La vi(t)a crucis scritta da Gaetano Piccolo
E' da poco uscito per le edizioni paoline la "Vi(t)a crucis" scritto dal gesuita Gaetano Piccolo. Nel suo blog è presente una versione semplificata del testo:
Via crucis
con i personaggi della Passione secondo Marco
La nostra vita è come una via crucis, un cammino lungo il quale siamo chiamati ad assumere la croce come criterio delle nostre scelte. E su questa strada che è la vita ci si può stare in modi diversi.
Chiediamo al Signore di sapere riconoscere in quale stazione ci troviamo oggi, per decidere come proseguire il nostro cammino verso la risurrezione.
Prima stazione: Cosa vuol dire amare veramente?
La Parola
«Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo».
Meditazione
Amiamo veramente quando smettiamo di farci i conti, amiamo veramente quando siamo disposti a non guadagnarci. Questa donna ci insegna che ama veramente solo chi è capace di sprecare. Come questa donna, a volte non siamo capaci di spiegare l’amore. L’amore si vive! E le parole, spesso, non sono in grado di dirlo. Un vasetto spaccato, profumo sprecato: questo gesto imita e anticipa quello che Gesù sta per compiere a Gerusalemme, salendo sulla croce: costato aperto, sangue versato.
Invocazione
Aiutaci, Signore, a spaccare quel vasetto prezioso in cui è contenuta la nostra vita. Aiutaci a capire che la vita marcisce se non è sprecata per qualcuno. Aiutaci ad entrare nel silenzio dell’amore.
Seconda stazione: Perché Dio rimane in silenzio?
La Parola
Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno.
Meditazione
A volte ci capita di essere stanchi. Siamo stanchi persino di aspettare i tempi di Dio. Ci chiediamo perché Dio non faccia giustizia, perché non cambi le situazioni sbagliate, perché le cose non vadano secondo le nostre attese. E quando siamo stanchi di aspettare, decidiamo, come Giuda, di cercare noi stessi le nostre soluzioni. Così, usciamo dal Cenacolo, usciamo cioè dal luogo della comunione con il Signore. Pensiamo di poter essere noi gli artefici della nostra vita, e invece abbiamo cominciato a costruire strade di morte.
Invocazione
Aiutaci, Signore, a saper aspettare. Guarda la nostra stanchezza, la affidiamo a te. Accogli la nostra impazienza, la mettiamo nel tuo cuore. Ascolta il nostro lamento, confidiamo in te!
Terza stazione: Potrei essere anch’io il traditore?
La Parola
Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: «Sono forse io?».
Meditazione
Sono forse io, Signore, quello che non è più capace di perdonare? Sono forse io, Signore, quello che non si fida più di te? A volte mi rendo conto che nonostante abbia passato tanto tempo con te, io sono sempre pronto a tradire. Mi rendo conto che nonostante l’immagine, nonostante quello che mostro agli altri, spesso nel cuore ho la guerra. Alimento in me invidia e gelosia, nutro i miei pregiudizi e costruisco tribunali nella mia mente pronti a condannare senza pietà. Il pane che spezzi con me oggi ha il sapore dell’amarezza, l’amarezza di chi oggi fa fatica a guardarti negli occhi.
Invocazione
Signore, anch’io sono colui che può tradirti. Lo riconosco. Ho voglia di fuggire, di salvarmi la pelle. Aiutami a restare anche quando nel cuore scende la notte, aiutami a restare con te anche quando il dubbio abita la mia mente.
Quarta stazione: Posso contare solo sulle mie forze?
La Parola
Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». Gesù gli disse: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò».
Meditazione
La vita mi ha insegnato a cavarmela da solo. Ho dovuto pensare a me stesso. Nei momenti difficili mi sono trovato da solo. E così ho pensato, senza accorgermene, che posso fare a meno anche di Te, Signore. Ho cominciato a credere che anche seguire Te dipendesse solo dalle mie forze. E invece davanti al dolore e alla paura mi sono ritrovato debole. Ho visto la mia fragilità e sono fuggito.
Invocazione
Sollevaci, Signore, perché potremmo rimanere schiantati sotto il peso del nostro tradimento. Guarisci l’immagine di noi stessi che è andata in frantumi quando abbiamo scoperto i nostri limiti. Donaci l’umiltà di riconoscere che senza di te siamo perduti.
Quinta stazione: Che cosa appesantisce il mio cuore?
La Parola
Giunsero a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate».
Meditazione
Nella vita abbiamo bisogno di vegliare, di tenere gli occhi aperti, di vigilare. La tentazione è in agguato e aspetta di sorprenderci nei nostri momenti di stanchezza. È la tentazione di pensare solo a noi stessi, la tentazione di non fidarci di nessuno, nemmeno di Dio, la tentazione di giudicare e di sentirci giudicati. C’è una logica del mondo che ci travolge: ci fa credere che stiamo conquistando la nostra vita e invece ci porta a sciupare la vita, senza arrivare mai da nessuna parte. Pregare e vegliare vuol dire rimanere nella relazione con il Padre, riconoscere che in Lui tutto ritrova senso.
Invocazione
Aiutaci, Signore, a rimanere svegli. Tutti attraversiamo momenti di stanchezza e di scoraggiamento. Aiutaci a mantenere accesa la nostra lampada e anche se qualche volta si spegnerà, resta con noi e aiutaci a riaccenderla.
Sesta stazione: C’è qualcuno su cui posso contare?
La Parola
Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.
Meditazione
Anche Gesù sperimenta il fallimento della relazione: proprio quelli che hanno camminato con lui, quelli che lo hanno ascoltato e ammirato, proprio quelli che hanno mangiato con lui, nel momento della prova fuggono via e lo abbandonano. Anche noi sperimentiamo il fallimento delle nostre relazioni, quando proprio coloro su cui abbiamo puntato, coloro nei quali abbiamo creduto, ci abbandonano nei momenti più difficili. C’è però una speranza che si accende: la vita continua e nessuno può trattenerla, proprio come questo fanciullo che nessuno riesce a trattenere. C’è una vita che va avanti e che non si lascia catturare dalle logiche del mondo.
Invocazione
Aiutaci, Signore, nei momenti bui a non cedere alla disperazione. Accendi in noi la speranza, donaci di saper vedere il piccolo germoglio che spunta nella notte della nostra vita. Consolaci con la tua dolce e umile presenza.
Settima stazione: Perché dovrei abbandonare le mie sicurezze?
La Parola
Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte. Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: «Fa’ il profeta!». E i servi lo schiaffeggiavano.
Meditazione
Non sopportiamo chi ci mette in discussione, allontaniamo da noi chi la pensa in modo diverso, chi ci mette in crisi con i suoi giudizi. Vogliamo restare aggrappati alle nostre sicurezze, proprio come il Sommo Sacerdote: Gesù è una minaccia al suo modo di pensare. Il Sommo Sacerdote è l’immagine di quei rituali che si perpetuano nelle nostre comunità, nei gruppi, negli ambienti di lavoro. È l’immagine di ciò che viene ritenuto intoccabile e che non ci fa andare avanti nella vita.
Invocazione
Donaci, Signore, la libertà di interrogarci, la disponibilità di ascoltare chi la pensa in modo diverso da noi, donaci l’umiltà di cambiare. Non permettere, Signore, che possiamo continuare a vivere nella triste rigidità dei nostri schemi. Donaci di lasciarci mettere in crisi da te.
Ottava stazione: Dove trovo il coraggio per vedere veramente chi sono io?
La Parola
Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo di cui parlate». E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.
Meditazione
È quando si tratta di rischiare, quando c’è la possibilità di perdere, quando non possiamo controllare tutto quello che c’è in gioco, è allora che veniamo fuori per quello che siamo. È in quei momenti di fatica che si capisce come abbiamo amato. Poi la realtà ti travolge, ti rendi conto del tuo limite e del tuo peccato. E allora finalmente il cuore si scioglie. Ed è lì che finalmente puoi riconoscere e accogliere quello che sei veramente.
Invocazione
Perdonaci, Signore, per tutte le volte in cui abbiamo fatto finta di non conoscerti, per tutte le volte che abbiamo voluto tenerti lontano dalla nostra vita. Ti chiediamo il dono delle lacrime, quelle lacrime che purificano il nostro sguardo e che ci aiutano a vederci così come siamo.
Nona stazione: Come si fa a decidere?
La Parola
Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei? ». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi ? Vedi di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più, tanto che Pilato rimase stupito.
Meditazione
Capita sempre più spesso di vedere persone ossessionate dalla propria immagine. Vogliamo salvare le apparenze. Siamo un po’ tutti preoccupati di come gli altri ci vedono. Siamo diventati schiavi delle aspettative degli altri. Facciamo fatica a decidere perché abbiamo paura di deludere, non vogliamo correre il rischio di sbagliare. E allora restiamo nell’immobilità o cerchiamo di accontentare il più forte. Facciamo proprio fatica a crescere nella libertà delle nostre decisioni.
Invocazione
Aiutaci, Signore, a non trascurare i nostri impegni, aiutaci a non rinunciare per paura alle nostre responsabilità. Donaci il coraggio di correre il rischio di scelte impegnative, ma autentiche e vere. In particolare ti preghiamo per coloro che hanno ruoli di responsabilità nella società civile e nella Chiesa.
Decima stazione: Cosa si può fare davanti all’ingiustizia?
La Parola
Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
Meditazione
Nella vita ho imparato che sono sempre i più deboli che fanno le spese degli errori dei potenti. L’umile viene calpestato, chi non grida viene dimenticato. Viviamo in una cultura in cui Barabba è sempre quello che viene liberato. Barabba è il trofeo di chi inganna gli altri, il successo di chi cerca solo i suoi interessi. Da allora in poi quell’ingiustizia torna a ripetersi e noi non siamo altro che merce di chi organizza i propri interessi sulla nostra pelle. Gesù è l’innocente merce di scambio, condannato nelle trattative segrete dei politici che usano il grido cieco della folla. Ancora oggi, in quei momenti, sembra che i violenti continuino a vincere e che per il debole non ci sia speranza.
Invocazione
Ti preghiamo, Signore, per tutti gli innocenti ingiustamente condannati. Ti preghiamo per coloro che sopportano il peso delle scelte disoneste della politica. Continua a costruire, Signore, silenziosi percorsi di verità. Noi aspetteremo, confidando nella tua giustizia.
Undicesima stazione: Perché non dovrei pensare a salvare prima di tutto me stesso?
La Parola
Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!».
Meditazione
«Ho lottato, Signore, ho resistito, ma adesso sono stanco». È il grido che si leva da tante persone provate in tanti modi e che non riescono più a sopportare il peso della croce. Sono le persone ammalate o quelle che accompagnano la malattia di una persona cara. È il lamento di chi si sente tradito, sconfitto o deluso. È il lamento di chi non riesce a dare un futuro ai propri figli. E proprio quando siamo stanchi, la tentazione ritorna nei modi più subdoli e striscianti. Approfitta della nostra fame, gioca sulla nostra debolezza, accarezza il nostro orgoglio, ci propone di pensare prima di tutto a noi stessi.
Invocazione
Ascolta, Signore, il grido dei poveri della terra. Guarda la nostra debolezza e vieni in nostro aiuto. Anche tu hai sperimentato la crudeltà della tentazione che approfitta dei momenti in cui non abbiamo più speranza. Ridona vigore al nostro cuore e non permettere che siamo separati da te.
Dodicesima stazione: Cosa sta succedendo dentro di me?
La Parola
Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.
Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».
Meditazione
Ci sono situazioni della vita che creano dentro di noi un terremoto. Ci mettono sotto sopra. A volte sono situazioni dolorose, ma che hanno la potenza di cambiare qualcosa dentro di noi. E noi stessi rimaniamo meravigliati di come la nostra vita possa cambiare. La morte di Gesù è l’evento che cambia la nostra storia. E tante volte ci ritroviamo davanti a quella croce che sconvolge l’esistenza: quando incontriamo il dolore innocente, quando incrociamo il pianto di una madre, quando ci ritroviamo impotenti davanti alla malattia. Da quel terremoto può sempre ricominciare la vita in modo nuovo.
Invocazione
Donaci, Signore, di non rimanere indifferenti davanti al dolore. Donaci il coraggio di metterci a cercare, accendi in noi il desiderio di capire con il cuore, in modo sempre più profondo, qual è il vero senso della nostra vita.
Tredicesima stazione: Cosa vedrei intorno a me se provassi a guardare?
La Parola
Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.
Meditazione
Il nostro sguardo spesso è superficiale. Non ci accorgiamo più di quello che avviene intorno a noi, forse perché siamo troppo ripiegati su noi stessi, sul nostro egoismo, restiamo chiusi nel nostro interesse, indifferenti. Nel Vangelo è sempre lo sguardo sensibile delle donne che osserva e comprende quello che sta avvenendo. Non sono fuggite come i discepoli. Restano. Sanno aspettare. E intanto guardano, cercando di raccogliere i segni, di mettere insieme i pezzi. Proprio come Maria, che conservava tutto nel cuore. Le donne hanno la pazienza del discernimento.
Invocazione
Aiutaci, Maria, a non scappare, ma a rimanere con te ai piedi della croce. Donaci la sapienza del cuore, la capacità di aspettare e discernere. Aiutaci a non avere la fretta che distrugge, ma a saper attendere i tempi della vita.
Quattordicesima stazione: Perché non riesco più a sperare?
La Parola
Informato dal centurione, [Pilato] concesse la salma a Giuseppe [d’Arimatea]. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro.
Meditazione
Si può essere cristiani senza speranza? A volte viviamo la nostra fede in maniera molto meticolosa, non ci facciamo mancare niente, ma il cuore è spento. Come Giuseppe d’Arimatea, facciamo tutto quello che si deve fare, perfino con coraggio, ma non crediamo più che qualcosa possa davvero cambiare nella nostra vita. Abbiamo smesso di sperare. La vita ci ha rotolato addosso la sua pietra, a volte siamo noi stessi che ci siamo messi sopra le spalle un masso pesante. E alla fine ci siamo convinti che per noi non c’è nessuna possibilità di ricominciare.
Invocazione
Ti affidiamo, Signore, tutte le persone che hanno smesso di sperare, le persone rassegnate, quelle che fanno fatica a credere, ma non hanno neppure il coraggio di dirlo a se stesse. Ti affidiamo i cristiani che hanno trasformato la fede in un impegno, in un affare, in un’occasione per mettersi a posto la coscienza, ma non vedono più la speranza, perché non credono più che tu puoi cambiare veramente la loro vita.
Conclusione
In quale stazione ti sei fermato? Dove ti trovi in questo momento della tua vita?
Prova a scoprire dove sei, perché solo così potrai ripartire verso l’alba di un nuovo giorno.
E tu, Maria,
umile pellegrina dietro la croce del tuo Figlio,
stella sulla strada del Calvario,
amore paziente,
aiutaci a non fuggire davanti al dolore,
ma a saper attendere
la luce che ritorna,
il volto del tuo Figlio che illumina le tenebre di questo Mondo.
stella sulla strada del Calvario,
amore paziente,
aiutaci a non fuggire davanti al dolore,
ma a saper attendere
la luce che ritorna,
il volto del tuo Figlio che illumina le tenebre di questo Mondo.