Alle collaborazioni mensili con Jesus e Vita Pastorale si è aggiunta, da fine ottobre, una collaborazione settimanale con il quotidiano La Repubblica con una rubrica che il fondatore del Monastero di Bose ha chiamato "Altrimenti". Questi gli articoli fin'ora pubblicati:
COME SI IMPARA UNO STILE DI VITA (10.11.19)
Assumere uno stile abbisogna di vigilanza e di molto tempo: occorre vigilare su di sé, avere cura del corpo così come della vita interiore, esercitarsi sempre nella responsabilità verso l’altro. Lo stile non può essere episodico, ma deve diventare un habitus, una postura. Lo stile – oso dire – è l’epifania della passione di un uomo; è l’epifania della sua cella più segreta, il cuore; è il chiarore emanato dal fuoco che ognuno fa ardere in sé. Sono poche le persone che arrivano ad avere un loro stile di vita, ma quando le si incontra si sente in loro un’autorevolezza, un’affidabilità, un’attrazione, e quindi si è spinti a cercarle, a incontrarle, ad ascoltarle, addirittura al solo vederle: certe persone hanno uno stile così eloquente che basta vederle!
LA STAGIONE DEL SILENZIO (5.11.19)
In questi ultimi tempi si sono fatti eloquenti alcuni cattolici e alcune figure autorevoli, anche della gerarchia ecclesiastica italiana, che di volta in volta invocano la nascita di un movimento, di una nuova formazione di ispirazione cattolica che sia presente nella nostra società.
SINODO DELL'ALTRO MONDO (28.10.19)
I temi venuti alla ribalta, capaci di spaventare porzioni tradizionaliste della chiesa cattolica, sono quelli riguardanti la possibile apertura a presbiteri sposati e a un riconoscimento istituzionale per quei ministeri che le donne di fatto già svolgono in tante comunità cristiane. Qui si sono manifestate le attuali contraddizioni: molte comunità in Amazzonia sono prive dell’eucaristia per mancanza e scarsità di presbiteri, che non possono certo essere importati, eppure c’è chi preferisce questa grave carenza, che minaccia la vita della chiesa, piuttosto che mutare la disciplina canonica latina – non dell’intera chiesa cattolica – che prevede il celibato per i presbiteri ordinati. Ma il matrimonio, dono del Signore al pari del celibato, è vocazione che non ostacola né la santificazione, né l’esercizio del ministero, anche se il celibato, nella sua grandezza e nella sua miseria, consente al missionario ordinato di dedicarsi pienamente al servizio della comunità.
JESUS, novembre 2019: "Quei facili lamenti sul silenzio di Dio"
Dio è in verità silenzio e parola: non silenzio muto e sordo, ma silenzio che è un modo di comunicare altro rispetto alla parola, un modo che in determinate circostanze può rivelarsi più eloquente di qualsiasi discorso. La parola di Dio resta inscritta nel suo grande silenzio e in esso trova la propria origine e leggibilità: da parte nostra, dobbiamo ascoltare l’uno e l’altra, perché entrambi sono presenza di Dio, di quel Dio che non può non essere presenza, perché come tale si è sempre manifestato. Sappiamo che la tentazione dell’ateismo, della “nientità” è costantemente in agguato anche, e forse soprattutto, per gli uomini e le donne di preghiera, per i contemplativi che vivono nella fede e nella salda adesione al Signore: anche loro possono giungere a lamentarsi del silenzio di Dio. Ma proprio essi ci testimoniano che non per questo la presenza “elusiva” di Dio (cf. Is 45,15) viene meno: Dio è sempre presente all’essere umano, da lui creato a propria immagine (cf. Gen 1,26-27) e da lui amato fino all’estremo (cf. Es 34,6; Gv 13,1).
Quando dunque incolpiamo Dio di mutismo, quando attribuiamo a lui il vuoto del nostro cuore, è perché in realtà siamo noi incapaci di ascoltarlo, perché pretendiamo da lui una parola che sia a nostra immagine e somiglianza.
VITA PASTORALE, novembre 2019: "I poveri hanno molto da insegnarci"
Questa attenzione della chiesa ai poveri non è mai mancata nella storia, ma è stato papa Giovanni XXIII a inaugurare nella chiesa cattolica la consapevolezza che “la nostra è l’ora dei poveri”. Poco prima dell’inizio del concilio aveva detto: “La chiesa si presenta quale è, e vuole essere, come la chiesa di tutti, e particolarmente la chiesa dei poveri” (Radiomessaggio ai fedeli di tutto il mondo, 11 settembre 1962). Queste parole durante il concilio presero fuoco e diventarono un’urgenza avvertita con forza, un segno dei tempi. Cinquant’anni dopo è venuto papa Francesco, che alla scelta del nome del “Poverello” di Assisi ha aggiunto un grido presente tra le sue primissime parole: “Ah, come vorrei una chiesa povera e per i poveri!” (Udienza ai rappresentanti dei media, 16 marzo 2013).