Benigni e il Cantico a Sanremo: pro o contro?
Da una parte c'è Avvenire che pubblica un commento di una importante biblista, Rosanna Virgili, che titola: «Canzonissima della Bibbia». Il sorprendente dono del Cantico dei Cantici a Sanremo:
o Famiglia Cristiana con i giudizi del teologo Pino Lorizio (che non parla direttamente del performance di Benigni) e quello del vescovo di Noto, Mons. Antonio Staglianò:Che gioia il Cantico dei Cantici a Sanremo! Grazie a Roberto Benigni che ha sorpreso e stupito il Festival con quel libretto della Bibbia che la tradizione ebraica e cristiana ha conservato come la canzone più bella, la 'canzonissima' secondo una suggestione di Gianluigi Prato. Tre sono i trascendentali: verum, bonum e pulchrum. Importante è il bello. L’arte, nelle sue forme più nobili – quali la musica, la pittura, la poesia – è capace di far emergere il divino che si annida nella Parola, più di ogni altro linguaggio.E allora l’idea di far conoscere e gustare il Cantico è stata davvero stupenda, appropriata, preziosa per un pubblico tanto vasto e popolare come quello del Sanremo in mondovisione (e non può inficiarla neppure la forzata 'licenza interpretativa' che ha tradotto, tradendolo, l’amore tra amato e amata in altri amori che sono lontani e fuori dal limpido orizzonte biblico).
Il rapporto tra amore ed eros, tra amore e sensualità, tra amore e sesso, va comunque indagato, perché è ineludibile. Il grande Benigni - in modo davvero inaspettato e dirompente - lo ha sdoganato in maniera definitiva con una sua cover del Cantico dei cantici: «un poema d’amore dedicato alla femminilità; tutto erotismo considerato dal punto di vista femminile, poiché la protagonista è proprio una donna, il libro più santo, più bello e il più voluttuoso».Dall'altra abbiamo il giudizio negativo de La nuova bussola quotidiana dove Manuel Cuartero scrive: "Benigni, che pena la lettura dissacrante del Cantico":
Sul palco dell’Ariston il comico toscano ha deformato il Cantico dei Cantici in un inno al piacere carnale, anche omosessuale, politicizzandolo e facendolo passare per una “distrazione” dei teologi. Una lettura, quella di Benigni, frutto di ignoranza o malafede. L’amore sponsale come paradigma dell’amore di Dio per il Suo popolo attraversa infatti le Scritture, e il Cantico canta questo legame inscindibile.e Tommaso Scandroglio, più in generale (e con Benigni in particolare) parla di "Sanremo, è il festival del cristianesimo calpestato". Così anche Tempi dove Emanuele Boffi scrive: "Benigni ha ridotto il Cantico a un poemetto erotico". Per arrivare agli insulti social che fanno dimenticare ai cristiani che sono cristiani (critici, ma rispettosi; veri, ma non per questo offensivi: "sopra ogni cosa è la carità"). Vedi ad esempio su facebook: https://www.facebook.com/groups/598611773650001/permalink/1457133764464460/ con commenti di questo tenore:
ha fatto una descrizione PORNOGRAFICA e blasfema... Hai vomitato delle porcherie fatti da parte il tuo tempo è finito ieri sera😡 è ti pagano bene con i nostri soldi ...Il maiale insiste. Prima o poi verrà punito....che schifo!Su un crinale equilibrato si muove Matrimoniocristiano.org: "Benigni, peccato! hai sbagliato bersaglio":
...Commenti entusiastici, gente scandalizzata, addirittura c’è chi ha accusato il premio Oscar di blasfemia. Ridimensioniamo tutto. Benigni non è un esegeta e si vede. La gente non lo ascolta per comprendere la Sacra Scrittura, almeno lo spero, ma per lasciarsi meravigliare e avvolgere dalla bellezza che traspare spesso da ciò che dice e da come lo dice. Al netto di tutto Benigni ha avuto un grande merito. Quello di portare al pubblico televisivo un testo meraviglioso come il Cantico dei Cantici. Ha avuto il grande merito di svelare la lettura più umana e letterale di questo testo senza per questo renderlo meno bello e meno regale. Non ha avuto, però, il coraggio o la capacità di andare a fondo nel testo e per questo alla fine ha mancato il bersaglio. Si è fermato all’elogio dell’amore erotico, della carnalità dell’amore. Che non è l’amore. L’amore erotico è davvero amore solo quando è parte di un amore totale. Quando è parte di un amore fatto sì di carne, ma anche di dono e di amicizia. Il Cantico dei Cantici è parola di Dio proprio perchè è capace di raccontare l’amore nella sua dimensione più completa...e infine Aleteia che titola: “La canzone delle canzoni”: una cover che a Benigni è riuscita meglio in passato e critica quello che definisce "il balzello omosessualista":
Ed elenca alcune "trite insinuazioni":È tuttavia impazzata la polemica, soprattutto da parte degli osservatori cattolici, che hanno trovato inopportuna e strumentale – perché del tutto estranea al testo – l’equiparazione degli amanti del Cantico con…tutte le coppie che si amano gli uomini con le donne, le donne con le donne, gli uomini con gli uomini…Una banalità che è stata prontamente riconosciuta per quel balzello al mainstream dello showbiz che è, tanto che è facile sottoscrivere le osservazioni di un cattolico (Mario Adinolfi) ben avvertito delle regole di quel mondo:Prima di declamare il Cantico dei Cantici davanti all’immensa platea televisiva del festival di Sanremo, il colto e sensibile Roberto Benigni ha voluto definirlo come un poema dell’erotismo che accomuna anche «l’amore tra un uomo e un uomo, tra una donna e una donna», come fosse insomma un inno pansessualista utilizzabile ai gay pride. C’è chi ci ha scritto: «Quei due secondi di politicamente corretto non hanno rovinato la bellezza dei quindici minuti successivi». Rispettosamente dissentiamo e proviamo a spiegare il perché. Il politicamente corretto sciupa tutto, è come mettere pepe nel cappuccino, rovina con un pizzico di totalmente insensato qualcosa che è in sé perfetto e resiste da millenni proprio perché della moda corrente non solo ne fa a meno, ma la rifugge (quanto manca a Sanremo un Gaber che intoni “Quando è moda è moda”). Il Cantico dei Cantici è stato scritto tremila anni fa, se ci infili la tassa pagata al politically correct lo deturpi, cancelli il senso stesso per cui sei lì a declamarlo, lo vuoi piegare a canzone di Tiziano Ferro e invece è un’altra cosa. Quell’altra cosa è un patrimonio talmente splendente (e Benigni lo sa bene, per questo è grave la sua colpa, mica ce la siamo mai presa con Gabbani e gli altri che si mettevano i braccialetti arcobaleno a Sanremo sotto dibattito parlamentare sulla legge Cirinnà per apparire in linea con il pensiero dominante, quelli tengono famiglia, devono mettere in tavola la minestra e lo showbiz ti obbliga, ma Benigni no) che il bello è salvaguardarlo. Sarebbe come se qualcuno di noi avesse declamato il meraviglioso canto XV dell’Inferno dantesco dicendo che Dante ce l’aveva coi sodomiti e piegandolo al senso di una battaglia politica di parte legata magari a una campagna elettorale in corso. Quel meraviglioso affresco dantesco, l’immortale incontro con il maestro Brunetto Latini sotto la “pioggia di fuoco” che punisce chi è “contro natura”, sarebbe orrendamente deturpato dall’utilizzo piegato a battaglie dell’oggi.
- il Cantico sarebbe finito nella Bibbia per sbaglio («in un momento in cui i teologi e i rabbini s’erano distratti»);
- ci sarebbero state lotte per estrometterne il testo dal Canone;
- per superarle e «tenere il Cantico nella Bibbia», è stata inventata l’esegesi allegorica, che serve «per tenere nascosto il messaggio d’amore».