III Domenica di Quaresima Anno B: Gesù, il nuovo Tempio
Dal deserto delle tentazioni, al monte
della Trasfigurazione fino al Tempio da purificare
Le prime due tappe del cammino
quaresimale ci hanno portato in luoghi simbolici che ci hanno mostrato alcune
realtà ed esigenze concrete da vivere[1] così anche questa terza tappa và
compresa e attualizzata nella nostra vita.
Siamo nel Tempio di Gerusalemme (in prossimità della Pasqua dei Giudei[2], cioè della festa dell’Esodo). Qui era prassi presentare a Dio un’offerta
(il sacrificio di comunione) consegnando ai sacerdoti degli animali che
sarebbero poi stati sacrificati per loro. Era dunque normale che, in prossimità
del Tempio, ci fossero mercanti e cambiavalute che facilitassero tale rito
(possiamo quasi dire che compiono un servizio per i pii ebrei). Perché allora
Gesù si scaglia contro di loro?
[1] Deserto = luogo dove fare i conti con la nostra umanità ferita (da cui ne deriva il
bisogno di fare delle scelte fondamentali di fronte ai veri bisogni della
nostra esistenza. Lo strumento fondamentale è il DIGIUNO, la mortificazione,
per ritrovare la forza di un autocontrollo sulle nostre tentazioni).
Montagna = luogo dove fare un’esperienza spirituale che ci rincuori e rianimi, dove
sperimentare la nostra “divinità”, il nostro essere fatti di spirito divino
oltre che di materia, il nostro destino luminoso come meta del pellegrinare
(strumento: la PREGHIERA alimentata dalla PAROLA DI DIO che ci parla di Gesù
Cristo e ci garantisce la sua presenza).
[2] Giovanni, a differenza dei sinottici,
colloca questo episodio ancora all’inizio della vita pubblica di Gesù (che per
tre volte si troverà a Gerusalemme a festeggiare la Pasqua).
Premessa: “lo zelo per la tua casa mi divorerà[1]”: zelo è sinonimo di dedizione, di passione. Questo episodio è stato a volte utilizzato per giustificare l’integralismo che anche noi cristiani abbiamo vissuto e ancora oggi, a volte, viviamo. Pensiamo di essere autorizzati a condannare con la violenza (per lo meno verbale) chi si oppone ai nostri valori e principi, chi ci critica o ci ostacola politicamente, culturalmente o per qualsiasi altro motivo. Gesù è solo in questo episodio che agisce con apparente violenza, che lascia sfogare la sua ira (da comprendere): per il resto Gesù, il mite e misericordioso, ci insegna ad amare i nemici, a pregare per loro, a perdonare, a mostrare sempre benevolenza!
Gesù è il “profeta definitivo”
Come i profeti del passato anche Gesù condanna l’ipocrisia della fede,
vuole scuoterci e metterci di fronte alle nostre contraddizioni: fa sua
l’indignazione e la denuncia dei profeti. Il problema non sono i mercanti (che,
alla fin fine, svolgono un servizio). Il problema è lo snaturamento del
rapporto con Dio troppo spesso ridotto a un mercanteggiare più che a un
rapporto intimo e filiale. Rischiamo di porci davanti a Dio come mercanti che
pretendono di scambiare i propri “sacrifici” (ovvero il tempo che dedichiamo
per qualche preghiera o qualche Messa noiosa) in cambio di protezione, di
salute, di aiuto, di successo, di un posto in paradiso. “Perché Signore - ci
capita di lamentarci - ci hai fatto questo a noi che siamo buoni, veniamo a
Messa…?” Come se la malattia, le disgrazie e la morte fossero castigo di Dio o
che, essendo cristiani, dobbiamo esserne immuni.
Il Tempio
Il tempio è il segno della presenza di Dio in mezzo al suo popolo. E’ per noi equivalente alla Chiesa: luogo dove, come famiglia radunata,
incontrare il Signore, sperimentare la sua presenza, il suo amore, esprimere la
nostra lode, il nostro ringraziamento, la nostra supplica.
Il passaggio è notevole: ai tempi di
Gesù c’era un solo luogo sacro, dove era garantita la presenza di Dio, in
quanto qui erano conservate le tavole dell’Alleanza (i 10 comandamenti offerti
da Dio al popolo ricordati nella 1° lettura). Gesù ci aiuta a fare il
passaggio: il NUOVO TEMPIO in cui incontrare Dio è ora lui stesso, il Risorto.
Se, come uomo era limitato dallo spazio e dal tempo (come noi poteva essere, in
un determinato momento, in un luogo solo), come Risorto supera lo spazio e il
tempo ed è presente ovunque e sempre. In Lui sperimentiamo la presenza di Dio
perché Dio è in lui e con lui.
Noi, corpo di Cristo
Il corpo di Cristo indica oggi diverse
realtà: l’Eucaristia (“questo è il mio corpo, questo è il miio sangue”), la
Chiesa (corpo mistico di Cristo, sue membra di cui lui è il Capo) ovvero la
comunità cristiana. E’ nell’Eucaristia, nella Chiesa, nella comunità unita e riunita
nel suo nome che noi facciamo esperienza di Dio. Dove è Amore lì c’è Dio, dove
due o più persone sono unite nel suo nome Gesù è in mezzo a loro (Mt 18,20).
Bastano dunque due persone unite nel suo nome, ovvero che si amano come lui ha
amato noi, per essere Chiesa viva, Tempio di Dio, luogo dove chiunque può
sperimentare la presenza del Signore.
Anche oggi, come è avvenuto lungo i
secoli, specie nei momenti di crisi, di svolta epocale, lo Spirito, con il dono
dei suoi carismi, fa sgorgare nella Chiesa nuove correnti spirituali che
suscitano movimenti, comunità, famiglie religiose: sono, per così dire,
l’incarnazione di una parola che Gesù vuole ripetere all’umanità, quale
medicina per i mali del tempo.
PREGHIERA
FINALE
Signore,
insegnaci a non mettere al centro della fede noi stessi, quello che facciamo,
ma Gesù morto
e risorto, nuovo Tempio dove incontrarti e sperimentare il tuo amore.
Insegnaci a
non mercanteggiare con te,
a non
limitarci all’osservanza esteriore e formale dei tuoi comandamenti,
ma a vivere
cercando un rapporto autentico, gratuito e disinteressato,
con te e con
i fratelli che ci metti accanto.
Te lo
chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen.