Per la celebrazione in famiglia del Giovedì Santo
Il Giovedì santo
termina il tempo di Quaresima e inizia il triduo Pasquale la celebrazione della
“cena del Signore” in cui Gesù istituisce l’Eucaristia (e il sacerdozio). Anche per questa Solennità ho scelto la proposta della Diocesi di Mantova.
Vedi anche la SCHEDA CEI (p.7-11), quella della Diocesi di Treviso (molto ben fatta anche graficamente), quella dell'ufficio liturgico CEI (per bambini e ragazzi, per adolescenti e giovani), della Diocesi di Roma e la lettura semplificata per i bambini del Vangelo (Diocesi di Milano).
Vedi anche la SCHEDA CEI (p.7-11), quella della Diocesi di Treviso (molto ben fatta anche graficamente), quella dell'ufficio liturgico CEI (per bambini e ragazzi, per adolescenti e giovani), della Diocesi di Roma e la lettura semplificata per i bambini del Vangelo (Diocesi di Milano).
Giovedì santo
in famiglia prima
della cena
Inizio
G. Nel nome del Padre e del
Figlio e dello Spirito Santo.
T. Amen.
G. O Dio, vita e salvezza di chi ti ama, rendici ricchi dei tuoi doni:
compi in noi ciò che speriamo per la morte
del Figlio tuo, e fa' che partecipiamo alla gloria della sua risurrezione. Egli
è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
T. Amen.
Parola di Dio
Salmo 115
Rit. Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza.
Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha
fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore. Rit.
Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua
schiava:
tu hai spezzato le mie catene. Rit.
A te offrirò un
sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo. Rit.
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 13,1-15)
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
Durante
la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone
Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle
mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le
vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò
dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli
con l’asciugamano di cui si era cinto.
Venne
dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?».
Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo».
Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se
non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non
solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto
il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete
puri, ma non tutti».
Sapeva
infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
Quando
ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro:
«Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e
dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i
piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un
esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».
Parola del Signore.
T. Lode a te, o Cristo.
Il Personaggio:
Pietro
Che
cosa suggerisce l’immagine?
Perché
Pietro esita a immergere il piede nell’acqua?
Perché
Pietro si mette una mano in testa?
Immagine
La
cena pasquale inizia con il rito della lavanda delle mani: il capo-tavola si
lava le mani simbolicamente. Gesù aggiunge un rito quotidiano, inusuale per il
capo-famiglia, per il ‘signore’, per una figura così importante come Gesù.
Lavare i piedi era compito dei servi, rito abituale perché chi arriva dopo aver
camminato con i sandali, senza calze in strade polverose, era un rito normale
quello di sciacquarsi i piedi. Pietro non capisce: nel momento più solenne del
passaggio di Cristo, Egli si veste da servo e compie un servizio. Non accetta
questo stravolgimento dei ruoli: non è giusto che tu lavi i piedi a me. “Lo
capirai dopo” gli dice Gesù. Qui si esprime l’amore sponsale di Gesù,
l’amore-dono che sceglie la strada del servizio.
Preghiera universale
L. Cristo è il sacerdote
eterno, consacrato dal Padre con il crisma dello Spirito per comunicare agli
uomini le ricchezze della sua
casa. Con animo lieto acclamiamo: Noi ti ringraziamo, Signore.
Mediante il battesimo ci hai uniti a te nella morte, sepoltura e risurrezione, noi ti ringraziamo, Signore.
Con l'unzione spirituale ci hai resi partecipi della tua dignità regale, sacerdotale e profetica, noi ti ringraziamo, Signore.
Fai scendere su di noi l'olio della letizia, della pace e della salvezza, noi ti ringraziamo, Signore.
Ti incontri con noi nei sacramenti per offrirci l'abbondanza dello Spirito, noi ti ringraziamo, Signore.
Padre nostro
Conclusione
G. Signore,
benedici la nostra mensa e accetta l’umile ringraziamento dei tuoi fedeli per
il grande dono del sacerdozio e
dell’Eucaristia, che ci hai lasciato come tuo memoriale. Tu vivi e regni per
tutti i secoli dei secoli.
T. Amen.
Gesto: Benedire
e spezzare il pane
Un membro della famiglia fa
un segno di croce su un panino e lo spezza, poi ne passa una porzione ad ognuno
dei presenti. Metà della porzione verrà consumata a cena e metà dovrà essere
tenuta in un piatto per offrirla simbolicamente durante la Messa come segno
della nostra vita nel Signore.
G. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito
Santo.
T. Amen.
Gesto durante la Messa: Attenzione alla carità
La Messa in Coena
Domini ci ricorda che la Comunione nel Signore non può prescindere dalla
carità verso il prossimo. Durante la partecipazione alla Messa, si può
preparare di fianco alla croce e alla Bibbia presenti in casa una busta con una
offerta per le persone più bisognose da non dimenticare soprattutto ora.
Momento meditato
per le coppie suggerito dall’Ufficio di pastorale familiare
Cosa
significa questa “lavanda dei piedi”?
“Sapete
ciò che vi ho fatto?”. Sapete che il ripeterlo tra voi è la condizione –
l’unica! – di “prendere parte” con me? Vi ho onorato come miei ospiti
privilegiati; io, Signore e Maestro, mi sono messo a servirvi. Io non giudico
la mia sposa, non la voglio “sistemare “e mettere a posto: la onoro (promesse
matrimoniali) e la servo. La metto, più in alto di me, tanto la contemplo e la
amo. E non con le fette di salame sugli occhi, perché conosco bene la sua
fragilità e la sua inaffidabilità, insieme al suo desiderio di amarmi. Fatelo
anche voi sposi, servitevi gli uni gli altri, onoratevi.
Quando
lui rincasa la sera, tu moglie lavagli i piedi: onoralo perché è giunto fino a
te, guardalo negli occhi, spia con amore le piccole ferite della sua giornata,
i piedi che il “mondo” gli ha impolverato, e mettiti a servirlo. Mettilo sul
trono di signore e non seppellirlo subito con le tue lagne sui bambini che non
ti hanno lasciato vivere o sulle telefonate di sua madre; onoralo prima come
tuo Signore.
E
quando tu incontri lei dopo la vostra giornata di lavoro, lavale i piedi,
onorala come tua regina e non riempirla di lamentele sul tuo capoufficio o sui
tuoi colleghi di lavoro. Non guardare prima se c’è in casa qualcosa che non va,
se le cose non appaiono secondo i tuoi desideri e magari la cena non è pronta. Non
giudicarla, ma dedicati a lei come se fosse sola nel tuo orizzonte, come se
esistesse solo lei da coccolare e servire. Non la servi puntando il dito su
quello che non va, ma celebrando il vostro incontro, pulito dalla polvere della
strada, pulito da ciò che vi si è incrostato sopra e che nessuno dei due
voleva. È che avete camminato e vi siete infangati: ora non vi resta che
servirvi a vicenda: << Anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli
altri>>.
Ma
come servirvi da sposi? Attraverso il linguaggio sponsale per eccellenza: per
la strada della passione e risurrezione; “ depose le vesti” e poi “ riprese le
vesti” Deporre le vesti equivale a perdere la vita; perderla non a parole e con
le belle intenzioni ma perderla con un << Vieni prima tu>> che è la
dimensione della nuzialità; perdere la vita come ha fatto Lui, non trattenendo
nulla per sé e volontariamente, liberamente ( che non significa spontaneamente
e senza sforzo) e gratuitamente ( senza aspettarsi nulla in cambio, senza fare
“la raccolta punti” ). Deporre le vesti significa deporre i propri giudizi e
pregiudizi, i propri schemi, il proprio immaginario in cui abbiamo fissato il
nostro partner, la nostra coppia e vedere le cose dal punto di vista
dell’altro. Questo dice Gesù: aver parte con me nel riprendere la veste, nella
mia risurrezione, è partecipare al mio essere servo per amore.
Nella
coppia
Attraverso
le strade della passione e resurrezione DEPOSE LE VESTI E POI RIPRESE LE VESTI
(depose i pregiudizi…) è la via della gratuità. È la via della misericordia e
del perdono. Gesù “depone” (tithenai) e riprende (lambànein) le vesti… è un
gesto potentemente simbolico e di grande ricchezza che richiama la parabola
raccontata da Giovanni del buon pastore che “depone” la propria vita per le
pecore. Quasi un Dio capovolto, che si rivela con categorie capovolte. Gesù che
lava i piedi, ma quel gesto non è un gesto di umiltà, lavando i piedi non ha
nascosto la sua grandezza, l’ha rivelata. Si abbassa a lavare i piedi, Lui che
abbassandosi dalla ignominia della croce sarà innalzato a mostrare, come
vivente l’abbraccio a tutta l’umiltà.