IV domenica di Pasqua (12 maggio 2019): il buon Pastore e il suo gregge
Il popolo di Dio e il suo Pastore
LETTURE
La IV domenica di Pasqua è dedicata all'immagine di Gesù bel/buon Pastore e alle vocazioni, alla chiamata ad essere parte del suo gregge, del popolo di Dio.
- l'agnello che si offre come sacrificio
- il pastore bello/buono che ci guida ai pascoli di vita eterna.
Due immagini che sembrano contraddittorie, ma che esprimono la piena identità del nostro Signore. Di queste immagini oggi la liturgia si sofferma sulla seconda e sul nostro essere suo gregge. Quali sono le caratteristiche evidenziate?
1- "Le mie pecore...io le conosco...do loro la vita eterna": sono sue, appartengono a Lui, c'è un legame stretto, intimo con lui che ci promette la vita eterna e lo può fare perchè "io e il Padre siamo una cosa sola".
2- "ascoltano la mia voce": imparano a distinguere la sua tra le tante voci. "La Parola di Dio è la voce attraverso cui Dio ci raggiunge, la Parola di Dio è la voce del pastore che raduna il gregge...Più diventiamo familiari con la voce del Pastore, tanto più facilmente saremo capaci di riconoscerla, anche quando ci saremo persi, anche quando saremo lontani, anche quando starà ormai calando la notte.".
3- "mi seguono"
4- "nessuno le strapperà dalla mia mano"
LETTURE
La IV domenica di Pasqua è dedicata all'immagine di Gesù bel/buon Pastore e alle vocazioni, alla chiamata ad essere parte del suo gregge, del popolo di Dio.
Questo popolo, di cui si diviene membri mediante la fede in Cristo e il Battesimo, ha per origine Dio Padre, per capo Gesù Cristo, per condizione la dignità e la libertà dei figli di Dio, per legge il comandamento nuovo dell'amore, per missione quella di essere il sale della terra e la luce del mondo, per fine il Regno di Dio, già iniziato in terra.Recentemente papa Francesco ha semplificato per i bambini bulgari a cui ha amministrato la prima comunione questo testo del CCC con queste altre parole:
La nostra carta identità: «Dio è nostro Padre, Gesù è nostro Fratello, la Chiesa è la nostra famiglia, noi siamo fratelli, la nostra legge è l’amore». E il nostro «cognome» è «Cristiani».Le prime due letture mostrano due immagini della Chiesa: quella "pellegrinante" (perseguitata, accidentata, ma attraente) e quella "trionfante", la Chiesa celeste ricca di martiri, formata da una moltitudine beata:
Non avranno più fame né avranno più sete,L'immagine di popolo di Dio si scontra con l'individualismo di cui siamo imbevuti: lasciarci guidare da un Pastore che si prende cura di noi non ha più una grande attrattiva. Attrae di più il mito dell'uomo che si fa da solo, dell'autorealizzazione, della ricerca personale del proprio benessere.
non li colpirà il sole né arsura alcuna,
perché l’Agnello, che sta in mezzo al trono,
sarà il loro pastore
e li guiderà alle fonti delle acque della vita.
E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi».
La fede tuttavia nasce dall'ascolto, dal bisogno di essere sostenuti, guidati, curati. Se rimaniamo autocentrati, se non riconosciamo la nostra miseria e non invochiamo la misericordia, non possiamo intraprendere questo cammino di fede e riconoscere in Gesù:Non è scontato riconoscere in noi il bisogno di essere curati. La nostra cultura ci spinge ad affermare la nostra autonomia, l’indipendenza e l’autosufficienza. L’uomo postmoderno non ammette vuoti, è pienamente immerso nell’illusione di poter rispondere sempre autonomamente alle proprie mancanze. Da Nietzsche in poi, il gregge è diventato per noi il simbolo della mancanza di libertà e di autonomia del pensiero. E proprio perché rifiutiamo di riconoscere in noi il bisogno di qualcuno che si prenda cura di noi, finiamo con il rifiutare anche l’idea di un Dio che si fa pastore...Siamo molto più inclini a verificare quanto siamo bravi, piuttosto che a vedere quanto siamo feriti! (G. Piccolo)
- l'agnello che si offre come sacrificio
- il pastore bello/buono che ci guida ai pascoli di vita eterna.
Due immagini che sembrano contraddittorie, ma che esprimono la piena identità del nostro Signore. Di queste immagini oggi la liturgia si sofferma sulla seconda e sul nostro essere suo gregge. Quali sono le caratteristiche evidenziate?
1- "Le mie pecore...io le conosco...do loro la vita eterna": sono sue, appartengono a Lui, c'è un legame stretto, intimo con lui che ci promette la vita eterna e lo può fare perchè "io e il Padre siamo una cosa sola".
2- "ascoltano la mia voce": imparano a distinguere la sua tra le tante voci. "La Parola di Dio è la voce attraverso cui Dio ci raggiunge, la Parola di Dio è la voce del pastore che raduna il gregge...Più diventiamo familiari con la voce del Pastore, tanto più facilmente saremo capaci di riconoscerla, anche quando ci saremo persi, anche quando saremo lontani, anche quando starà ormai calando la notte.".
3- "mi seguono"
4- "nessuno le strapperà dalla mia mano"