Delpini: messaggi di speranza da Milano
Il Vescovo di Milano, Mons. Mario Delpini, ha recentemente offerto diversi messaggi di speranza. Uno letto da Giacomo Poretti, rivolto principalmente a coloro che vivono soli in casa; in un altro, lui stesso - da un panchina - rivolge gli auguri pasquali agli universitari:
«Quando io parlo in Chiesa sono il Vescovo, ma ora a che titolo mi rivolgo a te? Lo faccio come i mendicanti che girano da queste parti, mi rivolgo a te come il mendicante», esordisce l’Arcivescovo, chiedendo sommessamente attenzione al mondo dell’accademia da un luogo umile per eccellenza: la strada.
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«Dopo settimane di isolamento la signora Giovanna era esasperata. Era abituata a lavorare dal mattino alla sera, anche se era pensionata, perché l’ufficio non voleva privarsi di una esperta come lei. Era abituata a incontrare le amiche per una chiacchierata. Era abituata alla visita dei nipoti ogni giorno e anche a tenerli a pranzo, quando uscivano affamati da scuola. Era abituata a darsi da fare in ogni modo, in parrocchia, in Caritas. Da settimane era isolata: non ne poteva più! Quel giorno dunque si mise a sfogarsi con le pareti di casa».
Inizia così «Quando la signora Giovanna litigò con le pareti di casa», il testo che l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini ha voluto dedicare alle persone che vivono sole in casa e quindi sentono maggiormente la fatica dell’isolamento.
A recitarlo in questo video è Giacomo Poretti, noto attore del trio Aldo, Giovanni e Giacomo.
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Bello è anche il «messaggio di speranza per questa Pasqua» in tempo d'epidemia che l'arcivescovo di Milano rivolge alla diocesi intitolato «La potenza della sua resurrezione»:
«... suonano stonate le certezze della città secolare» e «risultano più fragili le certezze dei devoti che devono constatare che "vi è una sorte unica per tutti: per il giusto e per il malvagio" (Qo 9,2)». «Non pensavamo che fosse così difficile riconoscere la presenza del Risorto, riconoscere la sua potenza che salva per vie che le aspettative umane non possono prescrivere», riprende il presule, chiamando a «entrare con fede più semplice e più sapiente nella promessa di Gesù». Che è promessa di vita eterna.
«Non pensavamo che fosse così necessario celebrare insieme i santi misteri». Andare a Messa? «Una buona abitudine facoltativa». Ormai «in concorrenza con altre», a spartirsi il tempo della festa. Ora che le celebrazioni sono impedite dall'emergenza sanitaria, «i credenti hanno percepito che manca la cosa più importante»: celebrare, pregare, cantare insieme. Ricevere la comunione. «Quando abbiamo fame, non potremo mai sfamarci guardando una fotografia del pane», commenta l'arcivescovo. «Quando siamo sospesi sull’abisso del nulla, l’espressione intelligente “credente ma a modo mio, credente ma non praticante” suona ridicola, un divertimento da salotto, impropria là dove per attraversare la tempesta abbiamo bisogno di una presenza affidabile, di un abbraccio, di una comunione reale con Gesù, per essere nella vita di Dio. Niente di meno».
«Buona Pasqua! Siate lieti nel Signore!»...«Incomincia così una storia nuova».
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Questo è infine il messaggio di speranza offerto durante l'omelia per la V domenica di Quaresima:
Gesù voleva molto bene a Lazzaro, a Maria, a Marta, gli amici di Betania.
E una volta aveva portato in dono dei semi. Li aveva consegnati dicendo: “Sono dei semi speciali. Curateli con ogni attenzione. Vedrete spuntare fiori che non pensate”.
Dunque li avevano presi in consegna, avevano preparato vasi con terra buona, li avevano messi nel locale più riparato dal vento freddo del nord e dal vento ardente del deserto, li curavano con ogni cura. Ma, in effetti, con scarsi risultati.
Marta, come sempre attiva ed efficiente, ogni giorno se ne prendeva cura. Innaffiava, concimava, cercava di tenere i vasi liberi da insetti e da ogni curiosità, teneva lontano anche il gatto. E cominciava a esasperarsi: “Con tutto quello che faccio non si vede spuntare niente!”. E con tutte le cure di Marta, i semi restavano come morti
Maria ogni giorno faceva visita alla stanza riparata da ogni vento e osservava, osservava. Poi cominciava a predicare, a rimproverare, a incoraggiare: “Forza, non dovete aver paura, germogliate, vi proteggiamo da ogni pericolo! Su, non dovete essere pigri, adesso è ora di svegliarvi! Insomma siete proprio disobbedienti è vostro dovere produrre qualche cosa! Siete davvero antipatici: con tutto quello che facciamo per voi!”. E con tutte le prediche di Maria, i semi restavano come morti.
Lazzaro ogni giorno dava uno sguardo alla stanza protetta da ogni minaccia. Non diceva neanche una parola, ma era impensierito. Si domandava: “Non avranno per caso preso qualche malattia? Forse i vasi non sono adatti? Forse le troppe cure di Marta, forse le troppe prediche di Maria li hanno spaventati…”. Ma con tutti i pensieri di Lazzaro, i semi restavano come morti.
Dopo un po’ di tempo Gesù tornò a visitare gli amici di Betania e domandò: “Allora i semi che vi ho dato? Avete visto che fiori?”. Ma gli amici imbarazzati e anche un po’ arrabbiati risposero: “Altro che fiori! Non s’è visto neanche un germoglio! Sono rimasti come morti. E sì che li abbiamo curati con ogni premura!”.
Gesù domandò: “Dove li avete messi?”. E lo portarono a vedere il locale al riparo da ogni vento, al riparo dagli insetti, dai passeri del cielo e anche dal gatto.
Ma Gesù ne fu indignato e spaventato: “Ma come? Li avete messi in cantina? Come possono germogliare e fiorire? Al sole, al sole, è là che germogliano i semi, è là che fioriscono i fiori!”.
I tre amici di Betania, tutti vergognosi, portarono i vasi sul terrazzo.
Passò appena qualche giorno e la casa di Betania fu come trasfigurata. Erano fioriti i fiori più straordinari che mai si fossero visti.
Erano fiori che cantavano! Oh come cantavano! Cantavano con una dolcezza e intensità che, dovunque giungeva il loro canto, germogliava la gioia. Cantavano con una tale delicatezza che i bambini sorridevano nel sonno e i nonni sentivano la compagnia degli angeli. Oh, come cantavano! Cantavano con tale forza che gli scoraggiati, i disperati, gli afflitti sentivano rinascere la voglia di sorridere! Oh come cantavano!
Erano fiori che coloravano la terra! Erano colori così delicati e affascinanti che rivestivano di bellezza anche gli angoli grigi della casa di Betania e tutto il paese! Che colori, che colori meravigliosi!
Erano fiori che profumavano! Ah, che profumo! Più delicato e affettuoso del nardo di Maria, non so come dire: era un profumo di pane e di amicizia. Era un profumo che convinceva a sedersi a mensa e a fare festa! Ah, che profumo!
La storia vuole insegnare che per far sbocciare i fiori speciali che Gesù ci ha consegnato, bisogna esporli al sole. Voglio raccomandare a tutti, specialmente ai ragazzi e ai più giovani: cercate Gesù, luce del mondo! Entrate nel fuoco ardente dell’amore che viene da Dio e sbocciate! A tutti i giovani e a quelli che sono giovani dentro, voglio ripetere quello che ha gridato Gesù: “Vieni fuori! Cerca il sole, cerca il Signore! A tutti i ragazzi e i giovani e a quelli che sono giovani dentro voglio ripetere il comando di Gesù che Papa Francesco ha scelto come titolo per la Giornata Mondiale della Gioventù, che è domenica prossima: Giovane, dico a te, alzati! (Lc 7,14)
Siate fiori che cantano: irradiate la gioia perché il mondo sta morendo di tristezza!
Cantate lieti canzoni! Contrastare con il contagio della gioia il contagio del virus e di ogni male.
Siate fiori che colorano la terra: svegliate la bellezza che si è assopita sotto la coltre del grigiore. Fate risplendere il bello che c’è in ogni uomo e in ogni donna.
Siate fiori che profumano: diffondere il buon profumo di Cristo, che renda desiderabile abitare insieme, sedersi a mensa e dare vita ad affetti più intensi, ad amicizie più vere.
Irradiate la gioia! Svegliate la bellezza! Diffondere profumo di pane e di amicizia!
A recitarlo in questo video è Giacomo Poretti, noto attore del trio Aldo, Giovanni e Giacomo.
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Bello è anche il «messaggio di speranza per questa Pasqua» in tempo d'epidemia che l'arcivescovo di Milano rivolge alla diocesi intitolato «La potenza della sua resurrezione»:
«... suonano stonate le certezze della città secolare» e «risultano più fragili le certezze dei devoti che devono constatare che "vi è una sorte unica per tutti: per il giusto e per il malvagio" (Qo 9,2)». «Non pensavamo che fosse così difficile riconoscere la presenza del Risorto, riconoscere la sua potenza che salva per vie che le aspettative umane non possono prescrivere», riprende il presule, chiamando a «entrare con fede più semplice e più sapiente nella promessa di Gesù». Che è promessa di vita eterna.
«Non pensavamo che fosse così necessario celebrare insieme i santi misteri». Andare a Messa? «Una buona abitudine facoltativa». Ormai «in concorrenza con altre», a spartirsi il tempo della festa. Ora che le celebrazioni sono impedite dall'emergenza sanitaria, «i credenti hanno percepito che manca la cosa più importante»: celebrare, pregare, cantare insieme. Ricevere la comunione. «Quando abbiamo fame, non potremo mai sfamarci guardando una fotografia del pane», commenta l'arcivescovo. «Quando siamo sospesi sull’abisso del nulla, l’espressione intelligente “credente ma a modo mio, credente ma non praticante” suona ridicola, un divertimento da salotto, impropria là dove per attraversare la tempesta abbiamo bisogno di una presenza affidabile, di un abbraccio, di una comunione reale con Gesù, per essere nella vita di Dio. Niente di meno».
«Buona Pasqua! Siate lieti nel Signore!»...«Incomincia così una storia nuova».
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Questo è infine il messaggio di speranza offerto durante l'omelia per la V domenica di Quaresima:
Gesù voleva molto bene a Lazzaro, a Maria, a Marta, gli amici di Betania.
E una volta aveva portato in dono dei semi. Li aveva consegnati dicendo: “Sono dei semi speciali. Curateli con ogni attenzione. Vedrete spuntare fiori che non pensate”.
Dunque li avevano presi in consegna, avevano preparato vasi con terra buona, li avevano messi nel locale più riparato dal vento freddo del nord e dal vento ardente del deserto, li curavano con ogni cura. Ma, in effetti, con scarsi risultati.
Marta, come sempre attiva ed efficiente, ogni giorno se ne prendeva cura. Innaffiava, concimava, cercava di tenere i vasi liberi da insetti e da ogni curiosità, teneva lontano anche il gatto. E cominciava a esasperarsi: “Con tutto quello che faccio non si vede spuntare niente!”. E con tutte le cure di Marta, i semi restavano come morti
Maria ogni giorno faceva visita alla stanza riparata da ogni vento e osservava, osservava. Poi cominciava a predicare, a rimproverare, a incoraggiare: “Forza, non dovete aver paura, germogliate, vi proteggiamo da ogni pericolo! Su, non dovete essere pigri, adesso è ora di svegliarvi! Insomma siete proprio disobbedienti è vostro dovere produrre qualche cosa! Siete davvero antipatici: con tutto quello che facciamo per voi!”. E con tutte le prediche di Maria, i semi restavano come morti.
Lazzaro ogni giorno dava uno sguardo alla stanza protetta da ogni minaccia. Non diceva neanche una parola, ma era impensierito. Si domandava: “Non avranno per caso preso qualche malattia? Forse i vasi non sono adatti? Forse le troppe cure di Marta, forse le troppe prediche di Maria li hanno spaventati…”. Ma con tutti i pensieri di Lazzaro, i semi restavano come morti.
Dopo un po’ di tempo Gesù tornò a visitare gli amici di Betania e domandò: “Allora i semi che vi ho dato? Avete visto che fiori?”. Ma gli amici imbarazzati e anche un po’ arrabbiati risposero: “Altro che fiori! Non s’è visto neanche un germoglio! Sono rimasti come morti. E sì che li abbiamo curati con ogni premura!”.
Gesù domandò: “Dove li avete messi?”. E lo portarono a vedere il locale al riparo da ogni vento, al riparo dagli insetti, dai passeri del cielo e anche dal gatto.
Ma Gesù ne fu indignato e spaventato: “Ma come? Li avete messi in cantina? Come possono germogliare e fiorire? Al sole, al sole, è là che germogliano i semi, è là che fioriscono i fiori!”.
I tre amici di Betania, tutti vergognosi, portarono i vasi sul terrazzo.
Passò appena qualche giorno e la casa di Betania fu come trasfigurata. Erano fioriti i fiori più straordinari che mai si fossero visti.
Erano fiori che cantavano! Oh come cantavano! Cantavano con una dolcezza e intensità che, dovunque giungeva il loro canto, germogliava la gioia. Cantavano con una tale delicatezza che i bambini sorridevano nel sonno e i nonni sentivano la compagnia degli angeli. Oh, come cantavano! Cantavano con tale forza che gli scoraggiati, i disperati, gli afflitti sentivano rinascere la voglia di sorridere! Oh come cantavano!
Erano fiori che coloravano la terra! Erano colori così delicati e affascinanti che rivestivano di bellezza anche gli angoli grigi della casa di Betania e tutto il paese! Che colori, che colori meravigliosi!
Erano fiori che profumavano! Ah, che profumo! Più delicato e affettuoso del nardo di Maria, non so come dire: era un profumo di pane e di amicizia. Era un profumo che convinceva a sedersi a mensa e a fare festa! Ah, che profumo!
La storia vuole insegnare che per far sbocciare i fiori speciali che Gesù ci ha consegnato, bisogna esporli al sole. Voglio raccomandare a tutti, specialmente ai ragazzi e ai più giovani: cercate Gesù, luce del mondo! Entrate nel fuoco ardente dell’amore che viene da Dio e sbocciate! A tutti i giovani e a quelli che sono giovani dentro, voglio ripetere quello che ha gridato Gesù: “Vieni fuori! Cerca il sole, cerca il Signore! A tutti i ragazzi e i giovani e a quelli che sono giovani dentro voglio ripetere il comando di Gesù che Papa Francesco ha scelto come titolo per la Giornata Mondiale della Gioventù, che è domenica prossima: Giovane, dico a te, alzati! (Lc 7,14)
Siate fiori che cantano: irradiate la gioia perché il mondo sta morendo di tristezza!
Cantate lieti canzoni! Contrastare con il contagio della gioia il contagio del virus e di ogni male.
Siate fiori che colorano la terra: svegliate la bellezza che si è assopita sotto la coltre del grigiore. Fate risplendere il bello che c’è in ogni uomo e in ogni donna.
Siate fiori che profumano: diffondere il buon profumo di Cristo, che renda desiderabile abitare insieme, sedersi a mensa e dare vita ad affetti più intensi, ad amicizie più vere.
Irradiate la gioia! Svegliate la bellezza! Diffondere profumo di pane e di amicizia!