Le reazioni a Salvini che propone di riaprire le chiese per Pasqua
Ritengo che la questione sollevata da Salvini (che non amo, ma riconosco che in questa occasione ci abbia rimesso la faccia) non possa essere liquidata troppo semplicemente. E' chiaro che le decisioni prese dalla CEI, come ribadisce il suo presidente, il card. Bassetti, sono volte al bene dei fedeli e della società, in obbedienza alle indicazioni che gli esperti ci stanno dando. Tuttavia rimane il dubbio: può un cattolico rinunciare a vivere comunitariamente e fisicamente la celebrazione della Pasqua (e della Pasqua settimanale che è la domenica) se questo è fatto mantenendo le stesse attenzioni riservate al fare la spesa ? L'Eucarestia non è per noi più importante dello stesso cibo?
Qualche giorno fa un magistrato napoletano testimoniava su Avvenire la sua perplessità nei confronti dei poliziotti che volevano multarlo perchè stava recandosi "regolarmente" in Chiesa. Eppure il Viminale ha chiarito in una nota del 27 marzo:
E' consentito a un fedele di uscire di casa, munito di autocertificazione, per recarsi a pregare in chiesa?
"E' necessario - precisa la nota - che l'accesso alla chiesa avvenga solo in occasione di spostamenti determinati da comprovate esigenze lavorative, ovvero per situazione di necessità e che la chiesa sia situata lungo il percorso, di modo che, in caso di controllo da parte delle Forze di polizia, possa esibirsi la prescritta autocertificazione o rendere dichiarazione in ordine alla sussistenza di tali specifici motivi". Ad esempio: se esco per andare al lavoro o a fare la spesa e lungo l'itinerario c'è la mia parrocchia o un'altra chiesa aperta, posso entrare e fermarmi a pregare, rispettando ovviamente le distanze minime da altri fedeli. Ma non è possibile prendere la macchina e attraversare la città per andare a pregare nel santuario o nella chiesa intitolata al santo di cui sono eventualmente devoto.
Per i riti della Settimana Santa, dice la nota, il numero dei partecipanti sarà limitato ai "celebranti, al diacono, al lettore, all'organista, al cantore e agli operatori per la trasmissione", tutti costoro "avranno un giustificato motivo per recarsi dalla propria abitazione alla sede ove si svolge la celebrazione e, ove coinvolti in controlli o verifiche da parte delle Forze di polizia, attraverso l'esibizione dell'autocertificazione o con dichiarazione rilasciata in questo senso dagli organi accertatori, non incorreranno nella contestazione e nelle relative sanzioni correlate al mancato rispetto delle disposizioni in materia di contenimento dell'epidemia da Covid-19". Il servizio liturgico, precisa il Ministero dell'Interno, pur non essendo un lavoro, è assimilabile alle "comprovate esigenze lavorative". Perciò "l'autocertificazione dovrà contenere il giorno e l'ora della celebrazione, oltre che l'indirizzo della chiesa ove la celebrazione si svolge".
«Non vedo l’ora che la scienza e anche il buon Dio, perché la scienza da sola non basta, sconfiggano questo mostro per tornare a uscire. Ci avviciniamo alla Santa Pasqua e occorre anche la protezione del Cuore Immacolato di Maria». A «L’Intervista di Maria Latella» su Sky TG24 il leader della Lega Matteo Salvini torna a parlare della sua fede religiosa e avanza una richiesta: riaprire subito le chiese. «Sostengo le richieste di coloro che chiedono, in maniera ordinata, composta e sanitariamente sicura, di farli entrare in chiesa. Far assistere per Pasqua, anche in tre, quattro o in cinque, alla messa di Pasqua. Si può andare dal tabaccaio perché senza sigarette non si sta, per molti è fondamentale anche la cura dell’anima oltre alla cura del corpo. Spero che si trovi il modo di avvicinare chi ci crede. C’è un appello mandato ai vescovi di poter permettere a chi crede, rispettando le distanze, con mascherine e guanti e in numero limitato, di entrare nelle chiese come si entra in numero limitato nei supermercati. La Santa Pasqua, la resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo, per milioni di italiani può essere un momento di speranza da vivere».
Così titola il Corriere di oggi: "Riaprire le chiese per Pasqua? Molti no a Salvini (cattolici compresi)" e intervista il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei:
Eminenza, come vive questo periodo?
«È la prima volta che la Settimana Santa viene celebrata in questo modo, senza concorso di fedeli nelle chiese e con grande sofferenza per tutti. Tutto ciò non significa rinunciare a vivere appieno questi giorni, attingendo alle risorse interiori che dovremmo aver fondate dentro di noi. Dov’è la nostra fede? Nella Parola o in un luogo? Tutti noi oggi viviamo nella condizione degli infermi che non possono partecipare alle celebrazioni: ci è data la grazia di comprendere quanto sia dolorosa la limitazione e, allo stesso tempo, quanto sia ricco il nostro spirito quando sa farci riconoscere comunità anche nella distanza fisica. Torneremo a celebrare tutti insieme, ancora più gioiosi, perché ci saremo ritrovati dopo questa prova».
Che cosa direbbe ai fedeli che chiedono di poter partecipare alle Messe di Pasqua?
«L’impossibilità di poter partecipare alle Messe di Pasqua quest’anno è un atto di generosità. È un nostro dovere il rispetto verso quanti, nell’emergenza, sono in prima linea e, con grande rischio per la loro sicurezza, curano gli ammalati e non fanno mancare tutto ciò che è di prima necessità.
Nell’editoriale de L’avvenire di ieri, don Maurizio Patriciello spiega che la risposta a chi chiede l’apertura delle chiese è «la chiarezza e la fermezza». Perché se «è consolante sapere della sofferenza di tanti credenti nell’essere privati della Messa» è anche «certo» che si sarebbero «creati problemi che non saremmo stati in grado di risolvere»:
La Pasqua e il senso del digiuno eucaristico. Tutto l'amore che ci è chiesto
Fa male il cuore leggere delle vere e proprie invocazioni, da parte di alcuni credenti, per permettere a piccolissimi gruppi di partecipare alla Messa di Pasqua, e sapere che non potranno essere accolte. Eppure, la risposta a queste suppliche sincere e sofferte è la chiarezza e la fermezza.
«Quale scompiglio si creerebbe nel fare turni, per pochi, a ripetizione?», si chiede qualcuno, persino tra i politici. Ci sono disposizioni che la Chiesa universale ha dato e che valgono per tutte le comunità cristiane del mondo in questo tempo di pandemia. E chiunque, ragionandoci un po’, può rendersi conto che celebrare Messe “a ripetizione” solo per pochissimi, cosa che a prima vista potrebbe apparire semplice, creerebbe più problemi di quanto si possa immaginare.
Non siamo tutti uguali, non abbiamo tutti la stessa capacità di comprensione, di pazienza, di tolleranza, di conoscenza, di autodisciplina. Venerdì scorso, tanta gente della mia parrocchia si è ammassata per chiedere un aiuto alimentare.
Si era saputo che, con attenzione, rispettando le regole e le norme di sicurezza, con estrema cautela e riservatezza, la parrocchia stava andando incontro alle famiglie più povere e in tanti si sono riversati alle porte della chiesa. Ho dovuto insistere e gridare non poco per convincere le persone, per lo più mamme, a ritornare a casa, a non accalcarsi, promettendo che tutti sarebbero stati aiutati, senza, però, correre il rischio di farci e di fare male. Non credo che l’attenta osservanza delle regole di salute pubblica da parte della Chiesa possa essere fraintesa. Al contrario, credo che, ancora una volta, noi cristiani siamo chiamati a rendere testimonianza in prima persona di un amore più grande. È tuttavia consolante, in queste settimane, sapere della sofferenza di tanti credenti nell’essere privati della Messa. Dio, che sa trarre il bene perfino dal male, trasformerà questo digiuno eucaristico, in nutrimento spirituale per il futuro. Passata la tempesta, impareremo forse a comprendere di più e meglio, la ricchezza che la Chiesa ci dona a piene mani e che non sempre abbiamo saputo apprezzare. Il cuore dell’anno liturgico, celebrato come mai era accaduto prima, ci fa soffrire tutti, credenti e celebranti. Cerchiamo, però, di allungare lo sguardo in avanti. Fino a intravedere le prime luci dell’alba, dopo la notte buia. La giornata del Venerdì Santo sarebbe insopportabile se non avessimo lo sguardo rivolto alla Pasqua. Il Signore è più grande dei nostri cuori. A lui nulla è impossibile, nemmeno infondere, in modo misterioso e vero, la gioia della resurrezione nei nostri animi afflitti.
A Pasqua sono tanti i credenti – anche i meno assidui nella partecipazione – che anche in Italia affollano le chiese e di certo si sarebbero creati problemi che non saremmo stati in grado di risolvere. Le nostre forze dell’ordine, già tanto affaticate, sarebbero state messe a ulteriore e dura prova di vigilanza. Gli amanti dell’arte, dello spettacolo, dello sport, avrebbero potuto avanzare richieste analoghe e pretendere le stesse “agevolazioni” ricevute dalla Chiesa...
In questo momento l’Italia deve essere e rimanere unita. Ognuno deve fare la sua parte; ognuno deve pagare la sua parte di prezzo della solidarietà, per quanto alta e dolorosa sia. E che c’è di più doloroso, per un innamorato di Cristo, di non potersi nutrire del Suo Corpo, nel giorno di Pasqua? Nulla andrà perduto, fratelli; statene certi, anche quest’astinenza obbligata porterà i suoi frutti. Il Papa, i nostri vescovi, i nostri sacerdoti, celebrando, ci porteranno tutti all’Altare del Signore; mai come in questo tempo, essi avvertono la gioia di essere una cosa sola con tutto il popolo cristiano. Rimaniamo uniti. Papa Francesco, in piazza san Pietro, venerdì 27 marzo, appariva profetico e dolorosamente solo, ma in realtà era sostenuto e accompagnato dalla preghiera e dall’amore di centinaia di milioni di fratelli e sorelle di fede e ha parlato a miliardi di fratelli e sorelle in umanità. Anche noi, poveri celebranti, soli nelle nostre chiese vuote, sappiamo di essere in comunione con voi e con il mondo intero, nel nome di Cristo.
Fa male il cuore ai parroci di tutto il mondo di non poter spalancare le porte della chiesa e le braccia. Ma la sete di Dio, della sua Parola e dei Sacramenti che i cristiani stanno dimostrando è davvero edificante e confortante. Forza. Continuiamo a fare del nostro meglio con pazienza e fedeltà. Per amore. Solo per amore. Di Dio e dei fratelli.