SULLA FAMIGLIA E SUL MATRIMONIO (I parte)
Ventunesima puntata delle mie riflessioni sulla "vita sessuale tra Chiesa e società"
Sul doppio Sinodo e sull’Esortazione
apostolica Amoris laetitia
La famiglia è stata, per volontà di
papa Francesco, al centro dell’attenzione ecclesiale degli ultimi anni: un
sinodo straordinario[1], uno ordinario[2]
e un ciclo di
trentatre udienze sono state dedicate a tematiche relative alla famiglia[3].
Commenta il papa:
Nel percorso sinodale sul tema
della famiglia, che il Signore ci ha concesso di realizzare nei due anni
scorsi, abbiamo potuto compiere, in spirito e stile di effettiva collegialità,
un approfondito discernimento sapienziale, grazie al quale la Chiesa ha – tra
l’altro – indicato al mondo che non può esserci confusione tra la
famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione […]. La
famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile, unitivo e procreativo,
appartiene al “sogno” di Dio e della sua Chiesa per la salvezza dell’umanità[4].
In “Amoris
laetitia” (“La gioia dell’amore”), l’Esortazione apostolica post-sinodale
“sull’amore nella famiglia”, papa Francesco ha raccolto i risultati di tutte le
riflessioni precedentemente svolte. Il documento colpisce per ampiezza e
articolazione: è suddiviso in nove capitoli e oltre trecento paragrafi. Il Papa
vi afferma subito e con chiarezza che bisogna uscire dalla sterile contrapposizione
tra ansia di cambiamento e applicazione pura e semplice di norme astratte:
I dibattiti che si trovano nei mezzi di comunicazione o nelle pubblicazioni
e perfino tra i ministri della Chiesa vanno da un desiderio sfrenato di
cambiare tutto senza sufficiente riflessione o fondamento, all’atteggiamento
che pretende di risolvere tutto applicando normative generali o traendo
conclusioni eccessive da alcune riflessioni teologiche (AL 2).
Stiamo parlando della famiglia “tradizionale”[5],
quella che nasce dall’unione matrimoniale fondata sull’amore reciproco di un
uomo e di una donna che hanno stipulato un patto “formale” legato a doveri
reciproci più che a diritti, regole sociali e/o religiose. Queste regole
spaventano o turbano coloro che pensano di poter vivere (meglio) il loro amore
senza convenzioni e vincoli di cui potersi poi pentire. Il matrimonio risulta
così, nei paesi occidentali, sempre più in crisi, sostituito da unioni più
fluide e private.
Esplicativo è un dialogo tratto dal
film “Tra le nuvole”[6]
tra il cinico G. Clooney (C) e l’altra protagonista (A):
A: Non vuoi sposarti mai?
C: Mai
A: Non vuoi avere figli?
C: Neanche per idea. E’ tanto bizzarro?
A: Si, si lo è!
C: Non ne capisco il valore… Va bene:
vendimelo… vendimi il matrimonio.
A: Va bene: che ne dici dell’amore?
C: (risata di scherno)
A: Stabilità? Una persona su cui poter
contare?
C: Quanti matrimoni stabili conosci?
A: Qualcuno con cui parlare, con cui
trascorrere la tua vita?
C: Sono circondato da gente con cui parlare.
Dubito che cambierà.
A: Che ne dici di non morire soli?
C: Quando avevo 12 anni abbiamo trasferito i miei nonni in
una casa di riposo e i miei hanno fatto la stessa fine. Stanne pur certa:
moriamo tutti da soli.
Ribatte indirettamente papa Francesco:
Paradossalmente anche l’uomo di oggi – che spesso ridicolizza questo
disegno – rimane attirato e affascinato da ogni amore autentico, da ogni amore
solido, da ogni amore fecondo, da ogni amore fedele e perpetuo. Lo vediamo
andare dietro agli amori temporanei ma sogna l’amore autentico; corre dietro ai
piaceri carnali ma desidera la donazione totale[7].
Oggi la Chiesa è chiamata a mettere in evidenza non tanto le
regole, ma il senso, la finalità del matrimonio, aiutando a riscoprire che “la forza della famiglia
risiede essenzialmente nella sua capacità di amare e di insegnare ad amare”[8].
Ciò che si è smarrito è il motivo per cui varrebbe la
pena sposarsi, l’ideale che il matrimonio ci propone e se per tale ideale ci si
possa giocare la vita. Afferma papa Francesco:
Spesso abbiamo presentato il matrimonio in modo tale che il suo fine
unitivo, l’invito a crescere nell’amore e l’ideale di aiuto reciproco sono
rimasti in ombra per un accento quasi esclusivo posto sul dovere della
procreazione.
(…) Altre volte abbiamo presentato un ideale teologico del matrimonio troppo
astratto, quasi artificiosamente costruito, lontano dalla situazione concreta e
dalle effettive possibilità delle famiglie così come sono. Questa
idealizzazione eccessiva, soprattutto quando non abbiamo risvegliato la fiducia
nella grazia, non ha fatto sì che il matrimonio sia più desiderabile e
attraente, ma tutto il contrario[9].
Se fino a pochi decenni fa il matrimonio era una scelta normale
per la maggioranza di persone ed era dunque sufficiente insistere su questioni dottrinali, bioetiche e morali, ora che il matrimonio stesso è
messo in discussione è urgente far riemergere la sua bellezza ed esplicitarne
il suo valore. E’ uno degli obiettivi più importanti dell’Amoris laetitia:
Voglio dire ai
giovani che nulla di tutto questo viene pregiudicato quando l’amore assume la
modalità dell’istituzione matrimoniale. L’unione trova in tale istituzione il
modo di incanalare la sua stabilità e la sua crescita reale e concreta. E’ vero
che l’amore è molto di più di un consenso esterno o di una forma di contratto
matrimoniale, ma è altrettanto certo che la decisione di dare al matrimonio una
configurazione visibile nella società con determinati impegni, manifesta la sua
rilevanza: mostra la serietà dell’identificazione con l’altro, indica un
superamento dell’individualismo adolescenziale, ed esprime la ferma decisione
di appartenersi l’un l’altro. Sposarsi è un modo di esprimere che realmente si
è abbandonato il nido materno per tessere altri legami forti e assumere una
nuova responsabilità di fronte ad un’altra persona[10].
E
ancora: “Quel “sì” significa dire all’altro che potrà sempre fidarsi, che non
sarà abbandonato se perderà attrattiva, se avrà difficoltà o se si offriranno
nuove possibilità di piacere o di interessi egoistici”[11].
Tuttavia, prosegue papa Francesco,
L’ideale del
matrimonio non si può configurare solo come una donazione generosa e
sacrificata, dove ciascuno rinuncia ad ogni necessità personale e si preoccupa
soltanto di fare il bene dell’altro senza alcuna soddisfazione. Ricordiamo che
un vero amore sa anche ricevere dall’altro, è capace di accettarsi come
vulnerabile e bisognoso, non rinuncia ad accogliere con sincera e felice
gratitudine le espressioni corporali dell’amore nella carezza, nell’abbraccio,
nel bacio e nell’unione sessuale[12].
Fino al Concilio Vaticano II si parlava dei fini del matrimonio,
di ciò che si doveva e si poteva realizzare con il matrimonio: la procreazione
e il mutuo aiuto, secondo una gerarchia che metteva in primo piano il primo
fine, quello relativo ai figli, e solo successivamente il mutuo aiuto. Oggi
questi “fini” si possono raggiungere senza ricorrere necessariamente al
matrimonio e, soprattutto, senza “vincolarsi” per sempre. Perché allora
sposarsi? E, in occidente, ci si sposa sempre di meno.
Il Concilio Vaticano II offrirà delle novità importanti, ma non
sufficienti per dare risposta alla questione di senso posta nei confronti del
matrimonio[13].
“Esso ha definito il matrimonio come comunità di vita e di amore, mettendo
l’amore al centro della famiglia”[14]. Il matrimonio infatti
“non è stato istituito soltanto per la procreazione”, ma affinché l’amore degli
sposi “abbia le sue giuste manifestazioni, si sviluppi e arrivi a maturità”[15].
Come cristiani non possiamo rinunciare a proporre il matrimonio allo
scopo di non contraddire la sensibilità attuale, per essere alla moda, o per
sentimenti di inferiorità di fronte al degrado morale e umano. Staremmo privando il
mondo dei valori che possiamo e dobbiamo offrire. Certo, non ha senso fermarsi
a una denuncia retorica dei mali attuali, come se con ciò potessimo cambiare
qualcosa. Neppure serve pretendere di imporre norme con la forza dell’autorità.
Ci è chiesto uno sforzo più responsabile e generoso, che consiste nel
presentare le ragioni e le motivazioni per optare in favore del matrimonio e
della famiglia, così che le persone siano più disposte a rispondere alla grazia
che Dio offre loro[16].
Papa Francesco definisce bene il
matrimonio cristiano:
Il matrimonio
cristiano, riflesso dell’unione tra Cristo e la sua Chiesa, si realizza
pienamente nell’unione tra un uomo e una donna, che si donano reciprocamente in
un amore esclusivo e nella libera fedeltà, si appartengono fino alla morte e si
aprono alla trasmissione della vita, consacrati dal sacramento che conferisce
loro la grazia per costituirsi come Chiesa domestica e fermento di vita nuova
per la società. Altre forme di unione contraddicono radicalmente questo ideale,
mentre alcune lo realizzano almeno in modo parziale e analogo. (n.292)
L’ultima
affermazione apre ulteriori riflessioni che andremo ad affrontare.
[3] Dal 17
dicembre 2014 al 18 novembre 2015.
[5] Già l’appellativo “tradizionale” indica una sorta di
svalutazione dell’istituto familiare che appare ormai sorpassato rispetto alla
modernità di chi predilige unioni senza vincoli.
[6] Film di J.Reitman del 2009.
[7] Papa Francesco, omelia del 4 ottobre 2015
[8] Papa Francesco, es.ap. Amoris laetitia, n.53
[9] Id, n.36
[10] Id, n.131
[11] Id., 132
[12] Id., 157
[13] La Costituzione pastorale Gaudium et Spes, dedica un
intero capitolo alla dignità del matrimonio e della famiglia (cf. GS, 47-52).
[14] Relatio Synodi
2014, 17.
[15] Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 50
[16] Papa Francesco,
Amoris laetitia, n.35