bisogno della preghiera alimentata dalla Parola di Dio.
In questo percorso quaresimale Dio ci concede delle soste momentanee
(“li condusse in disparte, su un alto monte, loro soli”) in cui intravedere
la meta: momenti in cui tutto sembra luminoso, bello, chiaro. Ma sono momenti
che richiedono la fatica di riprendere un cammino quotidiano più oscuro e
doloroso: alla tentazione di fare delle CAPANNE per rendere permanenti questi
momenti, Dio risponde con l’invito di ASCOLTARE suo Figlio e di SEGUIRLO senza
timore. “Alzatevi e non temete” dice Gesù, scendete dal monte e riprendete con
me il percorso verso Gerusalemme, dove sarò arrestato e ucciso come un
malfattore, ma anche dove quella luce intravista diventerà finalmente eterna.
Gesù condusse con sé Pietro, Giacomo e Giovanni: è un cammino non solitario, ma comunitario,
eppure non fatto da grandi numeri, ma da pochi eletti chiamati a fare una
esperienza di fede che li fortifichi e che possano, al momento opportuno,
donare anche agli altri.
Non
preoccupiamoci se, in alcune esperienze ecclesiali, non siamo in molti. La
nostra presenza sia lievito e sale per tutta la comunità, per fare comunità radunata
dal Signore.
IL
MONTE della
TRASFIGURAZIONE: “Come già nel Discorso della montagna e nelle notti
trascorse in preghiera da Gesù, incontriamo di nuovo il MONTE come luogo della particolare vicinanza di Dio… il monte come
luogo della salita – non solo della salita esteriore, ma anche dell’ascesa interiore; il monte come un liberarsi dal peso della
vita quotidiana, come un respirare nell’aria pura della creazione; il monte che
offre il panorama dell’ampiezza della creazione e della sua bellezza; il monte
che mi dà elevatezza interiore e mi permette di intuire il Creatore”
(Benedetto XVI).
Dio ci invita a staccarci, per alcuni momenti, da tutto quanto ci restringe
e tarpa la vita per guardare finalmente orizzonti più ampi e più alti.
MOSE’
ed ELIA: sono
uomini del passato che hanno ricevuto la rivelazione di Dio sul monte: con
lampi e tuoni Dio si manifesta a Mosè sul Sinai, come una brezza leggere (un
mormorio di vento leggero) Dio si manifesta ad Elia sull’Oreb.
“Mosè ed Elia avevano potuto ricevere la
rivelazione di Dio sul monte; ora sono a colloquio con Colui che è la
rivelazione di Dio in persona”... “La Legge e i Profeti parlano con Gesù,
parlano di Gesù” (della sua “dipartita”, aggiunge Luca, cioè della sua croce
come “esodo, un uscire da questa vita, un attraversare il Mar Rosso della
passione e un passare nella gloria, nella quale tuttavia restano sempre
impresse le stimmate”: cf. Lc 9,31).
Gesù conversa con MOSE’ ed ELIA, i personaggi
chiave che nell’Antico Testamento rappresentano l’intera Scrittura, la Legge e
i Profeti, e che trovano in Gesù il compimento del loro cammino e delle loro
profezie. Sono personaggi del PASSATO (vissuti secoli prima di Gesù),
accomunati anche dal fatto di aver vissuto un rapporto singolare con la morte:
di Mosè nessuno sa dove sia stato seppellito (mancano dunque i segni concreti
della sua morte), mentre di Elia si racconta che è stato assunto in cielo su un
carro di fuoco.
Anche questo fatto, come il richiamo esplicito
alla “risurrezione dai morti”, ci indica come siamo di fronte ad un anticipo
della Pasqua, nostra meta, come il Cristo sia il CONTEMPORANEO di ogni uomo,
colui che è VIVO e che Dio ci invita ad ascoltare e seguire su una via insieme
dolorosa e gloriosa, fatta di sofferenza e di consolazione. Potrà accadere di
avere qualche anticipo di risurrezione, ma dobbiamo sempre proseguire il
cammino, perché la pienezza sta davanti e non alle spalle.
Accanto al loro cammino c’è quello di Abramo, padre della fede, chiamato a
lasciare tutto per trovare qualcosa di più grande.
La trasfigurazione ci mostra il volto divino di Gesù, nascosto
nella natura umana, ma svelato dalle sue parole di vita e dalle azioni
prodigiose che le accompagnano ed ora momentaneamente rivelato dal contatto
profondo con Dio che illumina anche esteriormente il Figlio e ne rivela la
piena identità (divina oltre che umana).
A PIETRO l’accaduto piace, ma non capisce, ha
paura e non è ben consapevole di cosa stia dicendo. Ha riconosciuto (sei giorni
prima) Gesù come il Cristo, il Figlio di Dio, ma non comprende ancora, e con
lui gli altri discepoli, cosa significhi che debba risorgere dai morti (e
insieme che debba soffrire e morire come un malfattore). E’ il cammino della
fede, fatto di piccole certezze e di tanta confusione e di tanti dubbi.
"Gesù fa
vedere ai discepoli la sua natura divina"… "Vuoi dire che Gesù si
trasforma?". "No, Gesù non si tras_forma… Uno si trasforma
quando diventa un'altra cosa da quello che era prima! Gesù, invece, si tras_figura…
cioè fa vedere qualcosa di sé che c'era già prima, ma che i discepoli non
riuscivano a vedere. Gesù fa vedere la realtà nascosta dentro di sé.. Gesù è
sempre lo stesso ma i discepoli ora riescono a vederlo in un altra luce, cioè nel
modo più bello e più vero".
La Trasfigurazione è una PRO-MESSA di luce e di
eternità: è messa prima, come anticipo e garanzia dell’autenticità della meta
indicata. Indica una esperienza di LUCE, di AUTENTICITA’ che sostiene la fatica
della vita: quante volte una coppia di sposi (ma vale anche per me prete), in momenti
difficili, si domandano: “chi me lo ha fatto fare?”. Possono rispondere
positivamente ricordando i momenti di luce vissuti: quelli dell’innamoramento,
di alcuni istanti di felicità totale, del giorno delle nozze, della nascita del
figlio… Sono momenti di TRASFIGURAZIONE, momenti in cui emerge il meglio di noi,
ci ritroviamo avvolti da una luce misteriosa che si irradia nel nostro volto.
LA
VESTE BIANCA è il
segno offerto ai battezzati per ricordare il dono che si fa impegno di una vita
rinnovata, pura, senza macchie. Il battesimo ci ha trasfigurati in figli di
Dio. Ogni confessione ci trasfigura in nuove creature che ritrovano luce e una
veste di nuovo pulita, bianca. Custodiamo dentro una luce che, alcune volte,
riesce a manifestarsi anche esternamente.
Ringraziamo il Signore per questi momenti
preziosi vissuti insieme, ma non chiediamogli di fermarci a questi: il cammino
ha una meta ancora più bella e più alta, ma ardua e faticosa. Ne vale la pena:
non fermiamoci e non accontentiamoci.
I discepoli si rendono conto che sono di fronte ad una
esperienza di Dio (teofania): ne hanno timore e insieme ne sono affascinati.
Cercano quasi di fissare, DELIMITARE questa presenza, di contenerla in 3 tende
o capanne. Ma è Dio stesso ad avvolgerli con la sua NUBE e ad indicargli cosa
devono fare: ASCOLTATELO! Che significa: SEGUITELO, dategli ascolto, cioè
fidatevi di lui: sono io stesso a confermarlo. Sono io che lo sto guidando in
questo cammino che lo porterà presto a dare la vita a Gerusalemme. E’ lì che
dovete seguirlo senza scoraggiarvi di fronte all’apparente fallimento che vi
sembrerà di vivere.
E NOI? Quali indicazioni possiamo trarre da questo
racconto e dalle altre letture ascoltate?
1. “Guarda
il cielo”: sappi guardare in alto, cioè abbi SPERANZA, guarda al futuro
credendo che Dio lo guida e trasforma il tuo mondo e questo mondo, realizza la
sua promessa di bene.
2. Con
la Trasfigurazione abbiamo un ANTICIPO del nostro DESTINO: anche noi saremo
trasfigurati, vivremo nella luce piena, in comunione con le persone che ci
hanno anticipato. E’ un motivo in più per fondare la nostra speranza, per
affrontare anche la CROCE, sapendo che è solo una tappa provvisoria del nostro
cammino. La meta è un’altra, e vale la pena faticare oggi per raggiungerla.
3. Cresciamo
nella PREGHIERA: nella consapevolezza che è uno STRUMENTO potentissimo per
imparare ad affidarci a Dio, per metterci nelle sue mani, per condividere la
sua forza, energia vitale, il suo amore contagioso. Di fronte alla preghiera
siamo spesso come bambini: incapaci di viverla a fondo, impazienti, scostanti.
Dobbiamo ALLENARCI a viverla! La preghiera rende più limpido il volto, ti rende
più te stesso, perché ti mette in contatto con quella parte di divino che
compone la tua identità umana.
4. Superiamo
l’aspetto esteriore, superficiale delle persone. Impariamo a guardare dentro,
in modo INTE-LLIGENTE (da inte-ligo: leggere dentro) oltre le maschere che ci
portiamo e che spesso nascondono e sfigurano la nostra vera identità di figli
di Dio, di uomini creati a sua immagine. Gesù è riuscito a vedere in Pietro la
roccia, nella donna indemoniata la discepola fedele, in Zaccheo, ladro esattore
delle tasse, il generoso uomo che desidera cambiare vita… Non fermiamoci alle
ombre, al NEGATIVO, ma cogliamo e incoraggiamo l’altro nel positivo che ha
dentro.
5. ASCOLTATELO!
E’ il vertice di tutto il racconto e il vertice della nostra fede: imparare ad
ascoltarlo, seguirlo, imitarlo. Imparare così ad essere CITTADINI DEI CIELI,
persone limpide, luminose, sorridenti, positive, entusiaste, appassionate,
felici.
San Paolo scrive a Timoteo una frase bellissima: Cristo
è venuto ed ha fatto risplendere la vita. Diamo ascolto alla sua parola
e seguiamo il suo esempio per essere da lui trasfigurati in uomini e donne
capaci di illuminare e dare speranza a coloro che brancolano nel buio disperato
della nostra città.
Papa Francesco:
"Anche noi possiamo essere trasfigurati dall’Amore. In realtà l’amore è capace di trasfigurare tutto: l’amore trasfigura tutto, credete voi in questo?"
Papa Francesco:
"Anche noi possiamo essere trasfigurati dall’Amore. In realtà l’amore è capace di trasfigurare tutto: l’amore trasfigura tutto, credete voi in questo?"