L'arte di essere fragili (letto: 6,5, interessante)
L'ho trovato pretenzioso e pesante, nonostante l'indubbio coraggio di presentare al grande pubblico la figura ricchissima e profondissima di Leopardi e di farlo senza sconti e senza semplificazioni.
Ne esce fuori un Leopardi "cacciatore della bellezza", contemplatore delle stelle e della natura, un "predatore della felicità" la cui ricerca trae linfa dalla "malinconia" (non dal pessimismo) scaturita da una vita difficile, chiusa in un recinto dove le relazioni sono scarne e la salute precaria, ma anelante ad un infinito intravisto dalla finestra di casa, nelle letture divorate in notti insonni.
Chi ha l'ardire di chiamare sfigato un ragazzo così, capace di accettare e trasformare le sue sfortune in trampolino per aprire la testa e il cuore? Chi è capace come lui di affrontare la vita con questo coraggio e avere la malinconia come compagna di cammino, e nonostante questo creare così tanta bellezza?Lo presenta come un eroe della fragilità che può salvare la vita disperata di tanti adolescenti, molti dei quali si rivolgono a lui per trovare una speranza:
la speranza è desiderio (de-sidera, distanza dalle stelle), la sua mancanza è un disastro (dis-astro, assenza di stelle).
Essere fragili costringe ad affidarsi a qualcuno e ci libera dall'illusione di poter fare da soli, perché la felicità si raggiunge sempre almeno in due.Parla di adolescenti rivolgendosi a loro e ai loro insegnanti e agli adulti in generale:
Abbiamo dato loro tutto per godere la vita, ma non abbiamo dato loro una ragione per viverla. Abbiamo scambiato la felicità con il benessere, i sogni con i consumi.
Il divertimento di-verte, de-centra, allontana, quando invece ci sarebbe bisogno di con-vertirsi, con-centrarsi, portare al centro e partire dal centro.
Quando un cuore dice a un altro "ti amerò per sempre", che pretesa avanza se non quella che riuscirà a trovare sempre il nuovo nella stessa persona, l'infinito nel finito?Forse mi aspettavo qualcosa di più "spirituale" da uno dei pochi scrittori contemporanei che non temono di presentarsi come cattolici?
Viviamo in un’epoca in cui si è titolati a vivere solo se perfetti. Ogni insufficienza, ogni debolezza, ogni fragilità sembra bandita. Ma c’è un altro modo per mettersi in salvo, ed è costruire, come te, Giacomo, un’altra terra, fecondissima, la terra di coloro che sanno essere fragili. Fragili, non deboli. Fragili, non pavidi. Fragili, non vigliacchi.
Solo chi ha consuetudine con l'infinito conosce la propria finitezza, accetta la morte e non la nasconde, solo chi accetta la morte sa vivere.