Il monastero WI-FI "di" Costanza Miriano
Un sogno condiviso e realizzato da un gruppo di amiche capitanate dalla integerrima giornalista Costanza Miriano: creare un monastero senza mura, senza altri vincoli se non il cercare di vivere il Vangelo e aiutarsi reciprocamente. Così ne parla Romasette:
Commenta Costanza Miriano:Era nato come un piccolo incontro tra amiche per pregare insieme, si è trasformato in un evento che ha visto la partecipazione di oltre 2000 persone provenienti da tutta Italia: è il primo “capitolo generale” del “Monastero Wi-Fi” – com’è stato informalmente definito -, svoltosi sabato 19 gennaio nella basilica di San Giovanni in Laterano.Organizzato dalla giornalista e scrittrice Costanza Miriano, l’incontro mirava a «far incontrare tanti cercatori di Dio, ognuno proveniente dal suo cammino», come spiega lei stessa nel suo blog. «Non vuole fondare niente, già c’è tutto nella fedeltà alla Chiesa e al Papa. Desideriamo solo incoraggiarci e aiutarci a non mollare la presa – cercare Dio – abbracciarci, e poi tornare alla nostra vita quotidiana, e alla nostra appartenenza ecclesiale, con una carica di roba buona, una scorta da farci bastare per un po’».Per questo, la basilica madre di tutte le chiese di Roma e del mondo, ha visto alternarsi momenti di ascolto e intensi momenti di preghiera: le catechesi sulla vita spirituale tenute dalla monaca agostiniana suor Fulvia Sieni, dall’oratoriano padre Maurizio Botta e dal francescano padre Emidio Alessandrini, la Messa celebrata da don Fabio Rosini, direttore del Servizio per le vocazioni della diocesi di Roma, il rosario e l’adorazione eucaristica guidata da don Pierangelo Pedretti, vicedirettore dell’Ufficio amministrativo diocesano.Il “Monastero Wi-fi” è un’esperienza che «penetra nelle pieghe sociali, per cercare e conoscere la bellezza e la verità di Dio, per ripartire dal suo amore “folle” per noi», ha sottolineato il vescovo ausiliare del settore Centro, Gianrico Ruzza, in apertura della giornata. «La preghiera incessante è una scelta controcorrente, ma profetica e necessaria per dare anima, respiro e spirito ad un mondo demotivato, che ci sembra talvolta brutto ma che è il mondo che Dio ama».Un «monachesimo della vita ordinaria», lo ha definito don Fabio nell’omelia, formato da un popolo che «continua a cercare Dio, nonostante le miserie, i peccati e le fragilità, nelle pieghe delle giornate», ha spiegato ancora la Miriano, «tentando caparbiamente di rimanere attaccato al Signore facendo tutto il resto, desiderando di conservare un cuore unitario, consegnato a Lui qualunque cosa si faccia».Il monaco, infatti, non è colui che è solo o perfetto, ma un peccatore che, come ha ricordato nella sua catechesi suor Fulvia, «cammina più o meno faticosamente per unificare il cuore, in comunione con la Chiesa, per divenire libero dalla dispersione, vero contrario della felicità». Il chiostro è allora la metafora della realtà in cui ognuno è chiamato a stare, un «perimetro da percorrere ogni giorno, in cui c’è un centro al quale guardare per attingere acqua, luce, vita».
Non ci sono regole per appartenere al Monastero Wi-Fi, se non quella di prendere sul serio la vita spirituale, di dedicarsi con regolarità alla preghiera (come ha detto don Fabio: non ci sono regole, ma ritmi: se anche dici i vespri sul fuso di Kuala Lumpur, pazienza, intanto però li hai detti), di stare nei sacramenti (andare a messa, magari più spesso che solo la domenica, se si riesce; confessarsi regolarmente…), di obbedire alla vocazione di stato (la realtà è il nostro chiostro, come ha detto suor Fulvia), di leggere e studiare, usare la nostra intelligenza al massimo nella vita spirituale. Perché, non serve ricordarlo, la fede è sempre potenziata dall’intelligenza, che non la ostacola mai, contrariamente a quello che sostengono quelli che non hanno conosciuto l’amore di Dio (forse anche per colpa nostra?).Padre Emidio nella sua catechesi distingueva risultati e frutti. Il risultato è stato convocare duemila persone: una cosa meravigliosa, non serve che ce lo stiamo a ripetere. Ma i frutti (che come spiegava Emidio sono qualcosa che resta , e che è riproducibile)? I frutti ci saranno se qualcuna delle duemila persone comincerà a fare sul serio con la vita spirituale.Quindi a leggere sul serio la Parola di Dio, prendendo da lì i criteri per conoscere il suo volto, ricordando che la fede è qualcosa di preciso, molto preciso, come una password key sensitive, e non una lasagna, che se aggiungi o togli un po’ di sugo sempre lasagna rimane (se sbagli anche di poco la password non apri il mistero di Dio).A pregare, ricordando che la preghiera per eccellenza è il cuore del Padre Nostro, cioè dire “sia fatta la tua volontà”.A confessarsi, sapendo che senza la diagnosi che la confessione ti fa, il medico non può darti la cura della tua anima.Ad andare a messa, il cuore della nostra vita, il momento in cui siamo contemporanei al mistero della morte e risurrezione di Cristo, e possiamo appartenergli così tanto che lui si lascia mangiare da noi.A digiunare, perché senza il sì della nostra ascesi manca qualcosa al lavoro di scalpello che la grazia fa su di noi.Tutto questo, sempre rimanendo attaccati alla Chiesa in piena obbedienza, perché la Chiesa è l’unica garanzia che abbiamo che ciò in cui crediamo è vero, e non è una nostra proiezione o fantasia. Perché la Chiesa è una madre generosa, ed è stata voluta da Cristo, ed è l’unica via che abbiamo per arrivare a lui.Come continuerà questa strana avventura che doveva essere di venti amiche, ed è diventata di duemila (che poi adesso che ci penso è esattamente il centuplo)? Non lo sappiamo ancora, ci stiamo pensando. Certo troveremo il modo di aiutarci reciprocamente nella vita spirituale, perché abbiamo bisogno di appartenere a qualcosa insieme.Intanto di stimoli per fare le cose ne abbiamo ricevuti tanti, sabato.Ognuno di noi in cuor suo avrà preso un impegno, ed è ora di metterci al lavoro, seriamente, in attesa di rivederci.Tre piccoli consigli.Primo: partire da una piccola cosa a cui essere fedeli, e poi casomai aumentare. Che so, aggiungere una messa infrasettimanale, o un’ora della liturgia (vespri o lodi), un momento di adorazione… Ognuno sa a che punto sta nella propria vita spirituale, e dove può educarsi per crescere.Secondo: cercare un confessore, se non una guida spirituale, che faccia da specchio, davanti al quale (o alla quale) andare a fare la brutta figura di dire “volevo trasformarmi in un monaco del Monte Athos, e invece oggi e ieri e l’altro ieri non ho detto manco un’Ave Maria”.Terzo: come ha detto suor Fulvia leggere, studiare, applicarci. Io per obbedirle oggi ho ripreso in mano Gaudete et exsultate, che avevo già letto (e recensito), ma che vale la pena rileggere, perché parla di noi, di come diventare santi nelle nostre cattedrali domestiche, scolpendo con cura e con amore, nel segreto, ogni particolare della nostra vita.
Abbiamo ascoltato delle catechesi spettacolari, che potrete riascoltare a questi link:
Suor Fulvia Sienipadre Maurizio Botta (qui i primi 3 minuti)
padre Emidio Alessandrinil’audio dell’omelia di don Fabio Rosini – (QUI per scaricare il file audio).
Abbiamo scelto di non registrare i momenti di preghiera vera e propria, cioè la messa e il rosario, e infine l’adorazione guidata da don Pierangelo Pedretti, il vero problem solver di questa avventura, colui che nel silenzio l’ha resa possibile, e come dico sempre io, un santo al cubo.
Don Pierangelo ha parlato praticamente dal paradiso, incoraggiandoci a pensare al giorno della nostra morte come al più bello della vita, quello in cui incontreremo Dio, quando Gesù e sua Madre verranno a prenderci. Mi dispiace perché ero così assorta nella preghiera e grata, che non ricordo niente, e non ho preso appunti!
Invece sono riuscita a segnare qualche passaggio dell’omelia di don Fabio Rosini, e poiché tanti la stanno chiedendo, vi lascio con le sue parole.
Insomma, torniamo tutti a casa con una certezza: senza di te non si può fare.Questo incontro oggi è importante e provvidenziale, questo è il cuore della faccenda, la cosa più urgente oggi. E’ fondamentale aiutare le persone a vivere la vita spirituale, e questa forse è una dolorosa lacuna dei preti. Ma cos’è la vita spirituale? È il contatto del tuo spirito con lo Spirito Santo. Partiamo dalla parola di oggi, anche se ce ne sarebbero molte altre da dire.Noi siamo fatti di tre parti: il corpo, la psiche, e normalmente la gente si ferma qui. Ma ce ne è un’altra, una parte più profonda, che è lo pneuma, lo spirito, e devi saper accogliere questa parte di te. Ma è lo spirito con la s maiuscola o minuscola? Tutte e due.La vita spirituale non ha regole, ma ritmi. Se ti metti delle regole è frustrante, perché non ci arrivi mai. E’ invece importante avere un ritmo (cioè puoi dire anche il vespri sul fuso di Kuala Lumpur, ma intanto li hai detti ndr).La parola di Dio entra nel punto di divisione tra anima (psiche) e spirito, cioè discerne. Entra nelle giunture e le midolla, cioè nei punti più nascosti di noi. Nel punto più profondo di te devi distinguere due livelli. Tu sei tu, e pure no. Cioè devi distinguere tra l’io e l’ego, che è il prodotto di tutti i casini che abbiamo combinato. Non confondere te stesso con quel groviglio, con quella metereopatia, con la tua educazione, con le tecniche di sopravvivenza che negli anni hai sviluppato. Anzi, la salute mentale è proprio la disintonia con quello che provi. C’è un posto in fondo al cuore in cui Dio ti dice la verità, e tu la sai, come dice Chiara Corbella.Il monaco è uno che ha cominciato a liberarsi del suo ego. Sennò vai sempre per uno, come si dice a Roma quando ti serve solo un numero per fare tombola, cioè ti manca sempre un pezzo per essere felice. Guardata come è fatta questa chiesa (in origine era diversa, poi è stata spostata perché ci stesse il monastero wi-fi!!!). Ci sono i 12 apostoli, ci sono 12 porte, quando entri per la messa sei nella Gerusalemme celeste, qui (e in ogni messa!) noi il santo lo cantiamo con tutti i santi, san Pio, san Francesco, san Benedetto, san Paolo. A me spetta stare in un corpo solo con Gesù Cristo, infatti me lo magno (scusate il romano ma era troppo bello ndr). A te spetta, nonostante tutti i casini che fai, le cose che rompi e che ti scordi, nonostante tutto, perché dentro di te c’è un progetto meraviglioso. Tu sei la perla preziosa per cui Gesù ha venduto il campo. Gesù dice a te. “tu sei mio figlio, mia figlia prediletta, senza di te non si può fare. Tu mi piaci moltissimo, sennò non ti avrei creato!” Tu ti puoi sbagliare, ma io no, dice Dio!Matteo oltre a essere un pubblicano, che riscuoteva le tasse, ci faceva pure la cresta, san Camillo de Lellis è venuto a Roma con una malattia venerea, che non si prende andando al monastero wi fi, per cui lo rifiutavano pure i monasteri, san Francesco era uno che non aveva voglia di far niente. Ma lo sa Gesù chi siamo noi. Noi non ci saremmo mai accordati questo ruolo che lui ci ha dato. Dentro tutti noi abbiamo un fariseo che ci dice “ma a quest’ora tu preghi? Tu a messa? Ma vai all’immondezzaio!” A Gesù invece va bene pure ‘sto disgraziato, perché tutti viviamo solo per grazia questo rapporto.Sei nella chiesa che è madre e capo di tutte le chiese, TU SEI IL CORPO DI CRISTO, TU SEI LA CHIESA.