Addio a madre Elvira e a Michela Murgia
In questi giorni sono decedute due donne eccezionali: madre Elvira (il 3 agosto), fondatrice della Comunità Cenacolo e Michela Murgia (il 10 agosto), controversa scrittrice cattolica.
A parlare di loro sono (anche) le testate cattoliche: Avvenire le dedica due articoli, uno sul funerale ("A migliaia sulla collina di Saluzzo per i funerali di suor Elvira") e uno sulla lettera scritta per lei dal vescovo di Saluzzo. Parla di lei anche il responsabile di Comunione e Liberazione, Davide Prosperi: "Madre Elvira. La vita non muore".
Diceva: «Quando diranno: “Elvira è morta!” voi dovete cantare, ballare, fare festa – ripeteva suor Elvira – perché io sono viva. Guai se dite: “poverina…”. No, niente “poverina”! Io vado ben tranquilla e felice e canto, canto già! Davanti a me si spalancherà qualcosa di grandioso… la vita non muore!».
Di Madre Elvira mi ero occupato scrivendo il libro sui "Cattolici VIP":
Tra le altre realtà
ecclesiali italiane che hanno stretto un legame fortissimo con Medjugorje c’è
la Comunità Cenacolo fondata nel 1983 dalla carismatica Madre
Elvira (Rita Agnese) PETROZZI (Sora, Frosinone, 1937) nota come “la suora dei
drogati”. "Figlia di gente povera", a 19 anni entra in
convento nelle suore della Carità. A metà degli anni 70 nasce in lei la
spinta a dedicarsi ai giovani che vede “sbandati, persi, smarriti”. Fonda
così a Saluzzo (Cuneo) una comunità che non è solo un’opera sociale o
assistenziale, ma è soprattutto una "famiglia" fondata sulla
fede. In seguito, a quella prima casa se
ne sono affiancate altre 56 sparse in Italia e nel mondo. La prima casa fuori
Italia è stata aperta proprio a Medjugorje, nel 1991. Qui vivono attualmente
un'ottantina di ragazzi di diverse nazionalità bisognosi di ritrovare sé stessi
e accolgono i pellegrini che vengono ad ascoltare le loro testimonianze di
risurrezione e di conversione.
Tra queste testimonianze
c’è quella di Alessandro
GALLO (Padova 1982) accolto
nella comunità Cenacolo di Medjugorje per curarsi dalla tossicodipendenza. Qui
conosce quella che diventerà sua moglie, Francesca Cadorin. Entrambi
hanno alle spalle percorsi musicali e nel 2009 decidono di fondare la band Reale
(non nel senso di regale, ma di vero) che è tra le principali realtà della christian
music italiana. Hanno pubblicato diversi album e hanno due figli.
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Molto più controversa la storia di Michela Murgia. Recentemente aveva deciso di rendere pubblica la sua malattia e di sposarsi "in articulus mortis". Sempre nel mio libro scrivevo:
Michela MURGIA (Cabras, Oristano, 1972) ha svolto
diversi impieghi, anche l’insegnante di religione, prima di dedicarsi, dal
2006, alla scrittura. Oltre a diversi romanzi di successo, nel 2011 ha pubblicato
Ave Mary, una riflessione sul ruolo della donna nel contesto cattolico.
Ha un approccio alla fede molto critico e “progressista”.
Della Murgia hanno parlato anche Avvenire: "Michela Murgia e quella sete di assoluto". Sullo stesso giornale è scritto:
Dopo la maturità, Michela Murgia aveva conseguito una laurea in teologia, era stata a lungo animatrice in Azione Cattolica e insegnante di religione: «È stato proprio lo studio della teologia a educarmi a una cultura della domanda. Mentre oggi siamo circondati da persone che hanno il culto della risposta»...
Il cristianesimo - afferma l'autrice - non è la religione dell'"aut-aut" (o questo o quello), bensì dell'"et-et", che tiene insieme elementi opposti (tali almeno nella "doxa", l'opinione comune): Dio è uno e trino, Cristo è vero Dio e vero uomo, Maria è vergine e madre...
Anche L'Osservatore Romano si è occupato della Murgia con l'articolo: "La vita, la teologia e le polpette". Per 10 anni ha collaborato con Il Messaggero di Sant'Antonio che gli ha dedicato un articolo "celebrativo": "Grazie, Michela":
Aveva una fede profondissima, pensante, intelligente, che non si fermava dinanzi a nulla. Una fede che la interrogava, la inquietava, la stimolava, la scaldava. Non era una tiepida Michela, ma una vera appassionata di Cristo e del Vangelo.