La morale dinamica e la legge di gradualità
Una morale dinamica
La morale cattolica, nei secoli, ha conosciuto
cambiamenti e approfondimenti.
Nel suo costante discernimento, la Chiesa può anche giungere a
riconoscere consuetudini proprie non direttamente legate al nucleo del Vangelo,
alcune molto radicate nel corso della storia, che oggi ormai non sono più
interpretate allo stesso modo e il cui messaggio non è di solito percepito
adeguatamente. (…) Non abbiamo paura di rivederle. Allo stesso modo, ci sono
norme o precetti ecclesiali che possono essere stati molto efficaci in altre
epoche, ma che non hanno più la stessa forza educativa come canali di vita. San
Tommaso d’Aquino sottolineava che i precetti dati da Cristo e dagli Apostoli al
popolo di Dio «sono pochissimi». Citando sant’Agostino, notava che i precetti
aggiunti dalla Chiesa posteriormente si devono esigere con moderazione «per non
appesantire la vita ai fedeli» e trasformare la nostra religione in una
schiavitù, quando «la misericordia di Dio ha voluto che fosse libera»[1].
Il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda
inoltre che “l’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere
sminuite o annullate dall’ignoranza, dall’inavvertenza, dalla violenza, dal
timore, dalle abitudini, dagli affetti smodati e da altri fattori psichici
oppure sociali”[2].Tra
i fattori sociali occorre tener presente la mentalità dominante della società
attuale: essa non giustifica un atto moralmente sbagliato, ma influisce nel
giudizio della “colpa soggettiva di una persona che agisce in base a tale
mentalità”[3].
Ne
consegue che la morale debba essere per sua natura dinamica, in evoluzione,
capace di mettere in evidenza il cuore della fede senza incaponirsi su punti
meno essenziali. Essa deve essere una
morale “misericordiosa”, “non fredda da scrivania”, ma volta a un “discernimento
pastorale carico di amore misericordioso, che si dispone sempre a comprendere,
a perdonare, ad accompagnare, a sperare, e soprattutto ad integrare”[4].
Sulla legge di
gradualità
Un altro criterio morale importante riguarda la “legge
della gradualità”, da distinguere bene dalla “gradualità della legge”[5]: la
legge di Dio vale per tutti e la debolezza del soggetto non può divenire il criterio
per stabilire che cosa è bene e che cosa è male. Piuttosto c’è una gradualità
nel conoscere, nel desiderare e nel fare il maggior bene per me, in quel
momento, possibile: l’uomo “è un essere storico, che si costruisce giorno per
giorno, con le sue numerose libere scelte: per questo egli conosce, ama e
compie il bene morale secondo tappe di crescita”[6].
La legge della gradualità implica quindi un cammino
che tiene presenti le esigenze concrete di questo cammino e i limiti della
persona che lo intraprende. Questi limiti devono essere affrontati e superati
in un cammino di crescita spirituale, affiancati e sostenuti dalla comunità
ecclesiale, dalla preghiera personale e comunitaria, dalla grazia sacramentale.
E’ quanto afferma anche papa Francesco nell’enciclica Evangelii gaudium:
Senza sminuire il valore
dell’ideale evangelico, bisogna accompagnare con misericordia e pazienza le
possibili tappe di crescita delle persone che si vanno costruendo giorno per
giorno. Ai sacerdoti ricordo che il confessionale non dev’essere una sala di
tortura bensì il luogo della misericordia del Signore che ci stimola a fare il bene possibile. Un piccolo passo, in
mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio della vita
esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare
importanti difficoltà. A tutti deve giungere la consolazione e lo stimolo
dell’amore salvifico di Dio, che opera misteriosamente in ogni persona, al di
là dei suoi difetti e delle sue cadute[7].
E nel catechismo degli adulti è scritto:
Tendere alla pienezza della vita cristiana non significa fare ciò che
astrattamente è più perfetto, ma ciò che concretamente è possibile. Non si
tratta di abbassare la montagna, ma di camminare verso la vetta con il proprio
passo. L’educatore deve proporre obiettivi proporzionati, senza debolezza e
senza impazienza. Il primo impegno da esigere è la preghiera, che è possibile a
tutti: «Dio non comanda cose impossibili,
ma il comandando ti impegna a fare quello che puoi, a chiedere quello che non
puoi» (Sant’Agostino)[8].
La legge della gradualità indica dunque un dinamismo,
un progresso verso l’ideale proposto. Ad esempio, riguardo al matrimonio,
non si deve gettare
sopra due persone limitate il tremendo peso di dover riprodurre in maniera
perfetta l’unione che esiste tra Cristo e la sua Chiesa, perché il matrimonio
come segno implica «un processo dinamico, che avanza gradualmente con la
progressiva integrazione dei doni di Dio»[9].
Ne consegue che è inadeguata sia una pastorale che si
limiti a ribadire e richiamare le norme
morali e, quindi, disapprovare i comportamenti praticati; sia una
pastorale che, al contrario, tenda ad abbassare le norme morali arrivando a
giustificare e legittimare i comportamenti praticati. L’una e l’altra
impostazione, sia pure per vie diverse, sono deficitarie: la prima, con la
semplice condanna e disapprovazione, aggiunge frustrazione a frustrazione,
scoraggiamento, senso di colpa. Ugualmente mancante è la seconda nell’indulgere
a facili giustificazionismi: giustificare, infatti, significa impedire di
crescere, e interrompere il cammino morale.
Serve una pastorale che
annunci la morale cristiana in ascolto della persona che “conosce ama e compie il bene
morale secondo tappe di crescita”[10]. È la
pastorale che segue appunto la legge
della gradualità: non rinuncia a proporre la meta dell’ideale
evangelico, ma è attenta al fatto che i pellegrini, pur incamminati verso la
stessa meta, non hanno lo stesso passo: alcuni camminano spediti, altri fanno
fatica, altri ancora si fermano o tornano indietro. La Chiesa è chiamata ad
accogliere tutti per quel che sono, aiutando a divenire quello che ancora non
sono: all’ideale del bene perfetto ci si avvicina valorizzando e apprezzando il
bene possibile.
[1] Papa Francesco, Evangelii gaudium, n. 43
[2] CCC n.1735
[3] W. Kasper, Il
matrimonio cristiano, p.80
[4] Papa Francesco, Amoris
laetitia, 312.
[5] Cfr. Giovanni Paolo II, Familiaris
consortio, 34: “la cosiddetta legge della gradualità, o cammino graduale, non può
identificarsi con la gradualità della legge, come se ci fossero vari gradi e
varie forme di precetto nella legge divina per uomini e situazioni diverse”.
[6] Id. ???
[7] Papa Francesco, E.G., n.44. Vedi anche Amoris laetitia, nn.293-295.
[8] Catechismo degli adulti, n. 919. Prosegue ricordando
che il “Disordine morale oggettivo e il peccato
personale non vanno confusi. Lo stesso grave disordine può essere peccato
mortale in alcuni, veniale o inesistente in altri, secondo che la loro responsabilità
sia piena, parziale o nulla. La Chiesa è maestra e madre: da una parte insegna
con fermezza la verità; dall’altra cerca di comprendere la fragilità umana e la
difficoltà di certe situazioni” (n.920).
[9] Papa Francesco, Amoris
laetitia, n.122. Tra virgolette il papa cita un brano della Familiaris consortio, 9 di Giovanni
Paolo II.