Le malattie spirituali della Chiesa
La nostra diocesi di Roma sta da mesi invitando le comunità parrocchiali a fare un profondo esame di coscienza sulle malattie spirituali che la affliggono. Punto di riferimento per questa verifica è l'esortazione apostolica di papa Francesco, Evangelii Gaudium (2013), in particolare i nn.76-101. Conoscere le nostre malattie ci aiuta a cercare una cura adatta per guarirci!
Questa è la proposta del Vicario di Roma, Angelo De Donatis:
Proviamo a trovare modalità, tempi e spazi nell’arco della Quaresima, per fare una seria verifica sul nostro cammino e sulle nostre malattie spirituali.I frutti di questo confronto maturo possano essere le basi per un rinnovamento della comunità, sotto la guida dei pastori, in comunione con tutta la diocesi e con la Chiesa intera, chiamata ad “uscire” per essere ancor più a contatto con l’umanità di oggi, sempre assetata di Vangelo.
Ogni comunità parrocchiale, ogni realtà ecclesiale, rifletta con franchezza su quale sia la sua malattia spirituale.
In occasione di un’assemblea comunitaria, con il consiglio pastorale, con l’equipe dei catechisti, si chieda: in cosa ci siamo ammalati? Cosa frena in noi il dinamismo evangelizzatore?
Cosa ci impedisce di essere una madre dal cuore aperto, capace di accogliere e di uscire?
...Il secondo capitolo di EG, “la crisi dell’impegno comunitario”, nella parte che riguarda “le tentazioni degli operatori pastorali” (EG 76-101) ci offrirà il materiale di base per riflettere…
Attenzione: non è un’operazione semplice individuare la malattia spirituale della nostra comunità! Non va fatta frettolosamente, perché richiede profonda libertà interiore e un discernimento sapiente illuminato dallo Spirito.
(S.E. Mons. Angelo De Donatis, Discorso a conclusione del Convegno Diocesano, 18 settembre 2017)Vedi anche la Meditazione spirituale del Vicario generale in occasione della Quaresima 2018
NO ALL’ECONOMIA DELL’ESCLUSIONE!
Non consiste forse (il digiuno che voglio) nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo? (Is 58,8)
La nuova era della conoscenza e dell’informazione ha condotto l’uomo a una condizione di subalternità, e spesso i processi finanziari che governano l’uomo sono sconosciuti all’uomo stesso. Non ci si accorge di avere la malattia che tende ad escludere molte persone, considerandole inutili avanzi, insignificanti scarti della società. Il denaro e il potere creano una globalizzazione dell’indifferenza, che può intaccare anche le comunità cristiane, dove a volte gli interessi di pochi e la rincorsa ai beni economici o materiali finisce per escludere gli ultimi. [Cfr. EG 52-60].
Ti sembra che la vita consacrata sia affetta dall’indifferenza e dall’esclusione? Le nostre Comunità sono troppo prese dai cammini interni per non accorgerci degli altri, specie i più poveri e più fragili?
NO ALLA GUERRA TRA NOI!
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti... (Mt 5,24)
È la guerra che coinvolge purtroppo tanti cristiani, che lottano tra di loro per cercare primi posti, potere, piacere o il proprio tornaconto… Le invidie e le gelosie fanno dimenticare ai cristiani il comandamento dell’amore e sottraggono la possibilità di essere testimoni credibili del Vangelo agli occhi del mondo di cui sono diventati parte… e la parte spesso peggiore! Ciò che colpisce è che spesso per questioni all’inizio futili, poi sempre più ingigantite, si rompono rapporti all’interno della comunità. [Cfr. EG 98-101].
Ti sembra che rischiamo di finire bloccati dalle tensioni e dai personalismi? Invidia e gelosia sono il sottobosco delle nostre Comunità religiose?
NO ALL’ACCIDIA EGOISTA!
Io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare. (Mt 21,43)
È la malattia del ripiegamento interiore su se stessi che impedisce di operare e che, attraverso la noia, l’indifferenza, l’indolenza, costringe gli operatori pastorali a rimanere radicati in meschine sicurezze, incapaci di smuovere le persone e le situazioni. Non c’è più entusiasmo, iniziativa, perché si è perso il contatto con la gente e si fanno le cose perché si devono fare. Chiamati a essere sale della terra e luce del mondo, i cristiani diventano stanchi ripetitori di cose in cui non credono più. È “la psicologia della tomba, che poco a poco trasforma i cristiani in mummie da museo”. [Cfr. EG 81-83].
Ti sembra che le nostre Comunità religiose siano affette dall’accidia spirituale? Andiamo avanti con inerzia, ripetendo stancamente sempre le stesse cose senza più convinzione?
NO AL PESSIMISMO STERILE!
E’ diventato per noi una condanna dei nostri pensieri; ci è insopportabile solo al vederlo... (Sap 2,13).
È questa una malattia che colpisce molti cristiani. È la lotta tra i cristiani e la logica del mondo. Non è una guerra che si combatte con le armi, ma una lotta tra due modi diversi di vivere. Il mondo e i suoi seguaci sembrano molto più forti e numerosi dei cristiani. E così il pessimismo si affaccia in modo pericoloso … Noi cristiani siamo in pochi rispetto ai molti; non siamo coerenti come vorremo essere; non siamo sicuri di noi stessi, siamo scontenti, disincantati, tristi. E il pessimismo sterile prende posto nel nostro animo, allontanando la speranza. [Cfr. EG 84-86].
Ti sembra che anche noi Religiosi siamo caduti in questo pessimismo senza frutto nei discorsi che facciamo, nelle scelte che portiamo avanti? sono frutto di speranza?
NO ALL’INDIVIDUALISMO COMODO!
Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza... Amerai il tuo prossimo come te stesso – (Mc 12,29.
È una malattia che può prendere varie forme e infettare i membri della comunità: la tendenza a dare un’importanza esagerata agli spazi personali di autonomia, separandoli in maniera schizofrenica dalla vita cristiana con i suoi impegni. C’è chi vive occultando la propria identità cristiana, facendo persino della preghiera o della vita fraterna un’occasione per “star bene con sé stesso” e non la fonte per la missione nel mondo, per non diventare addirittura difesa di sé e delle proprie convinzioni e disprezzo degli altri, quasi si avesse paura di contaminarsi. [Cfr. EG 78-80; 87-92].
Ti sembra che anche noi Religiosi, abbiamo perso lo slancio e la gioia di stare insieme e abbiamo dato spazio all’autoreferenzialità che ci porta a difendere i nostri spazi privati?
NO ALLA MONDANITÀ SPIRITUALE!
Cantate inni al Signore, lodate il Signore, perché ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori. (Ger 20,13)
È forse il male più insidioso, perché travestito da apparente bene o peggio da perbenismo, che si nasconde dietro apparenze di religiosità e perfino di amore per la Chiesa. È la mondanità di chi cerca la propria gloria facendo finta di cercare la gloria di Dio, vivendo la fede senza i fratelli, rinchiuso nel proprio soggettivismo e ignorando di appartenere a una comunità; di chi si affida solo alle proprie forze, alle proprie conoscenze e capacità, nascondendosi dietro l’esecuzione delle norme o la fedeltà alla tradizione, senza più fervore evangelico. [Cfr. EG 93-97].
Ti sembra che la vita consacrata sia diventata un po’ troppo mondana dal punto di vista spirituale e che le Comunità seguano più le logiche umane che quelle evangeliche?
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