Le Ostie ritrovate intatte ad Arquata e gli altri miracoli eucaristici (raccolti, fra gli altri, dal beato Carlo Acutis)
Si è parlato molto di questo recente miracolo riguardante l'Eucarestia: in una Chiesa di Arquata (AP) crollata a causa del terremoto, è stata ritrovata la pisside contenente le Ostie consacrate e queste, nonostante i mesi passati (era l'agosto 2016) e le condizioni atmosferiche avverse, sono state trovate ancora intatte e "fragranti". Lo racconta, fra gli altri, Vatican news, con un'intervista al vescovo di Ascoli Piceno, Giovanni D'Ercole:
Nessuna muffa o alterazione sulle ostie ritrovate nel Tabernacolo del’500 sepolto per mesi sotto le macerie della Chiesa di Santa Maria Assunta di Arquata del Tronto, colpita dal terribile terremoto dell'agosto 2016. Alcune settimane fa il Tabernacolo era stato riposto in un magazzino dove è avvenuto il ritrovamento. Di segno di speranza parla mons. Giovanni D’Ercole, vescovo della diocesi di Ascoli Piceno. Quasi 300 i morti per le scosse che in quel periodo hanno interessato il Centro Italia. Ad un anno e mezzo di distanza dal terremoto, le ostie, conservate dentro la pisside, erano intatte, racconta nell’intervista di Fabio Colagrande:“Siamo rimasti sorpresi. Il parroco della Cattedrale, originario di Arquata, le ha volute prendere e le ha messe nel Tabernacolo della nostra Cattedrale. E’ un segnale che ci ha colpito”, afferma mons. D’Ercole. Un segno di speranza, dunque, in una Quaresima che le popolazioni colpite dal sisma continuano a vivere in modo difficile? “L’interpretazione che gli do è che Gesù, sepolto nelle macerie, è vivo. E’ un segno di speranza nel cammino faticoso della ricostruzione".
La speranza che rinascano i piccoli centri
Tanti, infatti, ancora i problemi per la popolazione. “L’arrivo della neve ha messo in ginocchio queste nostre terre, le casette sono fragili, da questo punto di vista speriamo che la neve non si accanisca così tanto da creare disagi ulteriori”, spiega ancora il vescovo. “Noi cerchiamo di stare vicino alla gente: c’è il parroco, i sacerdoti, le suore”. La speranza di mons. D’Ercole è che i piccoli centri rinascano: “stiamo facendo di tutto perché dalla tragedia del terremoto non venga la morte ma un sussulto di coraggio e impegno. Speriamo nello stimolo di tutte le forze politiche perché capiscano che la rinascita di questa zona è anche la rinascita del turismo semplice”.
La solidarietà dà fiducia
Infine il presule, che fu testimone diretto della distruzione del sisma, si sofferma sul senso di digiuno, elemosina e preghiera per queste popolazioni. “C’è gente - conclude - che ha perso tutto e guarda al futuro con apprensione: la solidarietà può aiutare a ridare fiducia”.Associo poi a questa bella notizia la lista di Miracoli Eucaristici in Italia e nel mondo, raccolti, fra gli altri, dal giovane Servo di Dio Carlo Acutis, in un sito.
In Italia sono 22:
Una rassegna completa è offerta da Aleteia e da Una casa sulla roccia (I parte e II parte).
Nella Basilica di Santa Cristina a Bolsena le quattro «pietre sacre» con il sangue sgorgato dall’ostia sollevata dal sacerdote Pietro da Praga, prigioniero dei dubbi sulla presenza reale di Cristo nel Sacramento dell’altare, sono il sigillo del prodigio che dal 1263 ha fatto della cittadina in provincia di Viterbo una delle principali mete eucaristiche d’Italia. E nella vicina Orvieto che di quella traccia soprannaturale custodisce il «santissimo corporale» intorno a cui è stato edificato il suo Duomo dorato è la terra del Corpus Domini, la solennità che l’anno successivo all’evento viene estesa a tutta la Chiesa da Urbano IV, il Pontefice che per primo si inginocchia davanti alle reliquie di Bolsena. Proprio nell’inno per la liturgia della festa san Tommaso d’Aquino chiamerà l’Eucaristia il «Pane degli angeli» e in una sua riflessione la definirà «la più grande di tutte le meraviglie operate dal Cristo».Il “segno” di Bolsena è passato alla storia come uno dei miracoli eucaristici che puntellano da milletrecento anni l’Italia.Ad Alatri , nel Lazio, per raggiungere l’ingresso della Cattedrale di San Paolo occorre percorrere una scalinata che invita ad alzare lo sguardo. Quasi un richiamo a quell’«ostia incarnata» che il Duomo conserva in una teca di vetro.La chiamano «porziuncola» e gli affreschi raccontano il prodigio di cui è stata protagonista. È il 1228 quando una giovane, sotto l’influenza di una «donna malvagia», compie il furto della particola e la avvolge in un panno. L’ostia resta lì per tre giorni e diventa carne. Con questa “forma” continua a mostrarsi oggi all’interno della cappella costruita nel 1997. Papa Gregorio IX evidenzia nel mandatum che i fatti di Alatri sono «eventi straordinari» che vogliono «risaldare la fede nella verità della Chiesa cattolica», «ravvivare la sapienza» e «riaccendere la carità». Parole che possono essere associate a tutti gli interventi divini che rimandano al «farmaco d’immortalità» innalzato nella Messa e che hanno fatto dei luoghi in cui sono avvenuti autentiche “città del Pane”.La tradizione ci consegna miracoli legati a profanazioni delle specie eucaristiche oppure a paesi in pericolo che trovano nel Santissimo Sacramento il loro viatico. Ma il prodigio può trasformarsi anche nel monito per confermare la presenza reale di Cristo nel pane e nel vino consacrati. È quanto accade aLanciano, la cittadina abruzzese del più antico miracolo eucaristico della Penisola. Risale all’VIII secolo e si verifica di fronte a un religioso assalito da forti titubanze. L’ostia e il vino che oggi sono esposti in un ostensorio d’argento e in un calice di cristallo sono davvero carne e sangue, ha stabilito uno studio scientifico del 1971. E i luminari non sono riusciti a spiegare come il «tessuto vivente» possa essere rimasto immutato.Le incertezze “teologiche” accompagnano i fatti di Bagno di Romagna dove nel 1412 il priore della Basilica di Santa Maria, padre Lazzaro da Verona, vede ribollire il vino dopo la preghiera di consacrazione e fuoriuscire fin sul corporale, che è tuttora conservato.Oppure quanto succede a Roma nel 595 durante una celebrazione presieduta dal papa Gregorio Magno che si imbatte nelle risate di una nobildonna mentre sta per ricevere la Comunione e il pane si muta in carne e sangue (la reliquia è ad Andechs in Germania).Il vento dell’errore marca, poi, i miracoli di Rimini dove nel 1225 sant’Antonio da Padova fa genuflettere un asino di fronte all’ostia per convertire un eretico; di Macerata che accoglie nella Cattedrale il lino striato di sangue nel 1356 per le perplessità di un prete; e di Trani che nel Mille vede una donna pugliese friggere un’ostia che nella padella inizia a spargere sangue senza cuocersi.La geografia “eucaristica” della Penisola è segnata anche dai sacrilegi che vengono «sanati» dall’azione celeste. A Torino una lapide nella Basilica del Corpus Domini ripercorre il furto di un’ostia che nel 1453 si solleva dalla sacca del mulo «che trasportava il Corpo divino».Oppure a Siena sono oggetto di una viva devozione dal 1730 le oltre trecento ostie rubate alla vigilia dell’Assunta nella Basilica di San Francesco e ritrovate intatte fra la sporcizia di una cassetta dell’elemosina.
A Lourdes è stato filmato un miracolo eucaristico accaduto nel 1999: l'Ostia si solleva per diversi istanti: