III domenica di Pasqua
Letture
Chiedevo ai bambini del catechismo quali
emozioni proverebbero nel ritrovarsi davanti un nonno o una nonna che è morta
da qualche giorno avendone celebrati anche i funerali.
Gioia, mi hanno risposto, ma anche
paura, turbamento: “sto sognando? Sto impazzendo? Ho davanti un fantasma?”
Sono le reazioni dei discepoli alla
vista del Risorto. Si aggiunga anche i sensi di colpa per averlo abbandonato
nel momento più drammatico della sua vita, per aver lasciato, senza far nulla,
che uccidessero (per “ignoranza”) “l’autore della vita”.
I due discepoli di Emmaus, quelli che
erano fuggiti alla morte del Signore e che, a malincuore si preparavano a
riprendere la loro vita di sempre, hanno incontrato il Risorto che, come un
viandante, si è affiancato a loro, li ha aiutati a rileggere la realtà alla
luce della Scrittura (e non in base alle loro delusioni) e si è manifestato
nello spezzare il pane per poi scomparire improvvisamente. Ora, pieni di gioia,
sono tornati dai loro compagni per condividere questa esperienza incredibile. E
mentre raccontano, ecco che Gesù si fa presente in mezzo a loro.
Sperimentare la presenza di Cristo
Risorto non è una esperienza privilegiata per poche persone, ma una possibilità
per tutti i credenti.
Ma cosa significa fare esperienza di
Gesù risorto? E come fare questa esperienza?
Il brano ascoltato chiarisce alcune
cose: Gesù risorto
- non è un fantasma (o un’idea, un sentimento, un
personaggio del passato reso presente nella e dalla memoria, non è solo
Spirito): “toccatemi e guardate”: un invito a coglierne la concretezza, ma
anche a mantenere un rapporto personale, intimo, vicino. “Mangiò davanti a
loro”;
- non è un morto rianimato, tornato in vita (come è stato ad esempio per Lazzaro che, dopo la resurrezione, è tornato
in vita per qualche anno per poi morire nuovamente): entra attraverso le mura,
appare e scompare improvvisamente, non è in continuità con la vita precedente e
per questo non viene riconosciuto in maniera immediata, ma conserva
i segni della vita precedente (mani e piedi forati sulla croce).
- E’ corpo spirituale che ha una sua concretezza, ma che travalica i nostri
limiti corporei spazio-temporali.
Per riconoscere la presenza di Gesù
risorto abbiamo bisogno della
mediazione di Gesù stesso (che si fa riconoscere) o di altre mediazioni
umane-spirituali.
I discepoli lo riconobbero:
- “nello spezzare il pane”: indica
il gesto tipico e il momento culminante della celebrazione Eucaristica (e
dunque una comunità radunata per celebrarne la presenza), ma anche nel farsi
pane per gli altri, farsi dono d’amore per gli altri (come il Signore si è
fatto pane per noi e si fa sempre alimento spezzato e donato per noi): “l’amore
che il Signore ci dona, quando si trasforma in amore comunicato agli altri,
rende presente la persona di Gesù” (A.Maggi).
- Nella comunità radunata (vedi il
racconto di domenica scorsa di Tommaso), nella comunità in cui si condivide le
esperienze spirituali vissute (cosa che stavano appunto facendo i due discepoli
tornati da Emmaus).
- Nell’amore condiviso, nella preghiera profonda, nell’ascolto della Parola…
- Nella testimonianza di chi ha visto e toccato e di chi, generazione dopo
generazione, ha trasmesso fino ad oggi (non solo a parole, ma come veri
testimoni che vivono quanto dicono) questa esperienza.
Cosa ci dona il Risorto?
- PACE (serenità, armonia, comunione, amore)
- CONVERSIONE e PERDONO DEI PECCATI
- LUCE per la COMPRENSIONE DELLA SCRITTURA (“apre la mente”)
- GIOIA
- MANDATO: “Di questo voi siete TESTIMONI”: dovere della testimonianza
E conclude oggi il Vangelo: di me
voi siete testimoni. Non predicatori, ma testimoni, è un'altra cosa. Con la
semplicità di bambini che hanno una bella notizia da dare, e non ce la fanno a
tacere, e gli fiorisce dagli occhi. La bella notizia: Gesù non è un fantasma, è
potenza di vita; mi avvolge di pace, di perdono, di risurrezione. Vive in me,
piange le mie lacrime e sorride come nessuno. Talvolta vive “al posto mio” e
cose più grandi di me mi accadono, e tutto si fa più umano e più vivo.
(E.Ronchi)
"Questa esperienza di pace e riconciliazione interiore (doni del
Risorto) la facciamo soprattutto quando diamo a Dio tempi gratuiti di
preghiera, di silenzio, di ascolto della Parola; quando siamo fedeli alla
preghiera quotidiana, senza fretta, con calma, con amore; quando dedichiamo a
Dio con gioia il tempo della Messa domenicale (e arriviamo a viverla avendola
preparata durante la settimana); quando lasciamo che dalle nostre labbra
scaturisca la lode al Padre, il ringraziamento per le cose belle e buone che ci
dà, per le persone che incontriamo e anche per gli eventi sofferti di cui non
capiamo subito il senso". (C.M.Martini)
Giunga a noi, Signore risorto,
il tuo augurio di pace;
come ai discepoli spaventati
donaci il conforto della tua presenza
e della tua parola rassicurante.
Giunga anche a noi la tua pace:
nelle nostre giornate e nelle nostre paure,
nei nostri dubbi e nelle nostre tristezze,
ci infonda forza e sicurezza.
Giunga la tua pace anche nei momenti sereni,
quando ci sembra di non aver bisogno di te:
aiutaci a capire che solo tu, il Risorto,
sei il Signore della vita piena.