Rosaria, la vedova Schifani, e il sostegno di don Ciotti e Gramellini
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Ricordiamo tutti la giovane vedova di uno degli agenti di scorta uccisi nell'attentato al giudice Falcone (1992) parlare durante il funerale offrendo il suo perdono e chiedendo il pentimento. Di ieri la notizia che suo fratello è stato arrestato per associazione mafiosa. Don Ciotti e Gramellini hanno scritto a sostegno di Rosaria, del suo coraggio, della sua integrità:
Cara Maria Rosaria, con tutta Libera ti sono vicino in questo momento che immagino di profondo smarrimento e angoscia. Ma mi permetto di aggiungere a me e Libera tutti gli italiani onesti che non solo sognano ma fanno qualcosa per liberare il nostro Paese dalle mafie, comportandosi da veri cittadini, quelli a cui si rivolge la Costituzione, custodi e promotori del bene comune.E che hanno visto in te – attraverso quelle immagini nella chiesa di San Domenico, a Palermo, immagini che sono entrate nel nostro patrimonio culturale con la forza dei simboli – una donna capace di trasformare il suo immenso dolore in un orizzonte d’ impegno e di speranza. Ancora risuonano nelle coscienze, quelle parole rivolte agli uomini della mafia. Risuona la tua disponibilità al perdono in cambio di un reale pentimento, un «mettersi in ginocchio» e avere il coraggio di cambiare. E poi, subito, quell’ attimo di sconforto – «ma loro non cambiano!» – che nella mia memoria si lega a quello di Nino Caponnetto dopo Capaci e via d’ Amelio: «È finito tutto!». Attimi di smarrimento che sono stati, in entrambi i casi, preludio di una tenace resistenza, di un impegno per la verità e la giustizia cioè per la vita.Hai seminato tanto, Rosaria, seminato speranza e trasmesso coraggio. E insieme al frutto più bello – il tuo, il vostro Emanuele, oggi capitano della Guardia di Finanza – ne hai generati tanti altri, di frutti spirituali, non solo tra i famigliari di altre vittime di mafia ma anche tra donne che da famiglie mafiose si vogliono riscattare, assicurando per se stesse e i propri figli un futuro di libertà e dignità, una vita non più ostaggio della violenza e della morte.A conferma di quanto fossero lucide quelle altre parole che in un’ altra occasione hai rivolto ai boss: «avete commesso l’ errore più grande perché tappando cinque bocche ne avete aperte 50 milioni».Continuiamo a camminare insieme, Rosaria, perché la forza del “noi”, dell’ essere comunità, sconfiggerà le mafie, la corruzione, le ingiustizie. Realizzando il sogno di Vito e di chi, per quel “noi”, ha dato la vita.Famiglia Cristiana I 19.02.2020 I
Rosaria Schifani, vedova di uno degli agenti della scorta di Falcone, è precipitata dentro l’ultimo atto di una tragedia greca. Tutti ricordano il primo: il suo appello durante i funerali, quando si rivolse agli uomini della mafia «presenti e non», chiedendo loro di inginocchiarsi e di cambiare, «ma tanto loro non cambiano». Scandiva le parole con timbro straziato e straziante, lontana anni luce dallo spettacolo del dolore che la tv avrebbe poi trasformato in un genere. Lei era autentica. Aveva vent’anni, allora, e un bambino di pochi mesi. Lo ha cresciuto da sola fino alla laurea, fino a farne un capitano delle Fiamme Gialle. Stava iniziando a tirare il fiato, quando l’altro giorno ha scoperto che suo fratello Pino - lo zio di suo figlio, il cognato di uno dei martiri di Capaci - era stato arrestato per associazione mafiosa. Pare che davanti ai boss avesse preso le distanze dal discorso della sorella: in quel mondo all’incontrario, sono i cattivi che si vergognano dei buoni. Dopo una notte in bianco bagnata dalle gocce dei calmanti, la signora Schifani ha parlato con il nostro Felice Cavallaro, e ancora una volta è risuonata la voce di una donna dello Stato. Ha chiesto scusa per «il mostro in famiglia». E ha intimato a questo fratello, che chiama Caino e non sente da anni, di confessare tutto e di «accettare il giudizio degli uomini, non solo quello di Dio, altrimenti io lo ripudio per sempre».
«Loro non cambiano», è vero. Per fortuna non è cambiata neanche lei.
Spirito del Signore, dono del Risorto agli apostoli del cenacolo, gonfia di passione la vita dei tuoi presbiteri. Riempi di amicizie discrete la loro solitudine. Rendili innamorati della terra, e capaci di misericordia per tutte le sue debolezze. Confortali con la gratitudine della gente e con l’olio della comunione fraterna. Ristora la loro stanchezza, perché non trovino appoggio più dolce per il loro riposo se non sulla spalla del Maestro. Liberali dalla paura di non farcela più. Dai loro occhi partano inviti a sovrumane trasparenze. Dal loro cuore si sprigioni audacia mista a tenerezza. Dalle loro mani grondi il crisma su tutto ciò che accarezzano. Fa’ risplendere di gioia i loro corpi. Rivestili di abiti nuziali. E cingili con cinture di luce. Perché, per essi e per tutti, lo sposo non tarderà. *** Preghiera per il parroco – anonimo Signore, Ti ringraziamo di averci dato un uomo, no...
Ancora da mio libro: " Cattolici VIP in Italia. Persone di fede conosciute o da conoscere " Il Cesnur (Centro studi nuove religioni ) calcolava nel 2009 la presenza in Italia di circa 200 veggenti e guaritori – o sedicenti tali – a cui ogni anno si rivolgerebbero circa 60 mila italiani. Sono in genere cattolici che cercano l’aiuto in persone che vengono ritenute dotate di carismi di guarigione o che hanno delle visioni spirituali, in genere della Madonna, che donano loro una capacità di ascoltare la volontà di Dio o di avere dei contatti con i defunti… Tutte queste manifestazioni non hanno alcun tipo di riconoscimento ufficiale da parte della chiesa. In alcuni casi c’è una condanna ecclesiale che comporta la sconfessione della presunta apparizione, in altri casi c’è in corso uno studio diocesano per verificarne la veridicità. In un caso c’è anche la condanna giudiziaria per truffa: è quella comminata all’ex veggente pugliese Paolo Catanzaro diventato nel frattempo transgende...
In Italia operano, nelle 226 diocesi, circa 800 esorcisti e un centinaio di ausiliari ovvero laici preparati e sacerdoti senza mandato [1] che non sono soci dell’ Associazione internazionale esorcisti (AIE), fortemente voluta da don Gabriele Amorth agli inizi degli anni ‘90 e ufficialmente approvata nel 2014. Ogni vescovo è tenuto a nominare almeno un esorcista che, in ogni caso, deve essere autorizzato dal proprio vescovo. Per contattare un esorcista è dunque opportuno rivolgersi in diocesi. Su internet ne ho individuati alcuni che vado a presentare. Molti di loro sono legati, a diverso titolo, ai gruppi carismatici. Fra gli esorcisti italiani più noti c’è p. Francesco BAMONTE (1960), religioso dei Servi del Cuore Immacolato di Maria , attuale presidente dell’Aie. Opera a Roma come il vescovo ausiliare gesuita, p. Daniele Libanori . Rimanendo nella zona della capitale, alle porte di Roma troviamo don Biagio Calasso, vice responsabile della casa ecumenica Taddeide di Ri...
Sto finendo di leggere l'ultimo libro di Luigi Maria Epicoco (" Sale, non miele ") e tra le cose più interessanti che ho trovato (in realtà non sono molte) c'è una riflessione sulla Pentecoste (pp.149-159). Questa è un dono che non si può pretendere, ma si può preparare. Ecco come: Premette che ci sono blocchi, paure, vizi, condizionamenti che sono più forti di noi, "come se ci fosse una paralisi della volontà pratica". Ciò che tiene i discepoli chiusi all'interno di quel cenacolo è qualcosa di più grande di loro. Allora, soltanto qualcosa di più grande di loro può liberarli, perchè il Risorto non ha problemi a entrare a porte chiuse. Cristo non si spaventa delle nostre chiusure, delle nostre paure, delle nostre insicurezze, non si spaventa dei nostri peccati, che sono maniere altre di tenere le porte chiuse. Tante situazioni ci portano ad avere un cuore che si sclerotizza. Dio ci dona un cuore nuovo, un cuore di carne, entra nella nostra ...
La popolarità di don Tonino Bello non è mai venuta meno, tuttavia la visita del Papa ai suoi luoghi nel 25° dalla sua morte, ha riacceso i riflettori su questo vescovo noto anche per i suoi scritti spirituali. Qui ne raccolgo alcuni presenti on-line. " Il laico è colui che porta la veste battesimale nei cantieri e la tuta di lavoro in chiesa " “ Donaci, Signore, la forza di frantumare tutte le tombe in cui la prepotenza, l’ingiustizia, l’egoismo, il peccato, la solitudine, la malattia, il tradimento, la miseria, l’indifferenza hanno murato gli uomini vivi ”. " Se la fede ci fa essere credenti, e la speranza ci fa essere credibili, è solo la carità che ci fa essere creduti". Cambiare la storia Chi spera cammina, non fugge! Si incarna nella storia! Costruisce il futuro, non lo attende soltanto! Ha la grinta del lottatore, non la rassegnazione di chi disarma! Ha la passione del veggente, non l'aria avvilita di c...