Cristiani emergenti: Osvaldo Poli, psicoterapeuta
OSVALDO POLI psicologo e psicoterapeuta, vive e lavora a Castel Goffredo (Mantova). Sposato, due figli. Si occupa principalmente della consulenza e della formazione dei genitori e della coppia, collaborando con diversi gruppi, istituzioni e riviste. Ha sostenuto la creazione e la diffusione delle esperienze conosciute come “scuole dei genitori”, per sostenere la capacità educativa della famiglia e la sintonia della coppia; e dei gruppi di auto-aiuto, per genitori “soli”. Tra i temi più di frequente affrontati: la fermezza educativa, l’immaturità affettiva, l’educazione alla gratitudine, gli aspetti positivi dell’educazione maschile e paterna. Le più recenti pubblicazioni con le Edizioni San Paolo: Mamme che amano troppo (2011); Adolescenti all’improvviso (2016); Né asino né re (20092); La mia vita senza di me (2014); Non ho paura a dirti di no (20157); Cuore di papà. Il modo maschile di educare(2015); Mio figlio mi dice tutto (2017).
Ha un sito web: http://www.osvaldopoli.com/ dove così si presenta:Non ubbidiscono a prescindere, sono polemici e litigiosi, oppositivi, mai disposti a chiedere scusa, vendicativi, pronti a manipolare e prevaricare gli altri, insofferenti di fronte a qualsiasi limite.Per chi ha la fortuna di avere figli docili, è difficile immaginare cosa significa convivere con un figlio con un temperamento così estremo. In un’analisi serrata dei problemi quotidiani, aiutando mamme e papà a sgombrare il campo da inutili sensi di colpa e dalla condanna del “determinismo educativo”, l’autore offre un percorso per rivedere il proprio modo di essere genitori, e accompagnare questi figli sulla strada dell’autoconsapevolezza e della responsabilità.
Fra il materiale presente, segnalo una sua conferenza su "Educare gli adulti alla fede"Mi chiamo Osvaldo Poli,vivo e lavoro a Castel Goffredo ( Mantova ). Sposato, ho due figli.Mi occupo principalmente della consulenza e della formazione dei genitori e della coppia, collaborando con diversi gruppi , istituzioni e riviste.Ho sostenuto la creazione e la diffusione delle esperienze conosciute come "scuole dei genitori", per sostenere la capacità educativa della famiglia e la sintonia della coppia; e dei gruppi di aiuto-aiuto, per genitori "soli".Tra i temi più di frequente affrontati: il genitore " scoppiato", la fermezza educativa , la conoscenza dei punti deboli del proprio carattere , l'immaturità affettiva , come seguire i figli nell'esperienza scolastica , cosa significa amare i figli , l'educazione alla gratitudine, i doveri dei figli nei confronti dei genitori , l'adolescenza non è una malattia , gli aspetti positivi dell'educazione al maschile, gli effetti della mancanza della visione educativa paterna nell'educazione dei figli.
Vedi anche:
Mamme che amano troppo: sette VIRUS da evitare
Dal libro: Mamme che amano troppo. Per non crescere piccoli tiranni e figli bamboccionidi Osvaldo Poli, Paoline, 2011, p.230, 13 euro
Che cosa trasforma un bambino-pulcino in un piccolo tiranno, capace di tenere in scacco la famiglia, e poi – da ragazzo – in un bamboccione insicuro di sé? E’ possibile “amare troppo” un figlio? In questo libro Osvaldo Poli mette in guardia i genitori: anche l’amore di una mamma (ma anche di un papà) verso un figlio può venire snaturato dall’eccesso. Anche in ambito educativo, e quando si vuole bene, è necessario esercitare la virtù della Temperanza. Il testo individua i “virus” psicologici e relazionali che spingono un genitore ad “amare troppo”; analizza le cause che generano tali “virus” (prima tra tutte: l’assenza del padre, imposta dalla madre o cercata dal padre stesso come un rifugio deresponsabilizzante); presenta alcuni “prodotti educativi” di tali “eccessi d’amore” (tra i quali: bambini tiranni, adolescenti insicuri e disadattati, giovani “bamboccioni”...), ma anche le conseguenze (frustrazione, stanchezza, esaurimento e delusione) per le mamme protagoniste di questo “troppo amore”; suggerisce infine strategie, strumenti e metodi per guarire dal “troppo amore”.
SETTE "VIRUS" DA EVITARE
Il virus «ho paura che non ce la faccia da solo» spinge a pensare che il figlio abbia bisogno di un aiuto, anche quando non lo chiede. Compiti, camere che verrebbero dichiarate inagibili dal servizio di igiene pubblica, fughe nel lettone, richieste di regali... L’idea che il figlio non possa farcela da solo affatica inutilmente la mamma e impedisce al figlio la soddisfazione di sentirsi grande.
Il virus del «tutto il mondo intorno a te» è quello dei genitori che crescono figli abituati a considerarsi al centro della vita dell’altro. Ma non fare mai la fatica di rinunciare alla dolce illusione di essere l’unico oggetto d’amore è pericoloso. «Se non si rende conto che la mamma ha una pila di indumenti da stirare che tocca il soffitto, una famiglia da gestire e anche una vita propria, come potrà diventare capace di capire gli altri, di venire loro incontro? Come potrà voler bene a qualcuno?».
Il virus «tu sei tutta la mia vita» è un rischio particolarmente presente nelle coppie separate. Pensando che i figli abbiano già sofferto ingiustamente li si vuole esonerare da altri dolori. I bambini in questione, però, cercheranno di impostare i rapporti con tutte le altre persone da quel piedistallo e andranno incontro a incomprensioni.
Il virus «vivo la sua vita» affligge le mamme che in fondo non hanno mai partorito i figli, ma li tengono perennemente nella propria mente senza che il radar si spenga un solo istante per chiedersi che cosa fanno, come stanno dove sono... Sono quelle che dicono «Mio figlio mi ha portato a casa un bel voto». Tutti i momenti di separazione sono una sofferenza, per cui il distacco diventa traumatico soprattutto quando le figlie accentuano le trasgressioni.
è un rischio particolarmente presente nelle coppie separate. Pensando che i figli abbiano già sofferto ingiustamente li si vuole esonerare da altri dolori. I bambini in questione, però, cercheranno di impostare i rapporti con tutte le altre persone da quel piedistallo e andranno incontro a incomprensioni.
affligge le mamme che in fondo non hanno mai partorito i figli, ma li tengono perennemente nella propria mente senza che il radar si spenga un solo istante per chiedersi che cosa fanno, come stanno dove sono... Sono quelle che dicono «Mio figlio mi ha portato a casa un bel voto». Tutti i momenti di separazione sono una sofferenza, per cui il distacco diventa traumatico soprattutto quando le figlie accentuano le trasgressioni.