Segreti e profezie apocalittiche sulla pandemia in corso
Ci sono persone – afferma il teologo Vito Mancuso
- che utilizzano questo momento di debolezza e questo bisogno spirituale per
fare sciacallaggio alla loro maniera, infierire sulle paure, alimentarle.
Persone che diffondono idee teologiche non dico superate, ma estremamente
nocive, in quanto alimentano la paura invece di toglierla. Ed allora fanno capo
al fanatismo, alla superstizione, al bisogno di un capro espiatorio[1].
Lo riscontriamo in
quel sottobosco di profezie, di segreti, di apparizioni e di messaggi celesti
che proliferano in questo tempo di pandemia. Se ne occupa da anni anche il
giornalista David Murgia, autore e
conduttore di programma televisivi di TV2000 come “Vade retro” e “Indagini ai
confini del sacro”.
Nel suo blog “Il segno di Giona” ribadisce: “per il
cristiano profezie, miracoli, messaggi celesti, segreti, apparizioni sono solo conferme per la propria fede. Ma si può essere
perfettamente cristiani senza credere a cose come queste. Al cristiano basta,
infatti, la sola rivelazione pubblica di Gesù”[2].
Parla delle presunte profezie
di Padre Pio (smentite dagli stessi frati Cappuccini[3])
a carattere apocalittico che il Santo avrebbe rivelato a sedicenti suoi figli
spirituali. Le parole che avrebbe loro rivolto sono in effetti inquietanti:
“Moriranno in migliaia, chiudete
porte e finestre. Siete come
formiche, perché verrà il tempo in cui gli uomini si toglieranno
gli occhi per una briciola di pane. I
negozi saranno saccheggiati, i
magazzini saranno presi d’assalto e distrutti. Povero sarà colui che in quei
giorni tenebrosi si troverà senza una
candela, senza una brocca d’acqua e senza il necessario
per tre mesi”.
C’è poi la profezia dei “Tre
giorni di buio” di cui avrebbero parlato – nei loro scritti –
diversi santi; “come San Gaspare del Bufalo, santa
Faustina Kowalska, le beate Anna Maria Taigi, Maria di Gesù Crocifisso,
Elisabetta Canori Mora, Elena Aiello e la mistica Teresa Musco”.
Così
la beata
Anna Maria Taigi, e in modo simile in altri scritti dei santi elencati:
“Dio manderà due castighi: uno sarà sotto forma di guerre,
rivoluzioni e altri mali; avrà origine sulla terra. L’altro sarà mandato dal
Cielo. Verrà sopra la terra l’oscurità immensa che durerà tre giorni e tre notti. Nulla sarà visibile e l’aria
sarà nociva e pestilenziale e recherà danno, sebbene non esclusivamente ai
nemici della Religione”. () [4]
Arriviamo così ai 10
segreti di Medjugorje:
“Nel corso delle apparizioni, i veggenti avrebbero
ricevuto progressivamente dei segreti che riguardano il futuro della salvezza e
le minacce che incombono oggi sul mondo. (…) Sono passati anni da quando
Mirjana prepara la rivelazione che essa dice prossima. La rivelazione dei segreti
però non è ancora cominciata. Perché? Mirjana ha risposto: “È una proroga di
Misericordia” [5].
Importante è
anche ciò che Mjriana ha confidato a p. Livio Falzaga: “La Madonna dice sempre: "Non parlate dei segreti, ma pregate e chi
sente me come Madre e Dio come Padre, non abbia paura di niente"[6].
Altro caposaldo dell’argomento è il Terzo Segreto di Fatima che parla del
“Vescovo vestito di Bianco”
che attraversa “una grande città mezza in
rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena,
pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino”.
Come non vederci – commenta Murgia – il Papa che attraversa a piedi via del
Corso per recarsi a supplicare il Cristo Crocifisso di San Marcello al Corso,
quel crocifisso che portato in processione fermò la “grande peste” nella
città Eterna nel Cinquecento?[7]
Vale la pena di insistere sul Terzo Segreto di Fatima:
Cioè l’ultima parte di un messaggio scritto da una delle
veggenti di Fatima, Suor
Lucia, per molti anni rimasto segretissimo e pubblicato nel
2000 grazie al coraggio di Giovanni Paolo II e del cardinale Joseph Ratzinger. Il testo completo del
messaggio lo trovi qui.
Nonostante la pubblicazione dell’intero messaggio da parte del
Vaticano, per alcuni – ancora oggi – il testo sarebbe monco di alcune parti che
la Santa Sede avrebbe censurato perché troppo forti.
Le parti non pubblicate, infatti, conterrebbero – per i
sostenitori di questa teoria – annunci sulla grande apostasia all’interno
della Chiesa e su fatti apocalittici.
E, dunque, qualcosa che fa riferimento proprio a quanto stiamo ora
vivendo e che la Chiesa – secondo i “complottisti” che non mancano neanche tra
i nostri fedeli – cerca di nascondere.
Così troviamo, a soffiare sul fuoco della paura,
personaggi come Marco Tosatti, il
quale riprende una riflessione non sua con le parole della Serva di Dio
Luisa Piccarreta, scritte nei suoi
diari, circa cent’anni fa[8]:
Ho passato una
notte e un giorno inquieta. Fin da principio mi sentivo uscire fuori di me
stessa, senza che potessi trovare il mio adorabile Gesù; non vedevo altro che
cose che mi facevano terrore e spavento. Vedevo
che nell’Italia si alzava un fuoco e un altro si era alzato nella Cina, che a
poco a poco, unendosi insieme, si confondevano in uno solo… Vedevo una
sommossa, un tumulto, un uccidere gente. (30 Luglio 1900).
«Figlia mia» è Gesù che parla, «i castighi
che sto mandando sono niente ancora, a confronto di quelli che stanno
preparati.» …E mentre ciò diceva, innanzi a me vedevo tante persone infettate
da malori contagiosi, che morivano. (3 Luglio 1900).
Perché questo amore per i “segreti”, per le profezie
apocalittiche, per i castighi che Dio manderebbe per risanare l’umanità e realizzare
il suo progetto? Come
conciliare tutto questo con le parole che Gesù ha espresso chiaramente: “Non c'è nulla di
nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto” (Lc
12,2-3)?
Alessandro Manfridi scrive[9]:
In “tempi di crisi” si riaffaccia,
puntuale, la sensibilità millenarista, si moltiplicano le sirene dei “profeti
di sventura” e i predicatori apocalittici raggiungono considerevoli picchi di
visibilità, guadagnando gradimento e share sulla rete ed oltre.
Paure, psicosi e
speranze si accavallano e si sovrappongono, mettendo alla luce i sentimenti più
nascosti ed ancestrali di ciascuno di noi.
Personalmente preferisco
rileggere in chiave profetica quanto scrisse Camus nel suo romanzo “La peste” (1947):
Benché un flagello sia un
accadimento frequente, tutti stentiamo a credere ai flagelli quando ci piombano
addosso. Nel mondo ci sono state tante epidemie di peste quante guerre. Eppure
la peste e la guerra colgono sempre tutti alla sprovvista. (…) A questo
riguardo i nostri concittadini erano come tutti gli altri, erano presi da sé
stessi, in altre parole erano umanisti: non credevano ai flagelli. Dal momento
che il flagello non è a misura dell’uomo, pensiamo che sia irreale, soltanto un
brutto sogno che passerà. Invece non sempre il flagello passa e, di brutto
sogno in brutto sogno, sono gli uomini a passare, e in primo luogo gli umanisti
che non hanno preso alcuna precauzione. I nostri concittadini non erano più
colpevoli di altri, dimenticavano soltanto di essere umili e pensavano che
tutto per loro fosse ancora possibile, il che presumeva che i flagelli fossero impossibili.
Continuavano a fare affari, programmavano viaggi e avevano opinioni. Come
avrebbero potuto pensare alla peste che sopprime il futuro, gli spostamenti e
le discussioni?