"Le domande di Gesù" e gli altri bestseller della fede (ottobre 2019)


Rebecca libri, portale dedicato ai libri religiosi, propone puntualmente la classifica dei libri più venduti nel mese:
1. Si fa sera e il giorno ormai volge al declino Robert Sarah, Nicolas Diat. Cantagalli. Pagine 400. Euro 24,90 ❊
2. Marta, Maria e Lazzaro Luigi M. Epicoco. Tau. Pagine 80. Euro 8,00 ▲▼
3. Generare tracce nella storia del mondo Luigi Giussani, Stefano Alberto, Javier Prades. BUR. Pagine 233. Euro 11,00 ❊
4. L’inganno del modernismo Livio Fanzaga. Sugarco. Pagine 176. Euro 16,00 ▲
5. Sulla tua Parola Antonio Bello. San Paolo. Pagine 144. Euro 10,00 ❊
6. Le domande di Gesù Ludwig Monti. San Paolo. Pagine 288. Euro 19,00 ▲
7. Mettere ordine nella propria vita Carlo Maria Martini. Terra Santa. Pagine 176. Euro 16,00 ❊
8. Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù Arcidiocesi di Milano (a cura di). In Dialogo. Pagine 12.8 Euro 8,50 ▼
9. I sacramenti Benedetto XVI (Joseph Ratzinger). Cantagalli. Pagine 160. Euro 16,00 ❊
10. Il grande romanzo dei Vangeli Corrado Augias, Giovanni Filoramo. Einaudi. Pagine 272. Euro 19,50 ❊❊
LUDWIG MONTI, Le domande di Gesù. Prefazione di Enzo Bianchi, Edizioni San Paolo, Cinisello B. (MI) 2019, pp. 288, € 19,00


In questo articolo il Cardinale Gianfranco Ravasi illustra i 217 interrogativi formulati da Cristo, che Ludwig Monti, scorrendo i Vangeli,  ha contato e isolato suggerendo ai lettori di lasciarsi interpellare personalmente da essi, come credenti o semplicemente come laici.
Il segno grafico dell’interrogazione è già eloquente col suo ricciolo che sembra artigliare la mente del lettore: segno ben più complesso dell’esclamativo con la sua linea retta che si impone in modo imperativo. Già lo stesso lessico mostra le varie iridescenze dell’atto di domandare: chiedere, ma anche interpellare, cercare, postulare, consultare e persino indagare e scrutare. Sui banchi del liceo di un tempo si imparava la distinzione latina tra il quaerere, un «domandare» per sapere, e il petere, un «chiedere» per ottenere. L’implacabile sequenza dei «perché?» del bambino rivela che il desiderio di sapere, capire, scoprire è strutturale alla natura umana, prima che sia sterilizzato dalla banalità delle risposte stereotipate o dai giochi elettronici.
In verità fare le vere domande è un esercizio tutt’altro che facile: Rousseau nella Nouvelle Eloise (1761) lo riteneva «un’arte più da maestri che da discepoli. Bisogna già aver imparato molte cose per saper domandare ciò che non si sa». E per stare ancora nell’orizzonte francese, si potrebbe continuare con Balzac quando nella Pelle di zigrino (1831) ribadiva che «la chiave di tutte le scienze è indiscutibilmente il punto di domanda. Dobbiamo la maggior parte delle scoperte al Come? E la saggezza nella vita consiste nel chiedersi, a qualunque proposito, Perché?». Questa divagazione su una delle componenti capitali del pensiero e del linguaggio ci conduce a un crocevia molto affollato di domande, quello delle S. Scritture.
Da un lato, infatti, esse custodiscono gli interrogativi «ultimi» sul mistero, sulla trascendenza, su divino. D’altro lato, ci invogliano anche verso le domande «penultime» sull’essere, sull’esistenza, sull’etica. La tragedia dell’assenza di fremiti che increspino la mente, la coscienza e la società, sigla tipica di un’epoca nebbiosa segnata dall’indifferenza, dalla superficialità e dalla vacuità come la nostra, era già icasticamente definita dal profeta Isaia: «Guardai, ma non c’era nessuno tra costoro, proprio nessuno capace di consigliare, nessuno da interrogare per avere una risposta» (41,28).
Ebbene, Cristo ha certamente offerto risposte lapidarie – una per tutte sulla tormentata contiguità tra fede e politica: «Rendete a Cesare ciò che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio» – ma curiosamente è stato anche un instancabile provocatore di domande. Un monaco di Bose, Ludwig Monti, che su queste pagine abbiamo già fatto salire alla ribalta per un suo splendido commento ai Salmi, le ha contate scorrendo i quattro Vangeli e ne ha isolate 217, ben più delle 141 che sono state rivolte al rabbì di Nazaret. La statistica, però, non rende ragione della forza dirompente di molti dei suoi interrogativi, lasciati serpeggiare nella folla dei suoi uditori e dei suoi stessi discepoli.
Monti ne ha selezionati 118 distribuendoli in 41 unità tematiche e suggerendo ai lettori di lasciarsi interpellare, come credenti o anche come persone senza opzioni religiose ma non indifferenti, da quel «ricciolo» graffiante del vero punto di domanda, nella consapevolezza – come suggeriva Oscar Wilde – che «a dar risposte sono capaci tutti, ma a porre le vere domande ci vuole un genio». A proposito di non credenti, curiosamente il libro è dedicato a una figura “laica” come Umberto Galimberti, che ha alle spalle anch’egli un saggio intitolato Il segreto della domanda (2008) e che, sia pure dialetticamente, si è confrontato coi temi teologici, come posso personalmente attestare, prima da compagno di studi liceali e, poi, da amico in dialogo. Egli osservava che «le domande vanno discusse in quella maniera anomala, che non è quella di rispondere alla domanda, ma di radicalizzarla, andando il più possibile a fondo dove si annida il radicamento… così da non assopirsi nei sogni beati di chi ritiene che la vita debba essere “senza pensieri”».
È questo lo stile dominante nelle interrogazioni di Gesù che Monti seleziona e commenta in modo coinvolgente. Solo per far balenare qualche lampo delle sfide che sono lanciate dal maestro di Galilea, ecco qualche passo evangelico: «La gente chi dice che io sia?… Ma voi, chi dite che io sia?… O generazione incredula! Fino a quando vi sopporterò?… Perché siete paurosi? Non avete ancora fede?… Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?… Razza di vipere, come potete dire cose buone voi che siete cattivi?… Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra?… Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Certo, abbiamo calcato la mano sulle frasi più forti: non si dimentichi che Ludwig Monti nel 2012 ha già pubblicato una raccolta delle Parole dure di Gesù. Le spiegazioni che accompagnano i testi raccolgono la dimensione interpellante delle parole di Cristo e diventano spunto di risposta personale, morale, esistenziale. Il rischio è quello di stemperare il sale delle domande, attenuarne nel linguaggio ecclesiale la potenza letteraria, anestetizzarne lo «scandalo» e l’essenzialità. Ne è consapevole lo stesso autore, che nella sua introduzione stimola il lettore a un incontro diretto che generi «nuove domande, in un infinito interrogare e interrogarci che può preservarci da ogni durezza, intolleranza, ignavia, stupidità».
Alcune delle domande di Cristo, però, contengono già risposte tenere. «Che cosa vuoi che io faccia per te?», chiede al cieco di Gerico. «Vedi questa donna?», dice al fariseo ipocrita riguardo alla prostituta in lacrime. «Quanti pani avete?», domanda prima di moltiplicarli per la folla affamata. «Perché siete turbati e perché sorgono tali pensieri nel vostro cuore?», interroga i suoi apostoli sconcertati incontrandoli da risorto. È vero, però, che le domande di Gesù prevalentemente sembrano scompigliare la vita degli interpellati, vogliono spettinare l’ordinata uniformità quotidiana, cercano di sommuovere il quieto vivere delle abitudini.
A questo punto sarebbe interessante raccogliere anche le domande umane rivolte a Cristo. Allargando l’orizzonte biblico, non si dimentichi che, ad esempio, il libro di Giobbe è un’ininterrotta interrogazione lanciata verso un cielo apparentemente vuoto e muto. Durissimo era Heine nel suo Lazzaro: «Non cessiamo di interrogarci / ancora e ancora / finché una manciata di terra / ci chiuderà la bocca… / Ma questa è una risposta?». Ben diverso è l’esito della domanda di Giobbe che, a sorpresa, avrà come risposta da Dio una sequenza di ulteriori domande che, però, custodiscono in sé il germe del senso ultimo, capace di collocare in un «progetto» metarazionale l’insonne interrogarsi sul mistero del male. Non aveva torto Clive Staples Lewis, l’autore inglese delle Cronache di Narnia, quando annotava: «Spesso diciamo che Dio non risponde alle nostre domande; in realtà siamo noi che non ascoltiamo le sue risposte».
Le 217 domande di Gesù (Settimana news):
«A dare risposte sono capaci tutti, ma a porre le vere domande ci vuole un genio» (Oscar Wilde). E Gesù un genio lo era. E ha posto domande vere, tante.
Ludwig Monti, quarantacinquenne forlivese, monaco di Bose, ne ha individuate ben 217, presenti in 136 brani, rivolte ai discepoli (111), agli uomini religiosi (51), alla folla (20), a persone malate (9), ad altri (25), a Dio (1).
L’elenco completo delle domande si trova alle pp. 251-262.
Le domande di GesùSenza analizzarle tutte, le ha suddivise secondo i vangeli sinottici, lasciando forzatamente da parte l’evangelista Giovanni (solo una domanda). Nel caso le domande riguardassero un tema molto simile, Monti le ha raggruppate in un “grappolo”, da poter esaminare in modo complessivo. L’autore riporta le domande, con un brano più o meno lungo che le contestualizzi brevemente. Il commento è sobrio, due o tre pagine per domanda. Le domande sono stampate in grassetto.
A partire da un precedente lavoro dedicato alle “parole dure” di Gesù, Monti commenta i testi biblici entro i quali compaiono le varie domande, fornendo in tal modo al lettore un prezioso commentario sintetico a una parte importante degli scritti evangelici.
Le traduzioni dei testi biblici ed extrabiblici, nelle svariate lingue di provenienza, sono sempre curate personalmente dall’autore.
Le spiegazioni di Monti mi trovano pressoché sempre d’accordo, tranne l’interpretazione del regno di Dio supposto «dentro di voi».
Nella vita sono importanti le risposte, ma ancor di più le domande, se ben poste. Avanzando delle domande, Gesù illumina l’animo degli ascoltatori, amplia i loro orizzonti mentali e spirituali, raddrizza sentieri sbagliati di pensiero, pone spesso una controdomanda che spiazza l’interlocutore e lo costringe a rivolgere lo sguardo su se stesso, sul proprio desiderio, sulla propria ricerca del senso del vivere…
Per parlare del regno di Dio o di altre realtà profonde, Gesù usa immagini concrete tratte dalla vita quotidiana (p. 76), direi anzi di più, impiega delle storie fittizie (parabole) che costringono a pensare e a rispondere, per poi applicare la risposta personale data alla propria vita concreta da vivere.
Le domande poste da Gesù intercettano il campo della vita di fede, del volto di Dio, del modo di intendere la Legge, su come porsi di fronte al male, alla malattia e al dolore, agli uomini e alle donne impantanate nel peccato e per questo emarginate… Affascinanti le pagine dedicate da Monti alla “donna peccatrice” che incontra Gesù (pp. 208-218, il commento più lungo del libro).
Profonde sono anche le domande sulla paura da scacciare e sulla fede da coltivare e custodire. Non bisogna aver paura dei dubbi, ma abbandonarsi a chi ci ama e ci sostiene.
Il male (diabolico) che si infiltra nell’animo umano può sfigurare il volto delle persone («come è il tuo nome? Legione!»). Occorre interrogarsi sul nome che portiamo!
Gesù interroga sui pani a disposizione per la condivisione, sulla disposizione al perdono, sull’interpretazione corretta delle sacre Scritture (come leggi?), che devono assolutamente prevalere sulla «tradizione degli uomini». Dalla superficie della vita occorre andare alla radice, prendendo posizione di fronte a Gesù, “spada” di divisione, disporsi a farsi prossimo, sapendo discernere i tempi e le proposte che vengono dagli uomini.
Gesù interroga inoltre sulla necessitas passionis (il dei del piano del Padre che passa attraverso la violenza degli uomini), spendendo parole forti contro l’interpretazione giuridica, forense e sostituzionista della passione e morte di Gesù “per” gli uomini, spinta fino a fornire un’immagine sadica del Padre.
I vari brani evangelici presi in considerazione come contesto delle domande, offrono lo spunto a Monti di commentare con profondità (e talvolta con vera originalità) il senso complessivo del brano e la risposta esplicita e implicita presente nelle parole di Gesù (di domanda e di risposta).
Piace molto a chi scrive l’attaccamento di Monti al gusto della vita concreta, alla «fedeltà alla terra» (cf. Bonhöffer), all’anticipare già qui nella vita umana la possibilità di godere della salvezza cioè – dice l’autore –, la vita pienamente umanizzata), dell’anticipare in un autogiudizio intramondano quello che si pensa essere il giudizio ultimo. Lo sforzo dell’autore è sempre quello di riportare le domande poste da Gesù alla concretezza della vita personale del lettore, incitando a rispondervi e a mettersi in un cammino liberato, custodito, amato da Gesù.
«Che cosa vuoi che io faccia per te?», è domanda fondamentale rivolta a ciascun lettore di tutti i tempi, affinché interroghi la propria esistenza e la verità del proprio desiderio, per andare da Gesù e trovare vita.
In conclusione, la domanda fondamentale è posta all’inizio e alla fine del Vangelo di Giovanni (l’unica commentata da Monti): «Che cosa cercate?». Il cammino della fede porterà a interrogarsi su «Chi cercate?». «Difficilmente si cerca Gesù per Gesù/Vix queritur Jesus propter Jesum», annota s. Agostino. La risposta a questa domanda è però quella decisiva. Il cammino di tutta la vita sta qui: «Dove, cercare, dimorare, venire, vedere, piangere» (p. 257).
A p. 245 r -3 leggasi «Se uno viene a me e non odia suo padre…».
La breve bibliografia sulle domande di Gesù si trova alle pp. 283-284, chiudendo un libro davvero appassionante e utile per la comprensione di testi evangelici fondamentali. Si ricordi sempre che «L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo» (s. Girolamo).

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