Famiglia Cristiana: il "Diario della speranza" e "L'urlo di Dio" (estratto)
Fede e coronavirus. La Quaresima di quest’anno, davvero inedita, ci coglie in cammino verso il buio del Getsemani, la brutalità del Calvario, ma anche verso la luce che promana dalla Resurrezione dell’alba di Pasqua. “Nell'angoscia ho gridato al Signore; mi ha risposto, il Signore” (Salmo 118). Abbiamo voluto aprire un Diario della speranza e raccogliere le riflessioni di diversi personaggi, dal cardinale al prete di strada, dal monaco al vescovo, che ci accompagnano verso la Pasqua. A ognuno abbiamo posto proposto questa traccia di riflessione: «Cosa suggerisce, basandosi sull’Antico e Nuovo Testamento, sulla scorta del Magistero e della sua esperienza pastorale, ai familiari che hanno perso un loro caro, agli ammalati che stanno combattendo contro il virus, alle persone che hanno una paura profonda e paralizzante per sé, per i propri cari, per l’Italia?».
Vi segnalo inoltre un estratto, pubblicato dallo stesso settimanale, del libro di Comastri: "L'urlo di Dio".
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«Siamo a terra, come bimbi misuriamo il mondo sulle ginocchia. Dio ci rialza»
10 aprile 2020
La riflessione di monsignor Davide Milani: «Occorre aggrapparsi a rocce sicure, cercare le speranze che non franano davanti allo svelarsi della vita così com’è».
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«Siamo ancora capaci di compassione? Restiamo umani»
08 aprile 2020
La riflessione del vescovo di Noto, monsignor Antonio Staglianò: «È indispensabile “sentire” l’annuncio pasquale. Ecco l’empatia della speranza donata a tutti gli uomini con la risurrezione corporea di Gesù dalla morte». Nona tappa del nostro cammino verso la Pasqua
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«Facciamoci prossimo di chi soffre e gridiamo davanti a Dio»
07 aprile 2020
La riflessione di Enzo Bianchi, fondatore della comunità monastica di Bose: «Solo insieme possiamo lodare, solo insieme possiamo salvarci. Il nostro Dio è colui che si è rivelato quando ha udito il grido dei figli di Israele oppressi in Egitto». Ottava tappa del nostro cammino verso la Pasqua
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«È l'ora di aprire la Bibbia contro il virus, nemico della comunità»
06 aprile 2020
«La paura ed il timore di questi giorni non devono essere un alibi per continuare a tenere la mente chiusa ed impenetrabile», dice don Antonio Ruccia: «Alla scuola dei don Tonino Bello, Chiara Luce Badano e Carlo Acutis ripartiremo e accenderemo di vita quanto oggi è solo un crepuscolo di morte». Settima tappa del nostro cammino verso la Pasqua
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Sulle orme di Romero, innamorati e vivi. Anche in questi giorni
05 aprile 2020
La riflessione di don Fabio Corazzina sul nostro essere comunità, anche in quest'epoca tragica. Senza avere paura, perché liberi; senza solitudini, perché fratelli. Sesta tappa del nostro cammino verso la Pasqua
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«Andrà tutto bene? Tutto concorrerà al bene solo se amiamo Dio»
04 aprile 2020
La riflessione di don Davide Banzato della comunità Nuovi Orizzonti: «Questa “tempesta” e queste “fitte tenebre” ci stanno riportando all’essenziale. Personalmente non credo che andrà tutto bene. Credo piuttosto che “tutto può concorrere al bene” e che questo possa avvenire ad una sola condizione: “se amiamo Dio”». Quinta tappa del nostro cammino verso la Pasqua.
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«Tutti sulla stessa barca, ma non tutti uguali: Lazzaro è sempre più povero»
03 aprile 2020
Don Luigi Ciotti riflette su questa tragica crisi che acuisce le differenze sociali: «La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e le false sicurezze su cui abbiamo costruito le nostre agende. Ci sono persone che non possono restare a casa – come è necessario stare – per il semplice fatto che una casa non ce l'hanno». Quarta tappa del nostro cammino verso la Pasqua.
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Riconosciamo i nostri limiti, ripartiamo da lì
Il primo contributo è del monaco benedettino fratel MichaelDavide Semeraro
L’ULTIMO GRIDO CHE SALVÒ IL MONDO Per voi un brano del libro del cardinale Angelo Comastri, L’urlo di Dio. Perché non lo senti? (Edizioni San Paolo)
Nel racconto dei Vangeli c’è un particolare impressionante che merita un approfondimento. Tre evangelisti (Matteo, Marco e Luca) concordemente riferiscono che Gesù, prima di morire, gridò con tutte le sue forze. Quel grido attraversa i secoli e giunge fino a noi... per scuoterci, per svegliarci. Dobbiamo tenere presente che quell’urlo è uscito dal cuore e dalle labbra di Cristo nel momento culminante della sua vita: nel momento in cui ogni particolare contiene squarci di Cielo, che dobbiamo scrupolosamente prendere in considerazione.
L’evangelista Giovanni, che scrisse per ultimo il Vangelo, ci offre un elemento in più per entrare nel mistero dell’urlo di Dio. Giovanni riferisce l’ultimissima parola di Gesù, che egli, presente al fatto, ha custodito nella memoria e l’ha tramandata a noi: «Gesù disse: “Tutto è compiuto!” E, chinato il capo, spirò» (Giovanni 19,30). Che cosa è compiuto? Quale opera è giunta a conclusione? Quale disegno è stato portato a termine? Sempre Giovanni ci offre la chiave di lettura dell’ultima parola di Gesù. Egli, infatti, all’inizio del racconto della Passione, scrive: «Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino al compimento!» (13,1).
Ecco la chiave che apre la porta del mistero dell’urlo di Dio! Gesù, con la sua passione e morte, porta a compimento un annuncio impressionante, che nessuno di noi avrebbe mai potuto o osato immaginare: l’Onnipotenza di Dio è onnipotenza di amore. Questa notizia squarcia le nubi e ci fa intravedere il cuore stesso di Dio: Dio è amore. E l’urlo? E il forte grido che esce dalle labbra del Crocifisso? È l’ultimo richiamo di Dio. Un richiamo che contiene questo messaggio vibrante e toccante: «State attenti! Dio vi ama fino a lasciarsi inchiodare alla Croce! State attenti: Dio non può fare di più! Se rifiutate l’amore, Dio non ha altri argomenti per convincervi e per cambiarvi il cuore. Se non sentite questo urlo di Dio, resta il silenzio tragico del vostro rifiuto: con tutte le conseguenze a carico vostro!». Siamo pronti ad ascoltare l’urlo di Dio?
Facciamoci, allora, attenti osservatori di ogni gesto e di ogni parola di Gesù, perché tutto svela Dio: svela il Volto di Dio e diventa un urlo di Dio. Pensiamo, innanzi tutto, all’odio che si scatena attorno a Gesù e contro Gesù nell’ora della Passione. Nell’orto degli ulivi, secondo il racconto dell’evangelista Luca, «in preda all’angoscia pregava intensamente e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra» (22,44).
Che cosa prova Gesù per arrivare a sudare sangue? Certamente prova l’orrore per il peccato umano, il disgusto per l’ingratitudine e la stoltezza umana, la nausea per il fango che trabocca nella storia degli uomini: e qui c’è anche il nostro peccato, la nostra ingratitudine, la nostra stoltezza, il nostro fango.
Scrive José Luis Martín Descalzo: nell’orto degli ulivi «Gesù assume in pienezza tutti i peccati per i quali sta per morire, “si fa maledizione per noi” (Galati 3,13). Siamo soliti pensare che Gesù si caricò dei peccati del mondo come chi prende un sacco e se lo mette sulle spalle. Ma per una vera redenzione deve esserci una vera e propria sostituzione di vittime e quella che muore deve far sue tutte quelle colpe per le quali gli altri venivano puniti con la morte eterna.
Farle proprie, assumerle, è quasi come commetterle. Gesù non poté “commettere” i peccati per i quali moriva, ma se in certo qual modo non li avesse resi parte reale del suo essere, non sarebbe morto per questi peccati. E non si tratta di uno, di due, di cento peccati. Si tratta di tutti i peccati commessi dacché mondo è mondo fino alla fine dei tempi. Ma Gesù sapeva in tutte le sue dimensioni ciò che è un peccato: è l’opposto di Dio, è la ribellione totale contro il Creatore. Stava, quindi, assumendo ciò che è radicalmente opposto alla natura della sua anima di uomo-Dio».