Fede e politica: i cristiani al voto, il Vangelo e Salvini
“Come vescovi ci uniamo innanzitutto all’appello del Capo dello Stato a superare ogni motivo di sfiducia e di disaffezione per partecipare alle urne con senso di responsabilità nei confronti della comunità nazionale”. Dopo aver richiamato “il valore morale e democratico del voto”, Bassetti ha puntualizzato che “la Chiesa non è un partito e non stringe accordi con alcun soggetto politico”. Dialoga con tutti i partiti consapevole che, come ha detto Papa Francesco, “Dialogare non è negoziare”: “Negoziare, infatti, consiste soltanto – ha commentato Bassetti – nel cercare di ricavare la propria fetta della torta comune. Ma non è questo, ovviamente, ciò che intendiamo. Dialogare significa, invece, cercare il bene comune per tutti”.
Come ha scritto Francesco, ‘la politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose di carità, perché cerca il bene comune’”.Dunque il cristiano non può disinteressarsi della politica ed è chiamato ad andare a votare e scegliere chi ritiene che difenda maggiormente i valori in cui crede.“La Chiesa non sceglie uno schieramento partitico, ma non può non prendere una posizione politica”. Lo sostiene mons. Ivo Muser, vescovo di Bolzano – Bressanone, in una Lettera pastorale inviata ai suoi fedeli.
“Non metto in dubbio, è chiaro, la distinzione tra Chiesa e Stato. La Chiesa deve essere indipendente, ma tuttavia, non può essere apolitica né imparziale. Penso che la Chiesa debba schierarsi e dare voce a coloro che non hanno voce. Io, come cristiano, sono convinto che posso entrare in un dialogo aperto, e anche franco, soltanto se ho una mia identità che non sia, però, un’identità chiusa ma pronta al dialogo: rispetto l’altro nella sua diversità. E questo fa parte del Vangelo; questo per me fa anche parte del grande comandamento di amore che ci ha donato Gesù stesso”.Ha fatto scalpore il gesto di Salvini che, durante il suo comizio in piazza Duomo a Milano ha giurato sul Vangelo e sulla Costituzione italiana, brandendoli in mano, insieme ad un rosario, e mostrandoli alla folla. Ha subito commentato l’arcivescovo di Milano Mario Delpini: “Nei comizi si parli di politica”. "Salvini giura sul Vangelo: peccato che così facendo mostri di non conoscerlo bene. Perché, proprio nel Vangelo, Gesù dice di non giurare. Su nulla”, è la dura reprimenda di don Mauro Leonardi. E' intervenuto anche il direttore di Avvenire con un editoriale dal titolo eloquente: "Il Rosario è «medicina», non amuleto e il Vangelo non è un volantino, è vita":
Ogni persona di fede autentica sa che il Vangelo non è un volantino e che la promessa di «rispettarne gli insegnamenti» è un impegno che non ci si può limitare a ostentare sul palco di un comizio o da una qualsiasi altra tribuna, ma che si dimostra coi fatti. E sa con altrettanta chiarezza che il Rosario non è un amuleto, ma è uno strumento di preghiera e, come ci testimonia papa Francesco, una «medicina dell’anima». Ammetto di non aver avuto l’impressione che Salvini ne fosse pienamente consapevole, ma forse invece lo è. Magari perché ha prestato davvero ascolto a qualcuno dei buoni preti che lui stesso racconta di aver incontrato nei suoi giri elettorali. Finora, purtroppo, anche a me – per quel che questo vale – non ha dato l’impressione né di essere stato folgorato sulla via di Damasco né di aver letto almeno il capitolo 25, 31-46 del Vangelo di Matteo e fatto i conti con quegli insegnamenti... io non smetto di farlo, e i conti non mi tornano mai. Però so che non è mai troppo tardi, né per me né per alcun altro.Il sito Formiche.net riporta anche una tra le poche reazioni positive:
Di parere opposto il giornalista di Libero Antonio Socci, che indica il gesto di Salvini come “all’opposto di Matteo Renzi che – quando fece approvare le “unioni civili” – dichiarò di aver giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo, quindi opponendo l’una all’altro”, mentre, chiosa, “a me pare che le radici cristiane siano evidenti nella nostra costituzione e contrapporla al Vangelo, come fa Renzi, significa spazzar via Vangelo e Costituzione”.Aleteia, in una riflessione su "Come dev’essere il cristiano in politica? Ce lo dice Gesù", ci ricorda:
Ci sono due tentazioni: quella di un cristianesimo apolitico, di una fede limitata alla devozione e al culto, e quella di un cristianesimo politico identificato con un sistema di governo.Nei Vangeli troviamo diverse indicazioni. Ne ricordo due in particolare: la prima è tratta dal Vangelo secondo Matteo (20,17-28):
In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà». Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di' che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno».Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dòminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Propongo a commento una mia riflessione tratta dal testo "Il Vangelo dell'amore":
IL FASCINO PERVERSO DEL POTERE
(Mc 10,35-45; Mt 20,20-28)
Come il denaro, così anche il potere, in sé, non è
cattivo. In mano nostra è però pericoloso per noi stessi e per gli altri: la
tentazione di esercitare il potere per noi e contro gli altri è altrettanto
forte dell’usare le ricchezze per noi e contro gli altri. Il modello che gli apostoli hanno in mente è quello del
mondo: da sempre i capi esercitano il potere dando ordini, pretendendo
privilegi, opprimendo i deboli. Gli apostoli attendono il momento che Gesù
diventi re: non ha forse dimostrato di esercitare una influenza grande, di
muovere le masse con il suo potere di fare miracoli e di parlare scaldando il
cuore della gente? Il Messia annunciato non avrebbe fatto piazza pulita dei
potenti che da secoli sottomettono il popolo di Dio? E in previsione di questo
evento non è forse saggio, o comunque furbo, chiedere dei posti da
"ministri", da vice? Così
fanno i due apostoli “figli di Zebedeo”, Giovanni e Giacomo, pretendendo
privilegi in nome – probabilmente – del fatto che sono tra i primi accanto a
Gesù, tra i più intimi e forse anche suoi parenti. In realtà dimostrano di non
aver ancora capito la mentalità di Gesù, sono ancora figli del mondo anziché
figli di Dio. Gesù non condanna la loro “sete di potere”, ma il modo con cui
pensano di dissetarla: “Tra voi non è
così” (come nel mondo); “ma chi vuol
diventare grande tra voi” (cosa dunque lecita) “sarà vostro servitore” (Mc 10,43). Diventare grandi, adulti,
significa assumersi le proprie responsabilità nei confronti degli altri, come
un genitore nei confronti del figlio, chiamato ad un servizio che è chiara
espressione di amore.
Nella richiesta dei due apostoli
si nasconde anche la nostra ricerca del potere più "quotidiano", un
potere che non è servizio, ma pre-potenza, ricerca della propria potenza a
discapito degli altri: la ricerca dell'arrivare prima degli altri, l'ansia di
guardare gli altri dall'alto in basso. Vi rintracciamo un mondo fatto di
persone che sgomitano, sgambettano, cercano vie tortuose per scavalcare la
fila, gente disposta a tutto pur di arrivare a conquistarsi una poltrona,
potenti (dittatori o governanti) che abusano del potere loro concesso,
trasformandolo in dominio e oppressione del debole.
Gli altri dieci apostoli si
indignano, ma è facile capire che la loro reazione è dettata soprattutto dal
fatto che si sentono depredati di un diritto che pensano di avere anche loro:
molto probabilmente i figli di Zebedeo avevano trovato il coraggio e la
tempistica di fare quello che loro avrebbero voluto fare, ma non avevano osato
fare. Si sono sentiti scavalcati. Da notare che tutti e dieci hanno la stesso
reazione, quasi a dire che tutti noi (nessuno escluso, senza eccezioni!)
abbiamo dentro questo bisogno di affermarci, di farci rispettare, di contare, e
quindi la paura di essere messi ai margini, di non essere riconosciuti nei
nostri diritti, nel nostro impegno, nel nostro valore. Potremmo chiamarla la
"sindrome dei figli di
Zebedeo". Attenzione dunque: l'accusa di ricerca di
potere non riguarda solo tiranni e dittatori (in questo caso si tratterebbe di
eccezioni), ma riguarda tutti: la possiamo riscontrare nella società come in
famiglia – pensiamo alle continue battaglie che si combattono tra marito e
moglie, tra genitori e figli, tra fratelli -, in Vaticano come in ogni singola
parrocchia (dove il servizio svolto nasconde spesso la richiesta di contare, la
pretesa di riconoscimento, il sentirsi migliori di chi non si impegna...). Altra
annotazione: questa ricerca di potere è una delle cause principali di
divisione: pone due apostoli contro gli altri dieci e i dieci contro i due.
Ai due apostoli che reclamano un
diritto, Gesù risponde: "Voi non
sapete quello che chiedete". Non avete capito nulla. E a tutti rivolge
l'insegnamento fondamentale, la cura di questa sindrome così diffusa: il servizio
gratuito, senza attese e pretese. Ricordiamoci che “siamo servi inutili", cioè senza un utile, che non possono
accampare pretese: “abbiamo fatto quanto
dovevamo fare” (Lc 17,10).
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L'altra nota citazione, con cui al momento concludo, è tratta da Matteo 22,15-21:
Allora i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi.Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di' a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l'iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».Per il commento puoi vedere la mia omelia.
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I valori "cristiani" su cui confrontarsi per poi decidere:
Difesa della
vita (contro l’aborto/ l’eutanasia/ la pena di morte)
Pace e
disarmo
Giustizia (contro la corruzione e l'illegalità)
Solidarietà (aiuto
ai poveri e agli emarginati /economia a servizio del bene comune)
Accoglienza
Difesa della
famiglia fondata
sul matrimonio monogamico tra persone di sesso diverso (sostegno
economico/ no gender /no matrimonio gay)
Difesa della
morale sessuale (contro la prostituzione / la pornografia) e libertà di
educazione cattolica (scuole cattoliche /informazione corretta)
Sicurezza
Democrazia e
rispetto delle minoranze (tolleranza /antifascismo / libertà religiosa e di
opinione)
Salute (per
tutti) e servizi primari per tutti (trasporti accessibili…)
Difesa dell’ambienteVedi anche: