V domenica del T.O./B: la giornata tipo di Cafarnao
29E subito, usciti dalla
sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e
Giovanni. 30La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di
lei. 31Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò
ed ella li serviva.
32Venuta la sera, dopo il
tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. 33Tutta la città era
riunita davanti alla porta. 34Guarì molti che erano affetti da varie
malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché
lo conoscevano.
35Al mattino presto si alzò
quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là
pregava. 36Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. 37Lo trovarono e gli
dissero: «Tutti ti cercano!». 38Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei
villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono
venuto!». 39E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i
demòni.
La giornata tipo di Gesù si svolge tra il sabato e il primo
giorno della nuova settimana, quello che poi verrà chiamato domenica.
Il sabato, giorno sacro per gli ebrei, Gesù si reca in SINAGOGA
dove INSEGNA e LIBERA uno spirito impuro che lo riconosce come il Santo di Dio:
era il racconto di domenica scorsa, prima parte di questa sezione del Vangelo
secondo Marco dedicata alla “giornata di Cafarnao”.
Ora il racconto prosegue: Gesù, con i primi discepoli, si
reca a CASA della suocera di Pietro. Lei era a letto febbricitante e i
discepoli gli parlano di lei, immagine concreta di quella preghiera di
intercessione che i cristiani sono chiamati a vivere nei confronti dei loro
familiari e del loro prossimo: parlare a Lui di loro, delle loro necessità,
delle loro sofferenze, perché Lui li guarisca, li liberi, li salvi. Li metta,
come per la suocera di Pietro, nella condizione di servire gli altri, perché si
è liberi per servire, per amare concretamente: Gesù la prende per mano, la
solleva, la libera e lei, non più imbrigliata dentro i suoi problemi, può
occuparsi della felicità degli altri, che è la vera guarigione per tutti.
Sull’esempio
di Gesù, a un malato dobbiamo soprattutto avvicinarci, renderci prossimi,
toglierlo dal suo isolamento, prendendo la sua mano nella nostra, in un
contatto fisico che gli dica la nostra presenza reale, e infine fare qualcosa
perché l’altro si rialzi dal suo stato di prostrazione. (E. Bianchi).
C’è stretta continuità tra
la sinagoga (ambiente pubblico, ufficiale) e la casa (ambiente privato). Dopo
il suo contatto liberatore con l’ambiente ufficiale (sinagoga) vuole penetrare,
con lo stesso intento liberatore, negli ambienti privati (casa).
La giornata di sabato finisce con il tramonto: ora Gesù può
incontrare tutti gli ammalati che gli vengono portati. Il primo giorno della
settimana, la domenica, giorno del Signore per i cristiani, Gesù lo vive
immergendosi nella folla sofferente: dalla CASA alla STRADA.
Quando
era ancora buio, uscì in un luogo segreto e là pregava. Un giorno e una sera
per pensare all'uomo, una notte e un'alba per pensare a Dio. Perché ci sono
nella vita sorgenti segrete, alle quali accostare le labbra. Perché ognuno vive
delle sue sorgenti. E la prima delle sorgenti è Dio. Gesù, pur assediato, sa
inventare spazi. Di notte! (E. Ronchi)
Gesù INSEGNA/LIBERA/GUARISCE/PREGA, vive l'amicizia (entrando
nella quotidianità della nostra vita, risanando le nostre famiglie) e, nello
stesso giorno, vive l'intimità con Dio nella preghiera.
1. Gesù entra nelle nostre case (non si ferma in Sinagoga, nei luoghi di culto), si china a risanare e rialzare chi è nella sofferenza. La "febbre della suocera" è uno dei più comuni morbi che affligge le nostre famiglie: blocca e impedisce di vivere a servizio della famiglia).
2. Gesù si immerge nella folla sofferente (vedi Giobbe, emblema del sofferente innocente) risanando e liberando da molti demoni (= tutto ciò che ci schiavizza, incatena: dipendenze, ossessioni, fissazioni...).
3. Gesù prega, cercando all'alba momenti di intimità col Padre.
4. Gesù si prepara a ripartire per altri luoghi per annunciare il Vangelo.
I cristiani sono coloro che imitano Gesù, che lasciano che Lui agisca in noi. A noi vivere l'amore (perchè solo l'amore risana, libera, insegna, ci tiene uniti al Padre: un amore concreto che si fa servizio, perdono, attenzione e cura...).
1. Gesù entra nelle nostre case (non si ferma in Sinagoga, nei luoghi di culto), si china a risanare e rialzare chi è nella sofferenza. La "febbre della suocera" è uno dei più comuni morbi che affligge le nostre famiglie: blocca e impedisce di vivere a servizio della famiglia).
2. Gesù si immerge nella folla sofferente (vedi Giobbe, emblema del sofferente innocente) risanando e liberando da molti demoni (= tutto ciò che ci schiavizza, incatena: dipendenze, ossessioni, fissazioni...).
3. Gesù prega, cercando all'alba momenti di intimità col Padre.
4. Gesù si prepara a ripartire per altri luoghi per annunciare il Vangelo.
I cristiani sono coloro che imitano Gesù, che lasciano che Lui agisca in noi. A noi vivere l'amore (perchè solo l'amore risana, libera, insegna, ci tiene uniti al Padre: un amore concreto che si fa servizio, perdono, attenzione e cura...).
Ma oltre che a Gesù siamo chiamati a guardare le azioni
compiute dai discepoli per imitarle:
1. Si fanno intermediari (per la suocera, per i malati, per coloro che sono in ricerca: "subito gli parlarono di lei": compito dei discepoli è parlare con Gesù delle persone che hanno bisogno del suo aiuto, presentargli coloro che soffrono, condurlo da loro);
1. Si fanno intermediari (per la suocera, per i malati, per coloro che sono in ricerca: "subito gli parlarono di lei": compito dei discepoli è parlare con Gesù delle persone che hanno bisogno del suo aiuto, presentargli coloro che soffrono, condurlo da loro);
2. Si mettono sulle sue tracce (i discepoli sono coloro che rintracciano Gesù, che
seguono le sue orme, che sanno leggere e indicare il suo passaggio nella
Parola, nella storia quotidiana, nel creato...).
3. Come afferma San
Paolo: sentono la necessità di annunciare liberamente e gratuitamente il
Vangelo (consapevoli che è chi dona che riceve, a chi dà sarà dato). E per far
questo siamo chiamati a metterci al servizio di ciascuno, "debole con i
deboli".
"Tutti ti cercano": è questo il motivo della ricerca affannata dei discepoli. Colgono l'importanza del loro Maestro, forse si sentono anche loro investiti di gloria in virtù della loro vicinanza a Lui. Ma Gesù fugge dalla gloria umana, dal successo, dal potere: "andiamocene altrove": non sono venuto per ricevere gloria, ma per donare la Gloria del Signore, la sua presenza che risana, libera, educa.
"Tutti ti cercano": è questo il motivo della ricerca affannata dei discepoli. Colgono l'importanza del loro Maestro, forse si sentono anche loro investiti di gloria in virtù della loro vicinanza a Lui. Ma Gesù fugge dalla gloria umana, dal successo, dal potere: "andiamocene altrove": non sono venuto per ricevere gloria, ma per donare la Gloria del Signore, la sua presenza che risana, libera, educa.
Non interessa a Gesù di sfruttare il successo, interessa
incontrare la gente, annunciare la speranza, guarire le ferite e liberarli
dalle schiavitù della vita. “Andiamo altrove”:
è questa l’unica spinta che muove Gesù. Non il fatto che la gente lo cerchi, ma
il fatto piuttosto che la gente scopra in Lui la presenza di Dio in mezzo a
noi.
Giornata per la
vita (“Il Vangelo della vita, gioia per il mondo”): non possiamo
dimenticare tutte quelle situazioni che la minacciano (aborto, eutanasia, pena
di morte, suicidi, guerre...), non possiamo accontentarci di vivacchiare. La
vita è il grande dono di Dio che è affidato a noi, ma non possiamo sentircene
padroni, disporne a nostro piacere. La vita va’ difesa dal suo concepimento
alla sua fine naturale. La vita trova in Gesù, nostra Vita, la forza e la Via
per vivere in pienezza. "Per questo
sono venuto": per condurre tutti al Padre, per donare a tutti una
vita risanata, libera, felice, buona, bella, eterna. Amen.