GMG 2023: qualche riflessione per fare memoria
Sono tornato da pochi giorni da Lisbona, dove ho partecipato con un piccolo gruppo di giovani alla GMG. Eravamo con le Diocesi del Lazio (più di 1.300 giovani) e in particolare con la nostra Diocesi (circa 600 giovani), accompagnata da 4 vescovi ausiliari.
Per monsignor Paolo Ricciardi - che ha viaggiato nel nostro pullman - è stata «un’esperienza fantastica. Abbiamo percepito una Chiesa giovane, un desiderio di rinascita, di tanta speranza, non solo nelle parole del Papa ma soprattutto nello sguardo dei giovani che incontrandosi, anche se provenienti da paesi diversi, si sono riconosciuti come un unico corpo, un’unica Chiesa. Questo è un grande insegnamento anche per noi sacerdoti che abbiamo accompagnato questi ragazzi». Citando il tema della giornata “Maria si alzò e andò in fretta, il vescovo Ricciardi propone di «non perdere tempo ma andare in fretta a servire, ad amare, a crescere nella fede».
Come è andata? Penso che la prima risposta sia da tutti condivisa: "Stanchi, ma contenti". Non è stata facile, specie per chi - come me - non è più giovane: dormire in sacco a pelo in una palestra con altre centinaia di persone, con pochi bagni. Camminare sotto il sole con lo zaino pesante per arrivare al Parco de Gracia che ha ospitato almeno 1 milione e mezzo di giovani, stipati in settori ben organizzati (c'erano l'acqua e i bagni!) dove, per muoversi, occorreva calpestare i sacchi a peli distesi per terra.
65.000 italiani hanno invaso Lisbona con i classici cori che ci rendevano improvvisamente orgogliosi della nostra Italia, senza disprezzo degli altri, anzi, cantando e ballando con chi, da ben più lontano di noi, condivideva questa avventura. «La Gmg – ha sintetizzato papa Francesco nell’udienza generale di mercoledì – ha mostrato a tutti che è possibile un altro mondo: un mondo di fratelli e sorelle, dove le bandiere di tutti i popoli sventolano insieme, una accanto all’altra, senza odio, senza paura, senza chiusure, senza armi».
Partiti il 1° agosto, dopo aver ricevuto il mandato del cardinal vicario siamo giunti dopo due giorni di viaggio (uno in nave fino a Barcellona e uno in pullman attraversando la Spagna) a Fatima, ripartendo da questo luogo mariano e così sottolineando la centralità di Maria in questa GMG che aveva per tema la sua partenza repentina per andare a trovare la cugina Elisabetta.
Fatima affascina e lo ha fatto anche grazie alla guida di una suora che ci ha accompagnato a gustarne i luoghi e un'altra - una delle postulatrici della causa di canonizzazione dei piccoli Francisco e Giacinta - in una testimonianza molto efficace fatta in un auditorium che ci ha riuniti con tutte le diocesi laziali.
Non ha fatto particolare notizia il milione e mezzo di giovani, non ha fatto notizia la guarigione inspiegabile di una ragazza spagnola che ha riacquistato la vista alla GMG, la "gioventù del Papa" che
«Non era una vacanza – ha spiegato papa Francesco –, un viaggio turistico, e nemmeno un evento spirituale fine a sé stesso; la Giornata della Gioventù è un incontro con Cristo vivo attraverso la Chiesa. I giovani vanno a incontrare Cristo». Su questa analisi ho i miei dubbi, o meglio sarei ben più cauto: "non era solo una vacanza", ma per molti era soprattutto un'avventura. Di Gesù Cristo non credo che si siano accorti in molti, ma di una Chiesa che sa parlare ancora ai giovani e sa attirarli in modi a loro più confacenti, penso di si.
Si poteva evitare che la Messa finale fosse animata con musiche sinfoniche poco adatte alla circostanza (degno dell'occasione, invece, il risveglio con il prete dj alla console).
Appena
conclusa l’avventura della GMG di Lisbona, invitati a condividere le prime
impressioni, avevo in mente proprio questa parola: “Coraggio”. Non
demoralizzarti per la fatica, per l’apparente insuccesso della Chiesa, per la
tua difficoltà ad animare una comunità ecclesiale che sembra un po' spenta,
quasi intorpidita, forse delusa. Certo l’entusiasmo della “gioventù del Papa”,
i numeri trionfalistici dei giovani presenti danno speranza e coraggio, ma
sappiamo che non sono questi eventi a cambiare la Chiesa e il suo futuro
incerto. Il coraggio ci viene da Dio stesso che si rende presente attraverso
gli eventi della vita e le persone che ci stanno accanto. Il coraggio ci viene
dal suo invito a “camminare sulle acque” (immagine di chi non si lascia risucchiare
dalle forze contrarie) e “andare verso di lui”, avvicinarci a lui.
Il
coraggio contiene la parola “cor”, cuore: è l’invito a metterci cuore nelle
cose che viviamo, a farle con il cuore, con profondità e sentimento.
Per chi volesse approfondire le parole del Papa e non limitarsi agli slogan usati ("Dio ti ama e ti chiama"...):