Sanremo 2019: MUSICA E FEDE
Nek è legato strettamente alla comunità dei Nuovi Orizzonti di Chiara Amirante (così come Bocelli), Cristicchi alla Fraternità di Romena di don Luigi Verdi. Sono due artisti legati direttamente al mondo ecclesiale a cui va aggiunta - come nota in particolare il cardinal Ravasi - una attenzione alla dimensione spirituale che è rintracciabile in molte canzoni presentate al concorso. Così si è espresso Ravasi intervenuto in una trasmissione di TV2000 (e che aveva già scritto alcuni twitter su due canzoni sanremesi):
Di Cristicchi in particolare c'è una testimonianza importante su Aleteia :«Non sono dei grandi testi, non siamo all’altezza di De Andrè o di Leonard Cohen, ma c’è in quasi tutti, ininterrottamente, un filo di spiritualità. Emerge l’anima di questi cantanti e la loro attenzione al mondo che li circonda. Tutte le canzoni, che ho letto prima dell’inizio del Festival, - ha aggiunto il card. Ravasi - respirano i problemi del nostro tempo. Non si isolano nell’amore vago che in passato avvolgeva i versi di Sanremo».
Una spiritualità vicina al mondo francescano attraversa il “nuovo” Simone Cristicchi. E la importerà al festival di Sanremo con il brano “Abbi cura di me“.Il popolare cantautore, di recente, ha anche incontrato Papa Francesco a cui ha strappato una promessa. Simone sta, infatti, vivendo una nuova fase interiore e non è più critico come un tempo, nei confronti della Chiesa.E’ come se all’orizzonte stesse ritrovando quel rapporto con Dio che sembrava smarrito.L’amico monaco
«Un mio amico monaco – dice ad Avvenire (27 gennaio) mi ha detto che sono un cristiano inconsapevole. Credo che occorra ritornare alle priorità della vita. Siamo invasi ogni giorno da mille progetti, da mille informazioni, mille immagini, siamo continuamente collegati e connessi con la realtà virtuale».Così, prosegue Cristicchi, «si perde interesse per le grandi domande dell’esistenza. Siamo noi stessi che ci dobbiamo risvegliare e capire l’importanza della vita. In realtà c’è tanta bellezza che ci circonda, la meraviglia di esserci e di partecipare».
Eremi e fraternità
La spiritualità, dice, «va toccata con mano. Parliamo di Vangelo, di zen, di darma, ma tu la spiritualità la devi toccare e farne esperienza. E l’esperienza più forte è vedere persone rapite da qualcosa di superiore, che hanno abbandonato la vita precedente per un desiderio di infinito che appartiene a tutti. In alcuni luoghi c’è un’energia intrinseca che riesce a cambiarti».
Poi rivela: «Ho molto frequentato il Monte Labro ad Arcidosso in Toscana, il luogo dove visse David Lazzaretti su cui ho scritto lo spettacolo “Il secondo figlio di Dio”, e poi l’eremo francescano diCampello sul Clitunno, l’eremo di Monte Giove a Fano e la Fraternità di Romena guidata da don Luigi Verdi con cui registrerò fra maggio e giugno il nuovo programma per Tv2000».
La promessa di Francesco
Qualche giorno si è anche visto con Papa Francesco. «L’ho incontrato la settimana scorsa al termine dell’Udienza generale. È stato molto gentile e disponibile. Gli ho strappato la promessa di un’intervista per il documentario sulla felicità al momento che riterrà opportuno. Sto aspettando una risposta ufficiale».
Laude francescana
Intanto, all’orizzonte, c’è il festival di Sanremo dove sarà presente con “Abbi cura di me”, che sembra una laude francescana.
«Il brano nasce mentre lavoravo al mio ultimo spettacolo “Manuale di volo per l’uomo“, che tratta il tema del dolore e di come attraverso l’arte lo si possa sublimare e trasformarlo in qualcosa di bello. Nasce dalla voglia di mettere in musica quelle poche cose che ho imparato dalla vita. Nei versi della canzone ricorre il tema millenario dell’accettazione, della fiducia, dell’abbandonarsi all’altro da sé».
La suora di clausura
Soprattutto, evidenzia il cantautore, «è una dichiarazione di fragilità e debolezza, una richiesta d’aiuto, una preghiera all’Amore universale, che può essere verso un padre, una madre, un figlio. Anche verso Dio? Certo. Una suora clausura mi ha dato l’interpretazione più bella. È una preghiera di Dio all’uomo, perché anche Dio ha le sue fragilità».L’allodola
Non è un caso che quell’interpretazione si venuta da una religiosa di clausura. «Le persone più gioiose e felici che ho incontrato, sono quelle appartate dal mondo, ma non per una questione di fuga o di snobismo. Nel silenzio – conclude Cristicchi – ci si connette a qualcosa. Ed è proprio soggiornando in un eremo quest’estate che ho scritto Lo chiederemo agli alberi, secondo inedito dell’album. Parlo dell’allodola, che è come le monache, l’uccellino prediletto da San Francesco e rappresenta l’umiltà, perchè si ciba delle piccole briciole, del poco che ha, e canta dall’alba alla notte».
Prendiamo i Negrita, che buttano lì il verso:Ché la vita è una poesia di storie uniche.Potente. Funziona, acchiappa. Chissà quanto se la giocheranno i nostri ragazzi sui diari, in chat o nelle note vocali. E non sembra avere altra funzione: è una meteora bellissima, messa sul piatto per stupire, quasi senza prenderla sul serio. La canzone spara immagini veloci, un’autostrada di parole senza aree di sosta per meditare sul serio.
È agrodolce, o tragicomico, constatare che sussultiamo per qualcosa che ci stupisce, ma senza capirne davvero il motivo. Ebbene, la vita è davvero una poesia di storie uniche: Chi l’ha pensata ha fatto della nostra unicità un’armonia con le unicità altrui;ma sono certa che i Negrita sarebbero i primi a storcere il naso se proponessi loro questo affondo sul loro testo … Eppure l’unico senso possibile è proprio che non siamo parole al vento, ma parte di un poema composto da Dio. Nelle poesie ci sono le rime a testimoniare questo legame insolito, ma presente, tra le parole.
... la fragilità ritorna sulla bocca di molti cantanti; forse il verso che mi ha colpito di più è quello di Paola Turci,
Che siamo fiamme in mezzo al vento
Fragili ma sempre in verticale
Ne conosco di persone così, spezzate dalle circostanze eppure in piedi. E anche qui oserei un azzardo su quest’immagine, pure senza autorizzazione della cantautrice. Quando guardiamo la Croce come nostra carta di identità umana che altro vediamo se non una fragilità orizzontale che è stata abbracciata da una salvezza verticale? Il cristianesimo, sempre a dire il vero, non appare come un’etichetta in più sulla realtà, ma la risposta a qualcosa che è connaturato al DNA umano. Nulla è più nazional popolare della risposta incarnata che ogni uomo attende.
A dispetto della melodia, la canzone di Arisa è triste: puoi stare bene solo se non pensi alle cose che contano e ti feriscono. Per tutto il tempo lei non vuole pensarci, eppure finisce a parlare di quello che vorrebbe scacciare. E’ una botta forte dire:
Cosa ne sarà
Dei pomeriggi al fiume da bambina
Degli occhi di mia madre
Quando questo tempo finirà?
Se non ci penso più mi sento bene
Davvero l’unica possibilità di stare di fronte alla morte e alla fragilità è un’allegria di naufragi – direbbe Ungaretti? Andare alla deriva spensieratamente? Canticchiare per dimenticare. E lo canticchieremo questo brano, eccome. Ma non ci sarà nulla da ridere.
Più schietto, diretto e nient’affatto zuccheroso sul male di vivere è Daniele Silvestri, sul palco urla il dramma di un adolescente che si conclude così:
Ho sedici anni e vivo in un carcere
Se c’è un reato commesso là
Fuori
È stato quello di nascere
Il punto più basso della nostra fragilità è mettere in discussione la nostra stessa presenza.
È stata definita una preghiera (la canzone di Cristicchi), e lo è. Da ascoltare per intero senza vivisezionarla troppo come potrei fare io. Abbi cura di me è l’altra metà della medaglia dell’allegrezza di Arisa, del dolore di Silvestri: è un uomo che si riconosce fragile eppure immerso nella meraviglia dell’esserci e, anziché distrarsi e anziché lamentarsi e basta, fa una cosa saggia e rivoluzionaria: chiede aiuto, chiede di non essere l’unica voce narrante della propria salvezza.Su AGI un altro articolo interessante: Il senso della cura, e dell'abbandono, svelato in tre belle canzoni di Sanremo.
E in maniera più diretta su Avvenire: Dove cercare le tracce della fede nelle canzoni di Sanremo 2019, articolo che ne rimanda ad un altro: DA FRA’ CIONFOLI A NEK, LA FEDE A SANREMO. ISPIRAZIONI CRISTIANE A SANREMO
Sulla canzone di Cristicchi vedi anche l'articolo di Huffpost, mentre Fanpage ha evidenziato la fonte da cui attinge Nek per la sua canzone "Mi farò trovare pronto": una poesia di Borges: "E' l'amore":
È l’amore. Dovrò nascondermi o fuggire.Crescono le mura delle sue carceri, come in un incubo atroce.La bella maschera è cambiata, ma come sempre è l’unica.A cosa mi serviranno i miei talismani:l’esercizio delle lettere, la vaga erudizione,le gallerie della Biblioteca, le cose comuni,le abitudini, la notte intemporale, il sapore del sonno?Stare con te o non stare con te è la misura del mio tempo.È, lo so, l’amore: l’ansia e il sollievo di sentire la tua voce,l’attesa e la memoria, l’orrore di vivere nel tempo successivo.È l’amore con le sue mitologie, con le sue piccole magie inutili.C’è un angolo di strada dove non oso passare.Il nome di una donna mi denuncia.Mi fa male una donna in tutto il corpo.