Regole per tutelare i minori in parrocchia
In attesa di ricevere indicazioni precise per la prassi pastorale, la diocesi di Bergamo ha già presentato un vademecum con le regole di base.
Tali regole e attenzioni sono state ripubblicate sulla rivista Il Regno che così scrive:
Tutela dei minori: da dove iniziare? Questa è la domanda che gli organismi pastorali si stanno ponendo oggi, mentre la Chiesa nel suo complesso è scossa dai casi di violenze sui minori. Occorre un approccio «centrato sul minore», come afferma uno dei primi documenti italiani in materia, pubblicato dalla diocesi di Bergamo. Il che significa che la prevenzione di eventuali episodi inerenti la sfera sessuale – anche se qui non si parla di come fare quando avvengono episodi gravi – è inserita in un contesto più ampio di vigilanza e trasparenza, per creare le condizioni per ambienti sicuri. Vengono quindi forniti criteri generali dai quali trarre indicazioni per casi specifici. Innanzitutto la scelta del personale: «L’urgenza di trovare “qualcuno” (…) non ci esime dal considerarne l’idoneità»; poi il dialogo con le famiglie e il rispetto della legge sulla privacy; alcune buone norme – utile anche il Decalogo riassuntivo – nell’era dei social media (Facebook, Whatsapp ecc.); la cura degli ambienti, con spazi in cui tutti possano essere sempre sotto lo sguardo degli altri e di un adulto, meglio due, che supervisiona; infine il ruolo della segreteria parrocchiale.Qui, in sintesi, le indicazioni per i collaboratori parrocchiali:
I collaboratori parrocchiali devono:
1. Trattare tutti i bambini con rispetto
2. Fornire ai bambini un modello di ruolo
3. Non appartarsi mai ma essere visibili agli altri quando si opera con bambini
4. Segnalare sempre al coordinatore responsabile comportamenti e/o situazioni potenzialmente pericolose.
5. Consentire sempre ai bambini di parlare apertamente, porre domande ed esprimere eventuali preoccupazioni;
6. Rispettare rigorosamente la sfera di riservatezza del minore
7. Informare sempre le famiglie delle attività che propongono e delle relative modalità organizzative
I collaboratori parrocchiali non devono:
1. Infliggere castighi fisici di qualunque tipo ai bambini
2. Sviluppare un rapporto esclusivo con un singolo bambino rispetto ad altri
3. Lasciare un minore in una situazione potenzialmente pericolosa
4. Parlare o comportarsi con un bambino in un modo offensivo, inappropriato o sessualmente provocante
5. Provvedere a gesti di cura della persona (lavarsi, cambiarsi) che un bambino potrebbe benissimo fare da solo/a
6. Discriminare un bambino o un gruppo di bambini
7. Chiedere a un bambino di mantenere un segreto
8. Fare regali ad un minore discriminando il resto del gruppo
9. Fotografare o video filmare un minore e/o diffondere le immagini di minori via web o social network o/e chattare con minoriIl settimanale diocesano di Bergamo così ha presentato l'iniziativa:
Come è possibile tutelare la sicurezza dei ragazzi nelle attività quotidiane delle parrocchie e degli oratori? Il Servizio di tutela dei minori della diocesi di Bergamo ha messo a punto un vademecum con le “Buone prassi di prevenzione e tutela dei minori in parrocchia”. E’ uscito l’anno scorso e si può anche scaricare dal sito della diocesi a questo link. “Contiene alcune indicazioni molto semplici e di buon senso – spiega il direttore del Servizio don Gianluca Marchetti -. Stiamo già lavorando su uno strumento più completo e approfondito che sarà diffuso nei prossimi mesi a livello nazionale. E’ una specie di cassetta degli attrezzi con gli elementi fondamentali, da usare con la saggezza del buon padre di famiglia, e si concentra sulle scelte di base, sulla formazione dei volontari, ma anche sulla cura degli ambienti e degli spazi”. Uno degli elementi fondamentali segnalati tra le “buone prassi” è la necessità di coinvolgere i genitori: “Non possono più essere accettate deleghe in bianco, gli interventi e le linee di condotta devono essere concordati”.
Un’ampia sezione riguarda alcune regole di base per l’utilizzo degli strumenti tecnologici: cellulari, macchine fotografiche, connessione internet. Vengono offerte anche alcune linee guida per l’uso dei social network, dall’account Instagram ai gruppi di Whatsapp, strumenti di comunicazione molto utilizzati da oratori e gruppi di catechesi: “Offrono possibilità incredibili – osserva don Gianluca – ma devono essere maneggiati con criterio, perché portano con sé anche moltissimi rischi. Tra i temi più discussi c’è spesso l’utilizzo delle fotografie di minori e la loro pubblicazione: l’indicazione offerta è di non pubblicarle mai, tanto più se non esiste un esplicito e informato consenso dei genitori in merito. Viene ricordato inoltre che se immagini e video di minori sono pubblicati sui profili personali di Facebook e instagram di sacerdoti, operatori pastorali e volontari, questo avviene sotto la loro personale responsabilità, e non vale per questi “media” l’autorizzazione rilasciata dai genitori per gli strumenti di comunicazione ufficiali della parrocchia. Con il vademecum a portata di mano è facile risolvere i dubbi immediati che possono nascere nell’organizzazione o nel racconto di una gita o una festa dell’oratorio: “Mai dimenticare – conclude don Marchetti – che la nostra prima preoccupazione deve riguardare la sicurezza dei minori”.Vedi anche:
Dalle diocesi: la tutela dei minori nel cuore di ogni vescovo italiano (AciStampa)
BUONE PRASSI
La cura e tutela dei minori è una priorità che vede da sempre impegnate le nostre parrocchie. Per rendere più efficace questo servizio educativo delle comunità è importante il coinvolgimento consapevole e corresponsabile di tutti coloro che, a qualsiasi titolo, operano sia in modo continuativo che occasionale, a contatto con minori nelle strutture e nelle attività parrocchiali.
Si tratta di un impegno di informazione e formazione, faticoso, ma necessario, per garantire ai più piccoli la maggiore tutela e sicurezza possibile. In questo sforzo comunitario è di grande importanza l’adozione da parte di tutti di alcune semplici indicazioni pratiche: Le Buone Prassi.
L’attenzione corresponsabile della comunità saprà trovare non solo le modalità migliori per attuarle nella propria realtà parrocchiale, ma anche individuarne ulteriori e più adatte alle specifiche attività che vengono svolte nella propria parrocchia.