Il Papa è "idolatra"? Secondo 100 "studiosi" si
Un nuovo attacco a Papa Francesco, ancora su iniziativa dei conservatori americani, accusa il Papa di "idolatria" per la presunta venerazione della statuette inca «Pachamama» («Madre Terra»), per il quale fatto rischierebbe la dannazione eterna. E' intervenuto L'Osservatore Romano con un articolo in cui un vescovo messicano spiega la vera natura della statuetta incriminata (sigh!), da non considerarsi una divinità. Al contrario di quanto afferma su La Nuova Bussola Quotidiana. Così Il Giornale:
Dopo i «dubia» dei quattro cardinali, la correzione filiale firmata da 62 tra sacerdoti e studiosi da tutto il mondo e l'invito a dimettersi lanciato dall'ex nunzio negli Stati Uniti Carlo Maria Viganò, arriva, con il forte sostegno degli Usa, un nuovo colpo di scena che punta a screditare la figura di Papa Francesco e minare il suo pontificato: una protesta scritta, firmata da cento studiosi, sacerdoti e laici «contro gli atti sacrileghi e superstiziosi» del Pontefice e diffusa in sette lingue sui siti d'informazione d'area tradizionalista.
L'iniziativa, il cui primo firmatario è il dottor Gerard van den Aardweg, psicanalista olandese cattolico di fama internazionale che «cura le persone omosessuali», arriva dopo il recente Sinodo dei Vescovi sulla regione Panamazzonica, prima e durante il quale, a dire dei firmatari (tra cui spiccano decine di americani e anche alcuni italiani tra cui Biagio Buonomo già editorialista dell'Osservatore Romano e Roberto De Mattei), sarebbero stati commessi dal Papa degli atti sacrileghi legati alle statuette della divinità inca «Pachamama» («Madre Terra») che erano state portate a Roma dai leader indigeni partecipanti all'assise in Vaticano.
Nel documento, i cento studiosi, elencano in 6 punti quelli che a loro dire sarebbero gli atti del Pontefice che vanno contro la fede cattolica: «Il 4 ottobre - accusano - Papa Francesco ha partecipato a un atto di adorazione idolatrica della dea pagana Pachamama e ha permesso che questo culto avesse luogo nei Giardini Vaticani, profanando così la vicinanza delle tombe dei martiri e della chiesa dell'Apostolo Pietro». «Ha partecipato a questo atto di adorazione idolatrica - continuano - benedicendo un'immagine lignea della Pachamama». Successivamente quelle statuette erano state portate all'interno della Basilica di San Pietro e portate in processione fino all'aula nuova del Sinodo alla presenza di Papa Francesco. Il giorno seguente erano state sistemate in una cappella laterale della Chiesa di Santa Maria in Traspontina, a due passi dal Vaticano, e da lì rubate da un 26enne austriaco che le aveva gettate nel Tevere come «riparazione contro gli idoli pagani».
Papa Francesco - si legge ancora nella protesta - il 25 ottobre si è scusato per il furto, e una nuova immagine di legno della Pachamama è stata restituita alla chiesa, in tal modo è incominciata un'altra profanazione» culminata nella messa finale del Sinodo dei Vescovi quando Papa Francesco «ha ricevuto una ciotola usata nel culto idolatrico della Pachamama e l'ha collocata sull'altare». A scagliarsi contro i gesti del Papa anche alcuni cardinali come Brandmüller, Burke, Müller, Urosa Savino o arcivescovi come l'ormai noto Carlo Maria Viganò. Nel documento i cento studiosi chiedono «rispettosamente a Papa Francesco di pentirsi pubblicamente di questi peccati oggettivamente gravi e di tutte le trasgressioni pubbliche che ha commesso contro Dio e la vera religione e di riparare questi oltraggi». I firmatari tornano poi anche sul discorso della correzione al Papa, com'era successo già nel 2017 a seguito del Sinodo sulla Famiglia. Questa volta lanciano un appello «a tutti i vescovi della Chiesa Cattolica» chiedendo loro di rivolgere una «correzione fraterna a Papa Francesco per questi scandali». Un tentativo, questo, di creare nuove frizioni tra il Pontefice e i pastori sparsi per il mondo ai quali i cento studiosi chiedono di mettere in guardia i fedeli dal seguire l'esempio del Papa, «altrimenti rischiano la dannazione eterna».Così Avvenire:
Le statuette Pachamama «non sono dee; non c'è stato alcun culto idolatrico. Sono simboli di realtà ed esperienze amazzoniche, con motivazioni non solo culturali, ma anche religiose, ma non di adorazione, perché questa si deve solo a Dio». Lo scrive in un articolo per L'Osservatore Romano in edicola con la data del 13 novembre il vescovo emerito di San Cristobal de las Casas (Messico), mons. Felipe Arizmendi Esquivel, ritornando su una questione che pretestuosamente era stata cavalcata in maniera polemica contro il Papa e il recente sinodo sull'Amazzonia. «Grande scalpore - ricorda infatti il presule messicano - hanno suscitato le immagini o figure utilizzate nella cerimonia nei giardini vaticani all'inizio del sinodo panamazzonico e nella processione dalla basilica di San Pietro all'Aula sinodale, alle quali ha partecipato Papa Francesco, e poi in altre chiese di Roma. Alcuni condannano questi atti come se fossero un'idolatria, un'adorazione della 'madre terrà e di altre 'divinità'. Non c'è stato niente di tutto ciò».
Il vescovo spiega queste sue affermazioni con l'osservazione diretta dei costumi degli indigeni, di cui ha condiviso la vita per molti anni. «Nella mia precedente diocesi - scrive -, quando sentivo parlare con grande affetto e rispetto della “madre terra”, provavo disagio, perché mi dicevo: «Le mie uniche madri sono la mia mamma, la Vergine Maria e la Chiesa». E quando vedevo che si prostravano per baciare la terra, provavo ancora più disagio. Ma convivendo con gli indigeni ho capito che non l’adorano come una dea, ma la vogliono valorizzare e riconoscere come una vera madre, perché è la terra a darci da mangiare, a darci l’acqua, l’aria e tutto ciò di cui abbiamo bisogno per vivere: non la considerano una dea, non la adorano, le esprimono solo il loro rispetto e pregano rendendo grazie a Dio per essa».
Perciò monsignor Arizmendi conclude: «È una grande impudenza condannare il Papa come idolatra, perché non lo è stato né lo sarà mai. Al termine della cerimonia nei giardini vaticani, gli hanno chiesto una parola e lui si è limitato a pregare con il Padrenostro. Non c'è altro Dio all'infuori del nostro Padre celeste».