Il ragazzo che sognava l' Europa annegato con la pagella cucita addosso
Non ne conosciamo il volto, non ne conosciamo il nome. Ma non per questo ciò che sappiamo di lui fa meno male: veniva dal Mali, aveva 14 anni e la speranza di una nuova vita cucita addosso, sotto forma di una pagella della scuola che in patria non avrebbe potuto frequentare più.La storia risale al 18 aprile 2015, al terribile naufragio nel Mediterraneo che fece più di mille vittime - la maggior parte delle quali non identificate - ma a riportarla d'attualità ci ha pensato Cristina Cattaneo, il medico legale che negli ultimi anni si è occupata di riconoscere i corpi dei migranti annegati in mare e che ha deciso di raccogliere molte di queste storie di migrazione in un volume dal titolo Naufraghi senza volto (Cortina Editore). Al grande pubblico, però, la storia è arrivata grazie ad una vignetta di Makkox, il disegnatore che arricchisce le pagine de L'Espresso e che l'11 gennaio su Il Foglio aveva dedicato una vignetta al ragazzo senza nome.Ne ha parlato La Repubblica (da lì vengono le parole che avete già letto), Il Corriere della Sera (ieri in prima pagina), Avvenire e tanti altri giornali. Così prosegue l'articolo de La Repubblica:
Nel libro di Cattaneo si legge che l'adolescente "era vestito con una giacca simile a un piumino, un gilè, una camicia e dei jeans" e che l'unico modo per risalire alla sua età è stato quello di analizzarne i resti. Era privo di documenti che ne accertassero l'identità, ma all'interno della giacca aveva cucito qualcosa di ancora più prezioso: una pagella scolastica. In un passaggio del libro Cattaneo racconta i momenti della scoperta, con il plico di carta sbiadito e ripiegato su sé stesso che riportava i nomi della materie, in francese.Commenta la Corradi su Avvenire:
Non sappiamo - e con molta probabilità non sapremo mai - le ragioni che portarono il ragazzo a custodire con tanta cura il documento. Probabilmente lo considerava il suo biglietto per una vita migliore, un pass per essere accettato nella comunità che sognava di raggiungere. La dimostrazione pratica che lui non era "solo" un migrante, ma un essere umano con una storia, anche scolastica. Una storia che oggi è diventata il simbolo dei viaggi della speranza, un monito affinché tragedie come questa non accadano mai più.
Un'aspettativa purtroppo disattesa, come indicano i dati. Secondo l'Unhcr le persone morte o disperse nel Mediterraneo sono state 1.311 nel solo 2018, più di 55 ogni mille arrivi.
Sappiamo che sono decine di migliaia i morti in questi anni nel Mediterraneo, e che continuano a morire ancora – anche in silenzio, senza che se ne parli, se nessun soccorso arriva. Ma è importante recuperare la pagella di un ragazzino, e scriverne. Perché è un fatto, apparentemente piccolo, capace però di suscitare immedesimazione, da parte nostra, nella tragedia di questi uomini. Una pagella cucita addosso per non rischiare di perderla, una pagella con dei sei, e magari qualche sette. Da mostrare, sognava quel ragazzo, a un insegnante che laleggesse e poi lo accogliesse con uno sguardo buono. È difficile immaginare che anche i più arrabbiati avversari dell’immigrazione, quelli che si ripetono soddisfatti che 'la pacchia è finita', restino indifferenti alla pagella che un coetaneo dei loro figli si teneva stretta, spaventato eppure audace, in una stiva gremita. Bisognerebbe proprio non avere alcuna umanità, per non sentire, nel leggere, un’incrinatura di pena. Almeno un germe di commozione, quel ragazzino ignoto lo deve suscitare. A che serve la commozione?, dirà qualcuno. Concretamente a poco, forse. Ma almeno servirebbe a svelenire l’aria che respiriamo, l’avversione e il razzismo che germinano fra noi. È importante, l’adolescente orgoglioso del suo 'bulletin scolaire', perché lacera la corazza d’indifferenza e ostilità, e ricorda inesorabilmente che 'quei là' sono figli, fratelli – uomini come noi.