Cristianofobia. Persecuzione dei cristiani nel 2016
Secondo il rapporto di Porte aperte, il numero di vittime (1.207) è diminuito rispetto al 2015 ma la persecuzione è aumentata. Il primo fattore di pericolo è «l’oppressione islamica». Crescono gli attacchi in Asia.
Sono 215 milioni i cristiani perseguitati nel 2016 nei 50 paesi dove “la fede costa di più”, secondo lo slogan utilizzato da Porte aperte, che ha realizzato il rapporto. La «fonte principale di persecuzione anticristiana» resta anche quest’anno «l’oppressione islamica»: non solo per i fenomeni radicali come Boko Haram o Isis, ma «per il fatto che in ben 35 dei 50 paesi della lista la generale oppressione esercitata dall’islam sulle minoranze fa crescere esponenzialmente l’intolleranza anticristiana a tutti i livelli».
1.207 CRISTIANI UCCISI. Secondo il rapporto, che copre un periodo che va dal 1 novembre 2015 al 31 ottobre 2016, nel periodo di riferimento sono stati registrati 1.207 cristiani uccisi per motivi legati alla fede e 1.329 chiese attaccate. Il numero è inferiore rispetto all’anno scorso (7.100), sopratutto perché il governo nigeriano è riuscito a fermare l’avanzata di Boko Haram, così come l’Isis ha fortemente diminuito le sue attività persecutorie.
PIÙ MORTI IN NIGERIA. Il paese dove sono morti più cristiani nel 2016 resta la Nigeria (695), seguito da Pakistan (76), Kenya (37), Siria (24), Messico (23), Centrafrica (13), Egitto (12), Somalia (12), Afghanistan (10) e India (8). Lo Stato dove sono state attaccate più chiese invece è il Pakistan (600), seguito da Cina (300), Vietnam (38), Sri Lanka (35), Nigeria (33), Etiopia (23), India (21), Indonesia (15), Bangladesh (14) e Messico (13).
AUMENTA IN ASIA. A un inferiore numero di vittime corrisponde però una maggiore persecuzione. La pressione anticristiana è cresciuta soprattutto nelle regioni del Sud-est asiatico e dell’Asia meridionale. «La forte influenza del partito Bharatiya Janata in India ha scatenato un pericoloso fervore nazionalista-religioso. Cinque delle sei nazioni che hanno visto un peggioramento notevole della condizione dei cristiani provengono da queste regioni: India, Bangladesh, Laos, Bhutan e Vietnam. Lo Sri Lanka, poi, rientra nella WWL a causa del nazionalismo buddista. Quello del nazionalismo religioso è un fenomeno in ascesa sin dagli anni ’90, tuttavia nell’anno appena trascorso l’ascesa è stata allarmante. Preoccupa il processo di induizzazione latente (“L’India agli indù”) acceleratosi da quando Narendra Modi è primo ministro in India (ogni settimana circa 15 cristiani vengono attaccati in questo paese). Le nazioni vicine (a maggioranza induista o buddista) usano il nazionalismo religioso come formula per rafforzare le posizioni di potere nelle zone rurali».
RECORD COREA DEL NORD. Il paese che più perseguita i cristiani resta per il 15° anno di fila la Corea del Nord. Degli altri nove paesi che costituiscono la top ten della persecuzione, otto sono gli stessi del 2015: Somalia, Afghanistan, Pakistan, Sudan, Siria, Iraq, Iran ed Eritrea. L’unica differenza rispetto all’anno scorso è l’ingresso nella top ten dello Yemen, che scalza la Libia.