Inside Out: cosa dicono le tue emozioni? Sapere ascoltare le cinque voci che abbiamo dentro
http://www.cattonerd.it/2015/09/14/inside-out-cosa-dicono-le-tue-emozioni/
Hai presente quando sei… vorresti… dovresti essere a dieta e una vocetta dentro di te ti consiglia caldamente di rinunciare al Nutella Party? Ecco su quella vocetta Freud si è fatto un nome, la Pixar un film di animazione in uscita nei cinema, e tanto per non farci mancare nulla Sant’Ignazio di Loyola ci ha poggiato le basi per il discernimento degli spiriti che ancora oggi serve a capire quando e perché combiniamo o possiamo combinare alternativamente grandi cose o misere cavolate.
Nel lungometraggio Pixar, Gioia, Paura, Rabbia, Disgusto e Tristezza sono i nomi propri delle così dette emozioniche abitano la mente di Riley e ne colorano le esperienze sin dal primo istante di vita. A 11 anni questa ragazzina deve riuscire ad integrarsi nella nuova città dove si trasferisce a causa degli impegni lavorativi del padre, ma stavolta Gioia e Tristezza dovranno affrontare un lungo viaggio nel labirinto della memoria prima di rientrare nella postazione di controllo.
Ad uno sguardo superficiale tutto è sotto il dominio di irrazionali pulsioni che sono tutte negative tranne Gioia e chiamarle emozioni gioca a favore di questo fraintendimento, quando invece già dalla loro descrizione sono meno stereotipate di quel che sembra.
Rabbia non è soltanto l’artefice delle esplosioni isteriche che in linguaggio CattO passano sotto la voce di Ira, ma è anche il motore della risposta alle ingiustizie subite, e quindi espressione di Fortezza, che quando è elevata a virtù permette di ingaggiare battaglie utili alla gloria di Dio. Del resto come riporta un meme abbastanza diffuso sui social: se qualche volta ti senti arrabbiato e qualcuno ti dice “cosa farebbe Gesù?”, ricorda che tirare tavoli ed inseguire tutti con la frusta rientra nelle possibilità.
Paura tiene alla larga dai pericoli, che è l’applicazione della virtù della Prudenza con una punta di timor di Dio dove quel di va inteso come complemento di possesso e non di specificazione, nel senso di “temere le cose che Lui teme” e non di“avere paura di Dio”.
Tristezza, a dispetto del nome, è l’emozionepiù spassosa e di fondo gioca il ruolo di richiamare l’attenzione degli altri quando Riley ha bisogno di aiuto, mentre lo stesso personaggio, più maturo nella madre, è tratteggiato con la pacata Saggezza da psicologa introspettiva.
Gioia è ottimista, ma in Riley è anche troppo incentrata su se stessa e forse proprio per questo sarà necessario un lungo viaggio insieme a Tristezza per scoprire che c’è bisogno anche di questa per affrontare una vita che di giorno in giorno è sempre un po’ più complicata. Al suo ritorno sarà più matura e capace di infondere laDeterminazione giusta per trovare e mantenere vivo il lato positivo di ogni esperienza.
Un altro elemento di rilievo sul personaggio di Gioia è che le viene attribuita la creazione dei ricordi-base su cui si edificano intere aree della personalità. Si riconosce così proprio ai ricordi felici la capacità di arricchire l’animo fino a costituirlo.
Disgusto è una sorta di attenta fashion designer. Ha il compito di evitare l’avvelenamento sia fisico che sociale, e concorderete che c’è una bella differenza tra l’espulsione a reazione dei broccoletti e l’allontanamento da compagnie poco opportune. Questo offre un altro interessante spunto di riflessione perché anche così si esprime il passaggio dalla vita infantile a quella adulta.
Riuscite ad immaginare cosa accadrebbe se fosse possibile intercettare queste voci e indirizzare al Bene ogni cambiamento?
E qui entra in gioco la spiritualità cristiana.
Ho scoperto che l’esperienza cristiana, ha individuato un sistema proprio per riuscire a intercettare quelle “voci” e, col tempo e la pratica, persino a farle evolvere. (Ok, se in questo momento qualcuno pensa che con questo metodo non solo “si sentono le voci” ma probabilmente si accolgono nella mente dei piccoli Pòkemon. No, mi dispiace, non è così.)
L’esercizio che permette di mettersi in ascolto delle risonanze interiori generate dal vivere quotidiano si chiama “preghiera dell’esame di coscienza”; e tra i migliori risultati vi è il riconoscere cosa davvero ci muove e saperlo orientare a Dio che, se ci ha creati con la capacità di fare cose grandi (ci ha fatti poco meno degli angeli, cfr. Sal 8, 6), ci metterà pure in condizioni di sperimentare questi “super poteri”.
Questo non significa che si finisce col cantare il Te Deum quando si attraversa il corridoio di casa o che si muore dalla voglia di lanciare santini dal finestrino dell’automobile in partenza.
Scrutando quel che accade nel nostro cuore si scopre che non solo c’è una strada per riuscire a fare una scelta giusta in mezzo a tante possibili stupidate, ma soprattutto che è una esperienza assolutamente liberante vedere il nostro potenziale finalmente in azione.
In “Inside Out”, il miglioramento può avvenire solo per trial and error, cioè per prove ed errori, per cui si procede a tentoni per evitare di sbagliare, ma il fine è sempre adattarsi a ciò che la vita offre e, se qualcosa di differente si realizza, è frutto di una casualità che pesca idee solo dalle esperienze già fatte o quasi.
Con la preghiera dell’esame di coscienza invece ci si apre alla possibilità di attingere ad una Sapienza che va oltre quella umana, per cui uno può essere anche analfabeta ed eccellere in questo tipo di discernimento, per poi ritrovarsi a realizzare progetti che superano il limite dell’umano semplicemente perché si intravedono e si imbroccano le opportunità divine pensate apposta per noi.
Per saperne di più rivolgetevi al vostro gesuita di fiducia…
Hai presente quando sei… vorresti… dovresti essere a dieta e una vocetta dentro di te ti consiglia caldamente di rinunciare al Nutella Party? Ecco su quella vocetta Freud si è fatto un nome, la Pixar un film di animazione in uscita nei cinema, e tanto per non farci mancare nulla Sant’Ignazio di Loyola ci ha poggiato le basi per il discernimento degli spiriti che ancora oggi serve a capire quando e perché combiniamo o possiamo combinare alternativamente grandi cose o misere cavolate.
Nel lungometraggio Pixar, Gioia, Paura, Rabbia, Disgusto e Tristezza sono i nomi propri delle così dette emozioniche abitano la mente di Riley e ne colorano le esperienze sin dal primo istante di vita. A 11 anni questa ragazzina deve riuscire ad integrarsi nella nuova città dove si trasferisce a causa degli impegni lavorativi del padre, ma stavolta Gioia e Tristezza dovranno affrontare un lungo viaggio nel labirinto della memoria prima di rientrare nella postazione di controllo.
Ad uno sguardo superficiale tutto è sotto il dominio di irrazionali pulsioni che sono tutte negative tranne Gioia e chiamarle emozioni gioca a favore di questo fraintendimento, quando invece già dalla loro descrizione sono meno stereotipate di quel che sembra.
Una carrellata di emozioni
Rabbia non è soltanto l’artefice delle esplosioni isteriche che in linguaggio CattO passano sotto la voce di Ira, ma è anche il motore della risposta alle ingiustizie subite, e quindi espressione di Fortezza, che quando è elevata a virtù permette di ingaggiare battaglie utili alla gloria di Dio. Del resto come riporta un meme abbastanza diffuso sui social: se qualche volta ti senti arrabbiato e qualcuno ti dice “cosa farebbe Gesù?”, ricorda che tirare tavoli ed inseguire tutti con la frusta rientra nelle possibilità.
Paura tiene alla larga dai pericoli, che è l’applicazione della virtù della Prudenza con una punta di timor di Dio dove quel di va inteso come complemento di possesso e non di specificazione, nel senso di “temere le cose che Lui teme” e non di“avere paura di Dio”.
Tristezza, a dispetto del nome, è l’emozionepiù spassosa e di fondo gioca il ruolo di richiamare l’attenzione degli altri quando Riley ha bisogno di aiuto, mentre lo stesso personaggio, più maturo nella madre, è tratteggiato con la pacata Saggezza da psicologa introspettiva.
Gioia è ottimista, ma in Riley è anche troppo incentrata su se stessa e forse proprio per questo sarà necessario un lungo viaggio insieme a Tristezza per scoprire che c’è bisogno anche di questa per affrontare una vita che di giorno in giorno è sempre un po’ più complicata. Al suo ritorno sarà più matura e capace di infondere laDeterminazione giusta per trovare e mantenere vivo il lato positivo di ogni esperienza.
Un altro elemento di rilievo sul personaggio di Gioia è che le viene attribuita la creazione dei ricordi-base su cui si edificano intere aree della personalità. Si riconosce così proprio ai ricordi felici la capacità di arricchire l’animo fino a costituirlo.
Disgusto è una sorta di attenta fashion designer. Ha il compito di evitare l’avvelenamento sia fisico che sociale, e concorderete che c’è una bella differenza tra l’espulsione a reazione dei broccoletti e l’allontanamento da compagnie poco opportune. Questo offre un altro interessante spunto di riflessione perché anche così si esprime il passaggio dalla vita infantile a quella adulta.
Riuscite ad immaginare cosa accadrebbe se fosse possibile intercettare queste voci e indirizzare al Bene ogni cambiamento?
E qui entra in gioco la spiritualità cristiana.
Il discernimento degli spiriti
Beh non so voi, ma per me è molto accattivante l’idea di poter intervistare i personaggini che dovrebbero abitare la mia mente per conoscere la mia realtà interiore e poterla migliorare evitando così almeno le cadute più ovvie.Ho scoperto che l’esperienza cristiana, ha individuato un sistema proprio per riuscire a intercettare quelle “voci” e, col tempo e la pratica, persino a farle evolvere. (Ok, se in questo momento qualcuno pensa che con questo metodo non solo “si sentono le voci” ma probabilmente si accolgono nella mente dei piccoli Pòkemon. No, mi dispiace, non è così.)
L’esercizio che permette di mettersi in ascolto delle risonanze interiori generate dal vivere quotidiano si chiama “preghiera dell’esame di coscienza”; e tra i migliori risultati vi è il riconoscere cosa davvero ci muove e saperlo orientare a Dio che, se ci ha creati con la capacità di fare cose grandi (ci ha fatti poco meno degli angeli, cfr. Sal 8, 6), ci metterà pure in condizioni di sperimentare questi “super poteri”.
Questo non significa che si finisce col cantare il Te Deum quando si attraversa il corridoio di casa o che si muore dalla voglia di lanciare santini dal finestrino dell’automobile in partenza.
Scrutando quel che accade nel nostro cuore si scopre che non solo c’è una strada per riuscire a fare una scelta giusta in mezzo a tante possibili stupidate, ma soprattutto che è una esperienza assolutamente liberante vedere il nostro potenziale finalmente in azione.
Conclusione
In “Inside Out”, il miglioramento può avvenire solo per trial and error, cioè per prove ed errori, per cui si procede a tentoni per evitare di sbagliare, ma il fine è sempre adattarsi a ciò che la vita offre e, se qualcosa di differente si realizza, è frutto di una casualità che pesca idee solo dalle esperienze già fatte o quasi.
Con la preghiera dell’esame di coscienza invece ci si apre alla possibilità di attingere ad una Sapienza che va oltre quella umana, per cui uno può essere anche analfabeta ed eccellere in questo tipo di discernimento, per poi ritrovarsi a realizzare progetti che superano il limite dell’umano semplicemente perché si intravedono e si imbroccano le opportunità divine pensate apposta per noi.
Per saperne di più rivolgetevi al vostro gesuita di fiducia…