Sodoma: una ennesima macchina del fango?
Parlare male della Chiesa fa audience e fa guadagnare bene. Ecco allora una schiera di pseudogiornalisti che continuano a gettare fango sui sacerdoti. Tanto si sa che qualcosa di male lo fanno pure loro. L'ultimo libro di questa serie si intitola "Sodoma". E' scritto da Frédéric Martel, attivista lgbt e scrittore, e uscirà in venti paesi e otto lingue (in Italia per Feltrinelli) il prossimo 21 febbraio. Si mette il dito nella piaga della lobby gay vaticana e - come afferma il vaticanista de Il foglio, Matteo Matzuzzi - lo si fa con "Insinuazioni, allusioni, un estenuante sbrodolamento di pettegolezzi su vivi e morti. Ecco il libro che vuole scoperchiare la cupola gay vaticana. Prove? Nessuna". Questa è la sua recensione completa di un libro che definisce "ciarpame senza pudore":
Un estenuante sbrodolamento di pettegolezzi, insinuazioni, allusioni, frasi a effetto non supportate da alcuna statistica o prova, come quella sul fatto che in Vaticano quattro preti su cinque sarebbero gay. Non servono troppe parole per definire Sodoma, il “capolavoro” di Frédéric Martel, attivista lgbt e scrittore, che uscirà in venti paesi e otto lingue (in Italia per Feltrinelli) il prossimo 21 febbraio. Proprio il giorno in cui il Papa aprirà il vertice con i presidenti delle conferenze episcopali per cercare di stabilire una linea di condotta comune in relazione agli abusi sessuali da parte di membri del clero. Martel dice di averci lavorato quattro anni, di aver viaggiato tantissimo e di aver intervistato parecchie persone, testimoni credibili dello stato in cui versa la chiesa. Cinquecentosessanta pagine di continuo spiare dal buco della serratura, con il racconto pruriginoso di arcivescovi fidanzati con gentiluomini scozzesi, cardinali francesi innamorati di preti anglicani e porporati africani che vivono relazioni a distanza con gesuiti del Boston College. “Uccelli di rovo” al confronto è un’innocente puntata di “Heidi”.
La tesi è naturalmente precostituita: Bergoglio ce l’ha con i monsignori rigidi, i famosi legalisti, perché gay più o meno “praticanti” e gli omofobi conservatori della curia in realtà sono “puttanieri milionari” (citazione testuale) che si portano a letto seminaristi e gigolò, picchiandoli per sfogare la propria natura repressa. Il cardinale Alfonso López Trujillo, morto più di dieci anni fa, oltre che accusato di essere un delinquente della peggior specie dedito a intrallazzare con i narcotrafficanti di Medellin e forse a comprare “penetrazioni senza preservativo” (così nel testo), avrebbe anche indicato ai paramilitari colombiani i preti schierati dalla parte dei poveri. Sacerdoti che poi, ça va sans dire, gli stessi paramilitari ammazzavano nei barrios locali. Prove? Nessuna. Solo voci, interviste, testimonianze di chi sapeva bene come andavano le cose. Identico canovaccio anche per Sebastiano Baggio – pure lui defunto da un pezzo –, creato cardinale da Paolo VI ma subdolo cospiratore al servizio dell’ultraconservatorismo.
Non c’è nient’altro di rilevante in questo libro, se non la voglia morbosa di scandalizzare e di assestare qualche colpetto alla chiesa che non se la passa bene. Creare caos, fomentare risse verbali – sono già iniziate, con alcuni settori della destra cattolica caduti in pieno nel trappolone che teorizzano complotti dietro ai quali ci sarebbero addirittura Francesco e padre Spadaro. Martel insiste molto sui morti, divisi tra confidenti – viene tirato in ballo pure un gigante della chiesa qual è stato Jean-Louis Tauran, verso il quale Martel dice di aver provato grande affetto, nonostante “la sua insondabile schizofrenia” – e diavoli, come il già citato Lopez Trujillo, che il Papa avrebbe fatto esumare dal cimitero vaticano per spedirlo in Colombia, il più distante possibile da Santa Marta. Ciarpame senza pudore, allusioni ributtanti che si mischiano a pensieri sparsi di attivi esponenti della curia romana, come mons. Vincenzo Paglia che davanti a una Madre Teresa di Calcutta in versione pop-art che lampeggia a intermittenza fa sapere che “parlare della famiglia non significa stabilire delle regole; al contrario, significa aiutare le famiglie”. L’autore, che non ne può più di questa chiesa che continua a dire che la famiglia è quella tra uomo e donna, esulta. Mancava naturalmente lo scoop sul reale motivo delle dimissioni di Benedetto XVI – nel libro ce n’è anche per lui, per il suo segretario e per il suo predecessore – che non sarebbero state dovute all’età né agli scandali relativi alla pedofilia nel clero. Recatosi in viaggio a Cuba nel 2012, Joseph Ratzinger avrebbe lì scoperto “un mondo demoniaco” (sesso, abusi, eccetera) che non gli lasciò altra strada se non la rinuncia. Tra quattro anni attendiamo il sequel.Vedi anche:
Il libro “Sodoma” di Martel.Omosessualità in Vaticano. Tra caricature e interrogativi (Avvenire)
L’inchiesta su Vaticano e gay: «Nella Chiesa c’è doppiezza» (Corriere)
Gay in Vaticano: «Così Sodoma racconta la mia storia» (L'Espresso)
Interessante (e inquietante) è anche l'uso propagandistico anti (o pro) Bergoglio che già si fa del libro. Così Tosatti (anti Bergoglio) scrive: CLAMOROSO: MARTEL CONFERMA VIGANÒ, BERGOGLIO SAPEVA DELLA PEDOFILIA DI MCCARRICK MA "NON LA RITENNE ABBASTANZA IMPORTANTE PER CONDANNARLO". #PapaFrancesco tolse le restrizioni a McCarrick imposte da Benedetto XVI e lo utilizzò come consigliere. Così anche Cascioli (La Nuova Bussola Quotidiana): L'uscita contemporanea del libro "Sodoma" in 20 paesi e in 8 lingue, prevista per il 21 febbraio, si presenta come una grande operazione mediatica allo scopo di promuovere la legittimazione dell'omosessualità nella Chiesa. Ma potrebbe rivolgersi contro quel papa Francesco che l'autore vuole invece sostenere.
Dall'altra parte ci pensa UCCR ad evidenziare altre conseguenze:
“Il card. Burke è gay”, il quotidiano La Verità sponsor del libro diffamatorio
La Verità (Maurizio Belpietro) sponsorizza con due articoli in prima pagina l’inchiesta che smentisce l’ex nunzio Viganò e diffama vescovi e cardinali tradizionalisti, accusandoli di omosessualità latente (tra essi il card. Burke). Il libro si chiama “Sodoma”, scritto da Frédéric Martel, e pone Papa Francesco contro la lobby gay vaticana.
Si chiama “Sodoma” (che fantasia!) l’ultimo attacco alla Chiesa cattolica, scritto dall’attivista gay francese Frédéric Martel, diffuso in 20 Paesi e tradotto in 7 lingue diverse. L’accusa è la solita, il Vaticano è pieno di omosessuali (l’80% di chi ci vive) e l’autore l’avrebbe scoperto intervistando i presunti amanti dei cardinali. Robaccia alla Augias & Fittipaldi, scandalismo di bassa lega se non fosse per l’enorme campagna pubblicitaria.
Mentre gli altri quotidiani ne hanno dato semplicemente notizia -si noti il sobrio articolo de Il Corriere posto in 25° pagina, sottolineando la «mancanza di prove e di solidi indizi statistici»– il quotidiano La Verità si è affrettato a sponsorizzare a tal punto l’inchiesta piazzandola in prima pagina. E anche questa mattina, ancora una volta in prima pagina si avvalorano le conclusioni dell’inchiesta, concentrandosi sulle dimissioni di Benedetto XVI.
Una scelta sorprendente in quanto, come vedremo, l’inchiesta di Martel smentisce il memoriale dell’ex nunzio Carlo Maria Viganò, paradosso vuole diffuso tra i primi proprio da La Verità, avendone intuito l’operazione politica (fallita) per tentare l’impeachment a Papa Francesco. Anche grazie all’attivismo del vaticanista Lorenzo Bertocchi (fedelissimo di Riccardo Cascioli, direttore de La Bussola), ogni settimana Belpietro ripubblica le peggiori notizie anticlericali raccolte in rete.
L’attacco a Giovanni Paolo II e la fantasia sugli agenti segreti gay cileni.
Secondo il libro di Martel, l’esistenza della lobby gay vaticana giustificherebbe -lo si legge sul quotidiano di Belpietro-, «il rifiuto del preservativo e l’obbligo del celibato sacerdotale». Mentre l’arcivescovo Viganò cercò di “salvare” Giovanni Paolo II, mentendo sul fatto che quando creò cardinale Theodore McCarrick «era già molto malato», la nuova inchiesta -promosso, lo ricordiamo, da La Verità– non ha pietà per il Papa polacco e va a colpire «diversi sacerdoti e monsignori molto vicini a Giovanni Paolo II».
Altri nomi di attivisti omosessuali sarebbero Pio Laghi e sopratutto Angelo Sodano, il nemico numero uno dell’ex nunzio Viganò, che il saggio di Martel lo accusa di avere avuto «un intensissimo rapporto con il dittatore Augusto Pinochet», tanto che permise l’introduzione in Vaticano di agenti segreti cileni omosessuali che ricevettero grande accoglienza. La fantasia è sfrenata e arriva alle dimissioni di Benedetto XVI, chiaramente anch’esse motivate da questa lobby gay.
Accuse, quelle del “Vaticano omosessuale”, smentite tuttavia proprio da un ex sacerdote gay che lavorò in Segreteria di Stato, tra i protagonisti dell’inchiesta. Si chiama Francesco Lepore e oggi è un giornalista, ricorda di essere entrato in seminario già omosessuale e, dopo una carriera locale, di essere giunto in Vaticano nel 2003, appena iniziò a manifestare la sua tendenza, racconta, «le voci sulla mia omosessualità furono così ingigantite che i superiori della Segreteria di Stato obbligarono il mio vescovo a richiamarmi in diocesi per affidarmi un incarico di rilievo. Intervenne Mario Agnes, l’allora direttore de L’Osservatore Romano, presso Stanisław Dziwisz, segretario di Giovanni Paolo II, e si giunse a una soluzione di compromesso: non era possibile per me restare più in Segreteria di Stato ma era disposto il trasferimento alla contigua Biblioteca Apostolica Vaticana». Dal racconto di Lepore è evidente come vi sia stato un immediato intervento per allontanarlo dal Vaticano appena si è saputo della sua omosessualità, senza alcuna complicità.
La Verità (Belpietro) contro il card. Burke: “si fa chiamare strega cattiva, vive in un’alcova gay”.
Qui la vicenda prende una piega sorprendente perché il saggio scandalistico di Frédéric Martel descrive Papa Francesco come oppositore di questa corrente omosessuale in Vaticano, tanto che (secondo La Verità), il Pontefice «non avrebbe ostacolato» l’uscita dell’inchiesta perché potrebbe «contribuire ad accelerare quel cambiamento» di pulizia «troppe volte annunciato, ma mai vissuto».
La Verità e Frédéric Martel arrivano così ad accanirsi sul card. Raymond Leo Burke, il prelato conservatore leader (suo malgrado) della fronda antipapista cattolica che al di là di qualche infelice uscita ha tuttavia mantenuto un atteggiamento di obbedienza, seppur critica, verso il Papa. Il card. Burke vivrebbe «in una casa lussuosa con il bagno che pare ritagliato da qualche spa da mille e una notte», scrive Gianluigi Nuzzi, e sarebbe soprannominato “la strega cattiva del Midwest”. Il card. Burke un altro omosessuale? Per La Verità è tutto vero, perché «il linguaggio al femminile ogni tanto preferito dal porporato, il nomignolo che ricorda altri della piccola comunità vaticana (Jessica, la Vipera, la Beddazza e ancora e ancora), la descrizione di una casa che pare un’alcova, impone una riflessione più ampia. Il libro di Martel spalanca una finestra che si è tenuta a lungo murata. Dopo questo saggio, le ipocrisie issate come stendardo dovranno cadere».
L’inchiesta smentisce l’ex nunzio Viganò e pone Francesco contro la lobby gay.
E’ paradossale che lo stesso organo di stampa (La Verità), lo stesso direttore (Maurizio Belpietro) che ha dato più voce e credibilità all’ex nunzio Vigano, oggi dà voce e sponsorizza il libro che diffama gli “alleati” di Viganò, cioè innumerevoli vescovi e cardinali “conservatori” e “tradizionalisti” alla cui “omofobia” viene collegata un’omosessualità latente o praticata. E, cosa ben più importante, smentisce platealmente l’ex nunzio Carlo Maria Viganò, sia perché individua l’omosessualità nei prelati tradizionalisti contrari a Francesco, sia perché pone Papa Bergoglio come nemico della lobby gay vaticana, svelando che il suo continuo rimproveri ai prelati “ipocriti” e dalla “doppia vita” sarebbero rivolti proprio a questi monsignori gay.
Ma questi “particolari” vengono taciuti da La Verità, che nel titolo della sua prima pagina ha il coraggio di scrivere che invece l’inchiesta «conferma le accuse di Viganò». E’ evidente che questi organi di stampa e giornalisti “conservatori” (rigorosamente non praticanti) non vogliono difendere alcuna dottrina, ma portano avanti una guerra aperta contro la Chiesa e i suoi pastori (di qualunque “fazione”), da una parte sfruttando le pedine al momento più comode -i Viganò, i vaticanisti e i blogger dissidenti (raccogliendo consensi negli ingenui tradizionalisti)-, e dall’altra sponsorizzando inchieste che li smentiscono. Non importa, tutto fa brodo per colpire i Papi, delegittimare moralmente moralmente la Chiesa, sgonfiare la sua scomoda dottrina morale.
La redazione