Matteo 17, 1-9: Domenica della Trasfigurazione
Oggi siamo invitati da Gesù, in compagnia di Pietro, Giacomo e Giovanni, ad andare sul monte.
Certe esperienze vanno fatte in piccoli gruppi e poi riportate alla comunità: necessità di comunità locali, piccole, in cui approfondire il rapporto e la conoscenza di Dio, senza perdere di vista la Chiesa intera di cui siamo membra.
(6 giorni dopo): l’indicazione temporale si ricollega all’annuncio che Gesù ha fatto ai suoi apostoli del suo destino di morte e resurrezione, alle esigenze del discepolo nel seguire il Signore.
(Monte): i monti sono come indici puntati verso il cielo, verso il mistero di Dio, raccontano la vita come una ascensione verso l’alto. Scriveva il filosofo latino Seneca:
fino a che sei all’osteria, puoi negare Dio. Ma non è facile negarlo quando sei nel silenzio della tua camera o della natura.
Esperienza delle camminate in alta montagna, di avere una meta, di misurarsi con la fatica, di avere momenti di scoraggiamento, ma, intravista la meta e il panorama che si apre improvviso, ci viene spontaneo anche a noi esclamare: “che bello”. E la fatica per il momento scompare.
(fu trasfigurato): il VOLTO è, con gli occhi, lo specchio dell’anima: mostra quello che stiamo vivendo, il nostro “stato d’animo”: chi è felice ha un volto luminoso, chi è triste un volto scuro, ombroso.
La trasfigurazione ci mostra la natura divina di Gesù nascosta dalla sua umanità (e svelata dalle sue parole di vita e dalle azioni prodigiose che le accompagnano). Il contatto profondo con Dio illumina momentaneamente anche esteriormente il Figlio e ne rivela la piena umanità (che è insieme divina e umana).
(Mosè ed Elia conversavano con lui): tutta la Scrittura (la legge, rappresentata da Mosè e i profeti, rappresentati da Elia) parla di Gesù che ne è culmine e insieme sorgente e fonte. Sono personaggi del passato che si fanno presenti, nostri contemporanei, capaci di parlare con noi e per noi, vivi in Dio.
(farò tre capanne): i discepoli si rendono conto di trovarsi di fronte a una rivelazione di Dio (teofania): ne hanno timore e insieme ne sono affascinati. Cercano quasi di fissare, delimitare questa presenza, di contenerla in 3 capanne. Ma è Dio stesso ad avvolgerli con la sua nube e ad indicargli cosa devono fare.
Fare esperienza di Dio è bello, affascinante: lo testimoniano i Santi come Francesco (“Tu sei bellezza”, come Agostino (“Tardi ti ho amato, Bellezza tanto antica e tanto nuova”).
Dall’A.T., e in particolare dall’esodo, ritroviamo gli elementi caratteristici che ci parlano della presenza di Dio che libera e accompagna il suo popolo verso la Terra Promessa:
- la “nube luminosa” (che impedisce al sole di bruciare – siamo in zone desertiche- e alla notte di non oscurare il cammino e così interromperlo: Dio è con noi, come nostro protettore e guida, giorno e notte); una tenda conteneva l’arca dell’alleanza, che a sua volta conteneva la gloria di Dio che li accompagnava. Ora hanno Gesù come gloria/kabod, ma non è contenibile in una tenda/capanna.
- una “voce”: Dio interviene direttamente solo nel Battesimo e ora nella trasfigurazione. Lascia poi che sia il Figlio (e lo SS) a parlare per Lui.
“Ascoltatelo”: è il cuore e il vertice del brano. Ascoltare significa seguire (“ascolta quello che ti dico = segui le mie indicazioni), fidarsi di Lui: “E’ il mio Figlio, l’amato, colui che è motivo della mia gioia”: lo conferma Dio stesso all’inizio del cammino verso Gerusalemme, verso la Passione.
“I discepoli furono presi da timore…Alzatevi e non temete”: Gesù ci invita a non aver paura di Dio (anche se il timore è giustificato ed è segno non di paura, ma di rispetto), ma di metterci in piedi, pronti a riprendere il cammino. Dio non si mostra per condannare, ma per amare, guidare, sostenere come un Padre con un figlio ancora piccolo.
“Gesù solo”: questi momenti luminosi sono soste momentanee in cui ci viene concesso di intravvedere la meta. Sono momenti in cui tutto sembra luminoso, bello, chiaro. Sono momenti che debbono incoraggiare il nostro cammino quotidiano e non frenarci di fronte alle difficoltà e agli scoraggiamenti (es. di Antonellina). Sono episodi isolati, luci fugaci, intuizioni improvvise: guidano il cammino che è comunque impegnativo e pieno di ostacoli. Ma ha una meta, una direzione, un senso.
- Con la Trasfigurazione abbiamo un ANTICIPO del nostro DESTINO: anche noi saremo trasfigurati, vivremo nella luce piena, in comunione con le persone che ci hanno anticipato. E’ un motivo in più per fondare la nostra speranza, per affrontare anche la CROCE, sapendo che è solo una tappa provvisoria del nostro cammino. La meta è un’altra, e vale la pena faticare oggi per raggiungerla.
- Superiamo l’aspetto esteriore, superficiale delle persone. Impariamo a guardare dentro, in modo INTE-LLIGENTE (da inte-ligo: leggere dentro) oltre le maschere che ci portiamo e che spesso nascondono e sfigurano la nostra vera identità di figli di Dio, di uomini creati a sua immagine. Gesù è riuscito a vedere in Pietro la roccia, nella donna indemoniata la discepola fedele, in Zaccheo, ladro esattore delle tasse, il generoso uomo che desidera cambiare vita… Non fermiamoci alle ombre, al NEGATIVO, ma cogliamo e incoraggiamo l’altro nel positivo che ha dentro.
- ASCOLTATELO! E’ il vertice di tutto il racconto e il vertice della nostra fede: imparare ad ascoltarlo, seguirlo, imitarlo. Imparare così ad essere CITTADINI DEI CIELI, persone limpide, luminose, sorridenti, positive, entusiaste, appassionate, felici.
Vedi anche:
- lettera pastorale 1999-2000 del Cardinale C. M. Martini “Quale bellezza salverà il mondo?”, che fa riferimento all'Icona della Trasfigurazione;
- L’ultima opera di Raffaello (Pinacoteca dei Musei Vaticani, Roma, Città del Vaticano): la Trasfigurazione ed il suo significato. Per una lettura iconografica di Andrea Lonardo.