XXX domenica del T.O./C: "Il fariseo e il pubblicano" (omelie di Rosini, Ronchi...)
Letture
Omelia (audio) di don Fabio Rosini
Omelia di p. Ermes Ronchi: Quando mettiamo «io» al posto di «Dio»
Omelia di p. Gaetano Piccolo: L’ombra dell’IO. Riconoscere le nostre parti oscure
Le mie riflessioni:
Dalla parabola "sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi" (la vedova e il giudice indifferente) alla parabola del fariseo e il pubblicano al Tempio detta "per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri".
Senza amore sono nulla (dirà san Paolo nell'inno della carità): le cose buone che faccio non servono a niente se non ho la carità.
Il fariseo si misura sugli altri, si mette in competizione con quelli che sono peggiori di lui, cerca di emergere sommergendo gli altri, disprezzando gli altri (se voglio esaltare me stesso trovo sempre qualcuno che è peggiore). Per questo siamo attratti dalla cronaca nera: troviamo così persone a cui gli è andata peggio di noi, ci "consoliamo" godendo del male che ha raggiunto altri e non noi.
La sorgente dell'amore è Dio: se io la cerco nelle opere che compio, fallisco. Se mi affido a Lui rinasco.
Sulla PREGHIERA: com’è la nostra vita di preghiera? Cosa ci insegna questa parabola?1- Non QUANTITA’, ma QUALITA’: non dipende da QUANTE preghiere faccio, ma da COME mi pongo in rapporto con Dio.2- Non DISPREZZO, ma GRATITUDINE: se riconosciamo di avere qualcosa di buono, lo dobbiamo a Dio e deve diventare motivo di gratitudine, non certo di superbo disprezzo verso chi non ha le stesse qualità (ma ne ha altre ed è ugualmente amato da Dio, come figlio). Una preghiera che contiene disprezzo non solo è vuota, ma dannosa!3- Non SUPERBIA, ma UMILTA’: non dobbiamo sminuire i doni che Dio ci fa (“non valgo niente”), ma ricordarci anche dei nostri limiti e peccati, del bisogno di Dio e degli altri, del bisogno di lasciarci purificare e aiutare da Dio. Il superbo è colui che si crede talmente grande da non sentire il bisogno di Dio e degli altri. L’umile è colui che avendo i piedi per terra (= humus), è consapevole dei propri pregi e dei propri limiti. Sa di non poter far nulla senza Dio.4- Non IO, ma TU: la preghiera del fariseo è incentrata sull’IO: “IO digiuno, IO pago le decime, IO non sono…”. Inizia bene (“O Dio, ti ringrazio..”), ma poi svuota di ogni significato la sua preghiera. Al posto di Dio in realtà c’è se stesso, come davanti ad uno specchio, come Narciso. Il pubblicano invece, nel suo peccato, esprime una preghiera autentica (“abbi pietà di me peccatore”) che lo apre ad un TU che lo trasforma, lo rende giusto. Se metti al centro l'io, nessuna relazione funziona. Non nella coppia, non con gli amici, non con Dio. Il cristiano è una persona che sbaglia, ma che desidera e prova sempre a fare di meglio, a lasciarsi aiutare e cambiare da Dio.E Dio esaudisce sempre: non i nostri desideri (come Aladino), ma le sue promesse di bene: Dio è GIUSTO (vedi la prima lettura) e GIUSTIFICA (= rende giusto) colui che si affida a Lui con umiltà e sincerità, con AMORE verso il prossimo (“la sua preghiera arriva fino alle nubi”), con POVERTA’ (“la preghiera del povero attraversa le nubi”).