Quando fare il genitore diventa un dramma
Il caso del giovane suicida di Lavagna (Genova) e il messaggio della mamma al funerale del figlio.
Un altro drammatico fatto di cronaca che fa riflettere: una mamma si è rivolta alla Guardia di Finanza per chiedere aiuto per il figlio adolescente che faceva uso di marijuana: questi sono intervenuti perquisendo la camera del ragazzo che si è suicidato gettandosi dalla finestra.
Su facebook si commenta che la madre ha così ucciso il figlio, Saviano ne fa un martire immolatosi a favore della legge per la liberalizzazione delle droghe leggeri.
Scrive Gramellini sul Corriere della Sera:
Come si può giudicare la madre di Lavagna, che ha temuto di vedere scomparire il figlio adolescente dentro una nuvola di spinelli? Lo ha sgridato, ha provato a capirlo e a farsi capire. Si è improvvisata assistente sociale, investigatrice, questurina. Fino a quando si è rassegnata a rendere pubblica la sua angoscia, parlandone con i finanzieri ai quali ha aperto le porte di casa. È stato proprio durante la loro perquisizione che il ragazzo si è tolto la vita. No, non la si può giudicare. Ci si può solo azzardare a indossarne i panni. Quelli di un genitore alle prese con un figlio irrequieto nel turbinio dell’adolescenza, l’età in cui le comunicazioni in famiglia risultano più disturbate.
Commenta la redazione della rivista Tempi: I giornali l’hanno presentato come una “vittima” dell’intervento della guardia di Finanza. Saviano l’ha usato per una tirata antiproibizionista. Ma ieri la madre ha spiazzato tutti.Magari esistesse un prontuario della madre perfetta, una sensibilità che funzioni sempre e con tutti. A volte ci si dimentica quanto sia arduo assumersi la responsabilità di educare un altro essere umano. Sarà per questo, forse, che alcuni la rifuggono. Gli altri la affrontano come possono, mettendoci dentro a loro volta le proprie fragilità. E magari si ritrovano come quella madre, sul pulpito di una chiesa dove si celebra l’ultimo funerale a cui avrebbe voluto assistere, sorprendendosi a esorcizzare la morte e l’immancabile senso di colpa con parole piene di vita. Nessuno si impossessi del suo dolore o la trasformi in una bandiera della campagna proibizionista. La signora di Lavagna non è Giovanardi. È solo una madre sconfitta che si interroga su quanto sia difficile il suo mestiere.
Roberto Saviano che su Repubblica firmava un articolo in prima pagina intitolato “I dieci grammi del ragazzo di Lavagna e i miliardi della mafia”. La morte di Stefano diventa il pretesto per una tiritera antiproibizionista e per accusare lo Stato «paternalista». Ciò che sconcerta non sono le idee di Saviano su quale sia il metodo più efficace di combattere i cartelli della droga, quanto l’uso di una vicenda tragica a fini politici.La madre, durante il funerale, si è rivolta in particolare ai tantissimi giovani presenti:
«La domanda che risuona dentro di noi e immagino dentro molti di voi è: perché è successo, perché a lui, perché adesso, perché in questo modo? Arrovellandoci sul perché, ci siamo resi conto che non facevamo altro che alimentare uno stato d’animo legato alla sua morte senza possibilità di una via d’uscita. Allora abbiamo capito che forse la domanda da porsi in questa situazione è piuttosto: come? Come trasformare questa perdita straziante in una nuova, seppur dolorosa, ripartenza?».
«In ognuno di voi sono presenti dei talenti che vi rendono unici e irripetibili e avete il dovere di farli emergere. Là fuori, invece, c’è qualcuno che vuole soffocarvi, facendovi credere che è normale fumare una canna, normale farlo fino a sballarsi, normale andare sempre oltre. Diventate, piuttosto, i veri protagonisti della vostra vita e cercate la straordinarietà. Straordinario è mettere giù il cellulare e parlarvi occhi negli occhi, invece che mandarvi faccine su whatsapp. Straordinario è avere il coraggio di dire alla ragazza “sei bella” invece di nascondersi dietro a frasi preconfezionate di Ask. Straordinario è chiedere aiuto, proprio quando ci sembra che non ci sia via di uscita. Straordinario è avere il coraggio di dire ciò che sapete. Per mio figlio è troppo tardi ma potrebbe non esserlo per molti di voi, fatelo. A noi genitori, invece, il compito di capire che la sfida educativa non si vince da soli nell’intimità delle nostre famiglie, soprattutto quando questa diventa connivenza per difendere una facciata. Facciamo rete e aiutiamoci fra noi, non c’è vergogna se non nel silenzio. Uniamoci».
La donna ha poi ringraziato gli uomini della Finanza: «Grazie per aver ascoltato l’urlo di disperazione di una madre che non poteva accettare di vedere suo figlio perdersi. E ha provato con ogni mezzo di combattere la guerra contro la dipendenza prima che fosse troppo tardi. Non c’è colpa né giudizio nell’imponderabile, e dall’imponderabile non può che scaturire linfa nuova e ancora più energia nella lotta contro il male. Proseguite».
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«Le ultime parole sono per te, figlio mio. Perdonami per non essere stata capace di colmare quel vuoto che ti portavi dentro da lontano. Voglio immaginare che lassù ad accoglierti ci sia la tua prima mamma e come in una staffetta vi passiate il testimone affinché il tuo cuore possa essere colmato in un abbraccio che ti riempia per sempre il cuore. Fai buon viaggio piccolo mio».